Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo PDF 
Maurizio Ermisino   

ImageQuando penso a Indiana Jones c’è una scena che mi viene subito in mente: è quella de I predatori dell’arca perduta in cui il nostro si trova davanti un nemico che comincia ad agitare minaccioso la scimitarra. Cosa fa Indy? Prende la pistola e gli spara, senza troppi scrupoli. In questa scena c’è tutto lo spirito di un personaggio e di un tipo di cinema. Perché in quel lontano 1981 Spielberg e Lucas portarono sullo schermo qualcosa che da tempo mancava: il cinema d’avventura. Quel cinema da guardare, anche da adulti, con gli occhi di un bambino. Che lascia a bocca aperta. Che suscita stupore.

I nemici di Indy stavolta non sono i nazisti, ma i russi: sono alla ricerca di misteriosi teschi di cristallo di epoca precolombiana, lavorati in maniera inspiegabile con le tecniche del periodo, e con incredibili poteri magnetici. Trascinato dal giovane Mutt, Indiana Jones partirà alla volta dell’America Latina alla ricerca dei misteriosi oggetti. Siamo nel 1956, quasi vent’anni dopo le vicende del film Indiana Jones e l’ultima crociata. Jones, insomma, è invecchiato insieme al suo attore, Harrison Ford, come l’Antoine Doinel con Jean Pierre Leaud nei film di Truffaut. E già questa è una buona idea, che consente a Ford di essere se stesso e di non dover fare il giovane a tutti i costi. Ci si sente subito a casa, guardando questo film. Sin dalla primissima sequenza: il logo della Paramount, una montagna, si trasforma come di consueto nel primo fotogramma, il mucchietto di sabbia da cui spunta una talpa. La voce di Elvis Presley (Hound Dog) ci fa capire subito che siamo negli anni Cinquanta, e nel film si fa riferimento a tutti gli "ingredienti" dell’epoca: dalla Guerra Fredda al maccartismo, fino alla paura della bomba atomica e alle teorie sugli extraterrestri. Ma ci sono anche tutte le caratteristiche dei film di Jones. A cominciare dalle sequenze in cui il nostro eroe insegna, ed è un tranquillo quanto buffo professore, per arrivare alle classiche scene raccapriccianti con animali pericolosi e molesti (qui ci sono scorpioni e formiche giganti e carnivore). Ma Indiana Jones, lo sappiamo, è un po’ tutto il cinema d’intrattenimento: è un po’ horror (la sequenza con i morti viventi) e un po’ commedia da guerra dei sessi (i duetti con Karen Allen, la Marion Ravenwood de I predatori dell’arca perduta), un po’ film d’azione puro (la sequenza iniziale, e il lungo e magistrale inseguimento in auto nella giungla) e un po’ fantascienza (il finale, che si avvicina a X Files). La carta vincente di tutti gli Indiana Jones sembra essere quella di creare atmosfere, mondi da sogno, universi fantasiosi in cui immergersi e fantasticare. Per questo abbiamo amato i suoi film da bambini. In questa operazione di revival manca forse quell’ingenuità e quella freschezza degli esordi, il film sembra più costruito a tavolino, più calcolato in ogni suo passaggio, ma, seppur inferiore ai primi tre, non sfigura affatto accanto ad essi.

Spielberg è sapiente anche stavolta ad inglobare in questo cinema tutta una serie di suggestioni dell’epoca in questione. Se negli Indiana Jones ambientati negli anni Trenta c’erano i film di Charlton Heston (Il segreto degli Incas) e Alan Ladd (Cina), a cui Indy deve il suo look, qui si sente il rock’n’roll dell’epoca, ma anche, nel personaggio di Mutt (un bravo Shia LaBoeuf), gli echi di ribelli come James Dean (Gioventù bruciata) e Marlon Brando (Il selvaggio). Ma l’ultimo Indiana Jones è soprattutto un omaggio al proprio cinema, come se Indiana Jones incontrasse i genitori di E.T. o ricevesse la visita degli alieni di Incontri ravvicinati del terzo tipo qualche anno prima. C’è poi la solita ossessione spielberghiana del rapporto padre/figlio, che da Jurassic Park a La guerra dei mondi, passando per Prova a prendermi, è stata spesso un sottotesto importante delle sue opere, un vero e proprio filo conduttore. Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo è una summa di tutto il suo cinema, è Spielberg all’ennesima potenza. C’è solo un po’ di stanchezza, a tratti, ma Indiana Jones ha la sua età. E forse il vero problema è che siamo cresciuti anche noi, e non vediamo più il cinema con gli occhi di un bambino.


TITOLO ORIGINALE: Indiana Jones and the Kingdom of the Crystal Skull; REGIA: Steven Spielberg; SCENEGGIATURA: David Koepp; FOTOGRAFIA: Janusz Kaminski; MONTAGGIO: Michael Kahn; MUSICA: John Williams; PRODUZIONE: USA; ANNO: 2008; DURATA: 123 min.

 


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