Tutta la vita davanti PDF 
Andrea Bettinelli   

ImageMarta (Isabella Ragonese, già vista in Nuovomondo) è una ragazza siciliana che si trasferisce a Roma, dove si laurea a pieni voti in filosofia discutendo una tesi sul rapporto tra Hannah Arendt e Martin Heidegger. Cerca inutilmente un lavoro che sia in linea con il suo curriculum di studi, e finisce invece per essere assunta con contratto temporaneo dalla “Multiple”, una società che commercializza miscelatori per rubinetti e che adotta tecniche di motivazione del personale di derivazione americana, molto aggressive e orientate al raggiungimento dei risultati. All’inizio del turno di lavoro, il rituale aziendale prevede addirittura un balletto di gruppo, nello stile dei villaggi-vacanza. Nonostante l’iniziale smarrimento, Marta raggiunge presto ottimi risultati, suscitando l’invidia delle colleghe. La sua preparazione filosofica si presta bene all’arte della persuasione telefonica dei clienti. Conquista il favore dei capi – Claudio (Massimo Ghini) e Daniela (Isabella Ferilli) – con un’azione moralmente discutibile, fingendo di essere stata compagna di scuola della nipote (che nel frattempo è morta) di un’anziana cliente. Rispetto alle colleghe, tuttavia, Marta non riesce ad aderire completamente alla missione della “Multiple”, di cui coglie la profonda diversità rispetto alla propria formazione umanistica.

Questi scrupoli si acuiscono quando conosce Giorgio Conforti (interpretato da Valerio Mastandrea), un giovane e volenteroso sindacalista che vorrebbe infondere nei lavoratori della “Multiple” una piena coscienza dei propri diritti, trasformandoli nel “terzo Stato” del nuovo millennio, come suggerisce ironicamente la locandina del film, in cui i personaggi sono disposti come nel celebre quadro di Pellizza da Volpedo. Giorgio, tuttavia, fatica a comprendere la natura dei nuovi ambienti aziendali, non capisce a pieno che non bastano più le vecchie categorie della lotta sindacale, perché al modello culturale della contrapposizione “verticale” tra padrone e lavoratore si è sostituita una situazione più sfumata e ambigua, di competizione “orizzontale” tra i lavoratori. Nella “Multiple” vengono mimati i processi di emulazione tipici della televisione, che suscitano nei dipendenti più ansia di partecipazione che istanze di ribellione. Al termine del film, dopo varie vicissitudini e peripezie romanzesche, l’azienda finisce per implodere a causa delle sue stesse contraddizioni, con un finale sanguinoso che vede coinvolti i due dirigenti, Claudio e Daniela, che Virzì vorrebbe trasformare in due caratteri da film noir. A conti fatti però, il regista ne delinea un ritratto graffiante ma non impietoso, mescola ferocia e tenerezza nel rappresentare questi sfruttatori che sono a loro volta vittime di un sistema che intende spingere fino al limite il gioco della competizione.

Più in generale, un senso di tollerante osservazione sembra avere preso il sopravvento, nelle intenzioni degli autori, sulla tentazione dell’invettiva. Anche per quanto riguarda la contrapposizione che il film mette in scena – e che ne rappresenta l’aspetto forse più interessante – tra la cultura tradizionale, umanistica, razionalista, incentrata sul culto del libro e della pagina scritta (rappresentata dagli studi filosofici di Marta), e le nuove sotto-culture legate al mondo dei reality-show e delle web-community, per buona parte del film non sembra emergere una chiara gerarchia di valori. Anzi, a tratti pare più irriverente la critica alla cultura tradizionale, condannata a rimanere ai margini della storia, come suggerisce la scena volutamente grottesca della discussione della tesi di laurea da Marta, in cui la commissione degli esaminatori è costituita da professori incredibilmente vecchi alle prese con problemi di incontinenza. C’è insomma, in Tutta la vita davanti, una presa di distanza culturale che non è nuova in Virzì, e che si trova ad esempio anche in Caterina va in città. Se ripensiamo ai termini della polemica disegnata da Alessandro Baricco con i suoi articoli su Repubblica, il regista si diverte a spiazzarci collocandosi più vicino ai barbari che agli antibarbari: si pensi, ad esempio, alla sequenza relativa alla cena tra ex-compagni universitari e all’irrisione della cultura cinefila, in cui il personaggio di Giorgio sbotta dicendo “ma chi c.... è Kaurismaki!”. La sceneggiatura stessa del film, d'altronde, porta i segni di questa nuova dimensione culturale, visto che è ricavata non da un romanzo, ma da un blog di Michela Murgia che è stato pubblicato con il titolo Il mondo deve sapere.

Tuttavia, nel finale gli autori sembrano pentirsi di questo sovvertimento di valori e volerci consegnare un messaggio più tranquillizzante, in cui la cultura tradizionale torna a prendere il sopravvento rispetto alla nuova barbarie e a ristabilire le gerarchie classiche, con una soluzione narrativa che è parsa però un po’ forzata: Marta scrive un saggio sulle affinità tra il pensiero heideggerriano, le dinamiche di gruppo nei call-center e nel Grande Fratello, che viene pubblicato su una rivista scientifica di un’università di Oxford. Come a dire che anche il “nuovo”, nella sua apparente caoticità, viene riassunto e perciò metabolizzato all’interno del vecchio sapere umanistico. Il film, nel suo progetto di registrare l’attualità sociale inserendola in un racconto che si ricollega allo stile della commedia dell’arte, mescolando comicità e amarezza, realismo e satira, non riesce forse a far quadrare tutti gli elementi e finisce per sbilanciarsi troppo sulla cronaca. Vi sono alcuni difetti di scrittura e passaggi di sceneggiatura non completamente risolti, a partire dall’improbabile evoluzione del personaggio di Sonia (Micaela Ramazzotti), la ragazza-madre che passa attraverso un flirt con il sindacalista e approda al mondo della prostituzione di lusso, per finire con la voce fuori campo di Laura Morante che vorrebbe raccontare la vicenda del film in chiave esemplare, come una favola moderna, ma che finisce per rimanere un corpo estraneo all’azione.


TITOLO ORIGINALE: Tutta la vita davanti; REGIA: Paolo Virzì; SCENEGGIATURA: Francesco Bruni, Paolo Virzì; FOTOGRAFIA: Nicola Pecorini; MONTAGGIO: Esmeralda Calabria; MUSICA: Franco Piersanti; PRODUZIONE: Italia; ANNO: 2008; DURATA: 89 min.

 


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