Il mondo di Horten PDF 
Angela Cinicolo   

Come la più famosa delle boule de neige del cinema, quella di Charles Foster Kane, che si situava tra lo schermo e il protagonista carica di una metafora intellegibile in quegli enigmatici fiocchi di neve artificiali eppure tanto reali, la Norvegia innevata de Il mondo di Horten si calcifica subito nell’immaginario sensibile. Il suo paesaggio si configura presto come un personaggio di certo non secondario e configura al tempo stesso la materia filmica nel potente volano fiabesco, capace di sottrarre alla pura quotidianità il difetto dell’abitudine e di aggiungervi una delicatezza surreale e poetica.

Odd Horten, interpretato dal marmoreo e bravo Bård Owe, sta per compiere 67 anni, età della pensione, e la sua vita è trascorsa serenamente tra le stazioni ferroviarie in cui lui, macchinista impenetrabile, ha condotto i suoi vagoni e i suoi passeggeri e il suo piccolo e ordinatissimo appartamento. La sua divisa è ormai per lui una seconda pelle: sotto quel berretto si nasconde uno sguardo imperturbabile e la sua giacca trasuda le esalazioni di una pipa da cui non si separa mai. Ma la fine del suo lavoro rappresenta per lui un imprevedibile deragliamento pronto a gettarlo nel caos delle microesistenze che avrà modo d’incontrare e dalle quali trarrà nuova linfa vitale. Con un protagonista tanto taciturno e tanto grottesco come questo, che sembra appartenere al mondo di monsieur Tati, il regista Bent Hamer (Factotum) avrebbe potuto incorrere in un tourbillon fin troppo calibrato, invece ha virato a largo di un manierismo naïf e compiaciuto ed è riuscito a conferirgli le fattezze di un sornione pronto ad accogliere le avventure più fantasiose che la nuova quotidianità potrà serbargli. Attraverso una semplicità minimalista, una chiarezza sconvolgente e una lentezza mai greve, il film scandaglia le sfumature e le profondità di un uomo che sembra aver depositato tra gli sprazzi del suo passato familiare la rinuncia a una felicità ancora recuperabile.

Il ritmo blando ed elegante, che ben si addice a scandire un tempo fatto di nebulose certe e solipsismi radicati, la sensibilità che riscalda uno humour appena percettibile nelle sue eccentriche varianti magrittiane, astrattiste e bislacche, che portano il segno della filmografia jarmushiana, e una sceneggiatura originale e mai prevedibile, fanno di questo film una nuova e interessante risposta del cinema europeo al bisogno di scoprire, e sperimentare, territori ancora inesplorati.

TITOLO ORIGINALE: O' Horten; REGIA: Bent Hamer; SCENEGGIATURA: Bent Hamer; FOTOGRAFIA: John Christian Rosenlund; MONTAGGIO: Pål Gengenbach; MUSICA: John Erik Kaada; PRODUZIONE: Francia/Germania/Norvegia; ANNO: 2007; DURATA: 90 min.

 


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