Le regole dell'attrazione PDF 
di Andrea Castelli   

Ragazzi muscolosi, ombelichi sensuali, festini universitari a base di sesso e cocaina. Cruel intentions? Ragazze bellissime col problema di perdere la verginità. American pie? Potrebbe sembrare l'ultimo capitolo del genere american college, questo Le regole dell'attrazione, tratto dal romanzo di Bret Easton Ellis; in realtà, ambientazione a parte, non c'è niente di più lontano dalle scanzonate avventure sessuali e dai perversi giochini erotici di quei film. Qui non c'è nulla di divertente, e non c'è nemmeno la volontà di sedurre il pubblico mostrando corpi nudi tonici e aggraziati da madre natura. Il college è solo uno fra i tanti luoghi dove si svolge la dura lotta per la sopravvivenza; qui non ci sono ragazzi e ragazze, ma tigri, leoni e gazzelle pronti a sbranare o ad essere sbranati; il regista sottolinea volutamente questo aspetto, soffermandosi con improvvisi zoom sulle fauci spalancate dei protagonisti.

Avary, già sceneggiatore di Pulp fiction, conosce bene la lezione di Tarantino sullo scardinamento della temporalità filmica; tuttavia la struttura ad incastro non serve qui a disorientare lo spettatore, ma ha piuttosto l'effetto da un lato di creare un maggior coinvolgimento attraverso il ricorso alla suspence, dall'altro di togliere fin dall'inizio dai personaggi ogni possibile alone di "innocenza".

Dal punto di vista del linguaggio, il film costruisce un'interessante dialettica tra soggettiva e interpellazione. Un'elementare regola della grammatica filmica sostiene che se due personaggi dialogano guardandosi in viso, ogni soggettiva è anche un'interpellazione. L'autore esaspera questa legge portandola ad eccessi estremi (una scena esemplare è quella in cui Sean/James Van Der Beek e Lauren/Shannyn Sossamon camminano l'uno verso l'altra ripresi in split screen finché, con due panoramiche contemporanee e opposte, le due immagini si "ricompongono" in una nuova immagine "unica"). Pare essere proprio questa l'attrazione di cui parla il titolo, quella che si stabilisce tra gli sguardi feroci e minacciosi dei personaggi. Alla luce del continuo rapporto che il film costruisce tra soggettiva e interpellazione, il referente filmico cui il regista sembra rivolgere lo sguardo è Arancia meccanica di Kubrick. Così là come qua soggettiva e interpellazione sono usate in maniera massiccia al fine di scuotere lo spettatore; per mezzo del linguaggio filmico il regista opera nei confronti di chi guarda una doppia costrizione, obbligandolo ad identificarsi da un lato con chi compie un atto di violenza, e dall'altro, secondo un meccanismo opposto ma complementare, con chi questa violenza la subisce. Il riferimento al cinema di Kubrick è inoltre confermato dalla esilarante citazione della scena dell'orgia di Eyes wide shut, qui in versione sicuramente meno liturgica.

Il lavoro sul piano linguistico non è comunque fine a se stesso, la corrispondenza nella forma rimanda a una corrispondenza di contenuto; così come quello di Alex e dei suoi drughi, anche il mondo abitato dai giovani collegiali è dominato da violenza e cinismo. C'è tanto sesso ne Le regole dell'attrazione, ma non c'è mai amore (mentre gli amplessi si sprecano, non c'è nel film un solo bacio, fatta eccezione per quello omosessuale tra i due ragazzi); l'amore, quello vero, può solo portare alla morte (la ragazza delle lettere si uccide tagliandosi le vene, mentre il protagonista si salva per miracolo dal tentativo di impiccarsi). A pensare che questa sia una rappresentazione fedele della gioventù americana, viene da mettersi le mani nei capelli; ci rimane solo da sperare (o illuderci) che in questo caso il cinema non sia uno specchio fedele della realtà.

 


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