Devo ammettere di aver avuto ben più di una riserva nell’approcciare il lavoro del modesto Bruce Robinson, ispirato da un romanzo del mitico Hunter S. Thompson, già autore di quello che fu uno dei cult più gettonati degli ultimi dieci anni del secolo scorso, Paura e delirio a Las Vegas di Terry Gilliam. Ed effettivamente, la resa di questa pellicola - venduta dalla distribuzione quasi fosse un prequel dell’opera appena citata dell’ex Monty Python - resta ben lontana da quella che ci si sarebbe potuti aspettare avendo tra le mani una materia letteraria così importante. Eppure, The Rum Diary riesce a conquistare proprio per il suo essere patinato, vuoto, sonnacchioso, un’emblema straordinariamente realistico del concetto stesso alla base dell’arte della sbronza.
Il gruppo di protagonisti capitanato da un Johnny Depp ormai spesso e volentieri uguale a se stesso, incarna in realtà la filosofia che si cela dietro tutti i grandi artisti (e non solo) stregati dal potere ammaliante della bottiglia, così come della sensazione di un’estate pronta a stenderti con i colpi del più terribile dei temporali e a sedurti con lo sguardo di una donna mozzafiato (e in questo senso Amber Heard è più che perfetta nel suo ruolo). Il resto risulta un curioso amalgama tra lo stile cool di serial come Mad Men e i rimandi a un’epoca in cui la lotta per i diritti civili e la libertà di stampa intrapresa dal protagonista Kemp erano sfumature del confronto che vedeva opposti gli States al blocco comunista e Nixon a Kennedy, emblemi di due diverse concezioni dell'America che si batteranno fino alla fine degli anni Settanta. Il tutto fotografato e confezionato con perizia, e in grado di sopperire alle palesi lacune con uno "spirito" pressoché perfetto, cucito addosso non solo a Depp, ma anche al grottesco Giovanni Ribisi, che torna alla ribalta con un’interpretazione sopra le righe dando voce a un personaggio anarchico e incontrollabile che è il motore surreale delle sequenze più coeniane della pellicola, su tutte il collirio allucinogeno venduto ai suoi compagni di appartamento. Un piccolo cult che eclissa di poco l’inseguimento dopo la bistecca non servita e il poliziotto “in fiamme”, tese in realtà a celare quello che era (è) il conflitto tra i ricchi possidenti a stelle e strisce e la popolazione locale di Puerto Rico, cornice perfetta per il racconto. Kemp e i suoi due antagonisti - lo scorbutico scribacchino e direttore del giornale Lotterman (un ottimo Richard Jenkins, che impersona alla grande il tipico servo del potere dalle mille nevrosi) e l'odioso arricchito Sanderson (un sempre efficace Aaron Eckhart, uomo dallo stile impeccabile nelle presentazioni e dai modi spocchiosi di chi pensa che il denaro e il potere rendano, di fatto, una persona migliore di tutte le altre) sono, in questo senso, il ritratto dall’esterno di una lotta che coinvolse, soltanto pochi anni dopo, molti Paesi dell'area centro e sud americana, gettando nel caos l’idea di perfezione made in Usa.
Ma questa, come si dice anche in chiusura di pellicola, è un'altra storia, e così come Kemp navigherà, ormai cresciuto e consolidato nella sua volontà di battersi per la parola libera e divulgata, quello che resta a noi spettatori è la malinconia dolce e soffusa che si propaga a fine estate o al termine di una serata di bisboccia andata fin troppo bene. Si resta sul pontile di un vecchio molo, con il cuore e le orecchie tesi, proiettati verso i grandi sogni, eppure così pigri da non muovere un passo. L'arte della sbronza, si diceva. Hunter Thompson e tutti i curiosi personaggi che popolano questo film - galli da combattimento compresi - sanno bene di cosa si parla. E l'ideale è proprio di farsi travolgere da questa festa hemingwayana senza farsi troppe domande. Per quelle, soprattutto se scomode, ci sarà sempre tempo la mattina dopo.
Titolo originale: The Rum Diary; Regia: Bruce Robinson; Sceneggiatura: Bruce Robinson; Fotografia: Dariusz Wolski; Montaggio: Carol Littleton; Scenografia: Chris Seagers; Costumi: Colleen Atwood; Musiche: Christopher Young; Produzione: GK Films, Infinitum Nihil, FilmEngine, Dark & Stormy Entertainment; Distribuzione: 01 Distribution; Durata: 120 min.; Origine: USA, 2011
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