Dopo il successo di Welcome, Philippe Lioret torna a dirigere Vincent Lindon in Tutti i nostri desideri, adattamento di un romanzo di Emmanuel Carrère. Il film unisce la tragedia di una madre malata di tumore a una storia di impegno civile che vede la protagonista aiutare una donna in combutta con diversi istituti di credito.
A livello di plot è difficile rintracciare in Tutti i nostri desideri elementi di forte originalità, dal momento che il film, in fondo, non fa che accompagnare il loro sviluppo più prevedibile. La malattia che sconvolge la vita della protagonista è il motore propulsivo di una lotta non tanto contro la malattia stessa - che la donna sceglie di non curare - ma contro il “sistema” che stritola quanti, in difficoltà economiche, entrano nel labirinto senza uscita degli istituti creditizi. Si capisce presto che la passione civile con la quale Claire lavora, in qualità di giudice, per aiutare Céline nasconde il desiderio di assicurare alla propria famiglia una figura materna che possa darle il cambio dopo che la malattia l’avrà costretta alla dipartita. Nemmeno l’immissione della vicenda più squisitamente legal sembra offrire l’occasione di coraggiose variazioni sul tema, mantenendo il tutto entro ranghi più che prevedibili. Tuttavia, proprio dentro questi contorni così chiari, il film dimostra una forza e una potenza davvero singolari. Il merito è tutto nell’equilibrio e nel rigore della messa in scena con cui Lioret inquadra e segue i suoi personaggi, all’insegna di una regia che, pur non puntando mai in alto, regala uno sguardo misurato e mai compiaciuto su una storia strappalacrime.
La forza di un film come questo, che seppur non convincendo fino in fondo si dimostra capace di penetrare sotto pelle, allora, è nella scelta di utilizzare mezze tinte e mezzi toni, puntando (consapevolmente) a raccontare una storia prevedibile e disincantata su cui si innestano con forza elementi e sviluppi complessi. Il rapporto che si instaura tra Claire e il personaggio di Vincent Lindon, per esempio, nasconde una complicità e un’intimità particolarissime, dove l’attrazione erotica è come sublimata di fronte alle urgenze primarie, legate alla vita e alla morte, a cui i due scelgono con caparbietà di rispondere. Non sono amici, né amanti, eppure si ritrovano a condividere forse più di quanto la maggior parte dei comuni mortali condivide in un’intera vita. In una delle scene più belle, i due fanno il bagno in abbigliamento intimo, l’uno salva la vita all’altra, ma non smettono di darsi del lei. I due sono uniti in una lotta contro il ”sistema” che non assume i contorni di una rivoluzione tout court, bensì tiene conto furbescamente degli interessi generali, non coincidenti con i bisogni e i diritti degli umili, in fondo alla piramide di una concezione che, di fatto, non ne tiene conto. È questo il sintomo evidente di un dramma sociale che qui si vede e percepisce solo attraverso e dentro le piccole dimensioni dei suoi protagonisti, che il regista sembra raccontare senza ansie di forzata universalizzazione.
Il messaggio più forte, tuttavia, forse proprio perché raramente esplicitato lungo la pellicola, è legato alla potenza del desiderio. Ecco allora che la drammaticità della storia è lo strumento per rivendicare che in ogni momento, anche in quello peggiore, l’uomo può sempre decidere quale forma dare alle proprie azioni. Se “viviamo vite che non sono le nostre”, una storia come questa, raccontata con equilibro e misura, sta lì a dirci che siamo sempre in grado di esaudire i nostri piccoli grandi desideri.
Titolo originale: Toutes nos envies; Regia: Philippe Lioret; Sceneggiatura: Emmanuel Courcol, Philippe Lioret; Fotografia: Gilles Henry; Montaggio: Andrea Sedlácková; Scenografia: Yves Brover-Rabinovici; Costumi: Ann Dunsford; Musiche: Flemming Nordkrog; Produzione: Fin Août Productions, Mars Distribution, France 3 Cinéma, Rhône-Alpes Cinéma, Mac Guff Ligne, Nord-Ouest Productions, Canal Plus, CinéCinéma, France Télévision, Banque Postale Image 4, Uni Étoile 8, Sofica Manon, Soficinéma 7. Centre National de la Cinématographie; Distribuzione: Parthénos; Durata: 120 min.; Origine: Francia, 2011
|