Il noir, oggi, è un genere ostico da affrontare. Il gusto del classico di Wilder, Chandler o Spillane – per mescolare letteratura e cinema – pare essersi perso con l'innocenza dimenticata già a partire dagli anni Settanta, e la progressiva disillusione rispetto a canoni considerati fuori tempo massimo ha decretato il declino di una delle realtà più intriganti dell'epoca d'oro della settima arte.
L'opera di Monahan, per quanto non perfetta, risulta essere un tentativo più che discreto di tornare al momento della morte di Carlito Brigante, ultimo grande eroe romantico del gangster movie. Certo, le tracce dell'Allen di Cassandra's Dream e dei pezzi da novanta della letteratura che ha generato pellicole quali Un bacio e una pistola ci sono tutte, e paiono più che evidenti. Eppure London Boulevard funziona, soprattutto grazie ad un lavoro che, a dispetto della materia trattata, è comunque velato da una discreta ironia, al cast azzeccato (su tutti un ottimo David Thewlis) e ad un'atmosfera di ineluttabilità che avvolge le vicende di Mitchell fin dai primi minuti della pellicola, spesi all'interno di una cella che per tre anni è stata il suo universo e, in qualche modo, fonte dell'alone quasi leggendario che lo circonda, lo perseguita, lo segna addirittura da prima che possa anche solo sperare di tornare libero. Qualcosa delle potenzialità della pellicola pare tuttavia perdersi in uno script forse troppo prevedibile, soprattutto nelle parti legate al crimine, ma, detto questo London Boulevard centra l'obiettivo di riscoprire un genere forse troppo frettolosamente abbandonato e mai davvero passato di moda. Un pò come i suoi protagonisti inossidabili ma fragili di cui lo stesso Mitchell è interprete ben definito.
Lo sceneggiatore de Le crociate, The Departed e Nessuna verità pesca dunque a piene mani da un bagaglio che ben conosce, e lo fa con professionalità e piglio deciso, senza strafare, conscio, probabilmente, di non essere all'altezza dei suoi più illustri modelli. La vicenda del suo protagonista, più che per l'intreccio romantico – forse l'anello più debole della catena –, è accattivante in quanto battaglia persa in partenza con il Destino che segna chi ha vissuto ed è nato sotto una cattiva stella: il dialogo tra Mitchell e Gant al ristorante, probabilmente il momento migliore della pellicola, rappresenta appieno la questione alla base di ogni riflessione legata alla figura del protagonista. È Gant a voler trasformare il protagonista in un gangster? O è proprio Mitchell, in realtà nascosto dietro un dito, ad essere evidentemente attratto dalla possibilità di mostrare la sua vera natura? Nessuno avrà mai la risposta, probabilmente, perchè la stessa sarà soffocata nel sangue, in una sorta di beffardo gioco di generazioni. Eppure, il dubbio resta. Come se premere o no il grilletto. Jordan pare chiederselo sui titoli di coda. Allo spettatore spetta il compito di trovare la sua risposta.
TITOLO ORIGINALE: London Boulevard; REGIA: William Monahan; SCENEGGIATURA: William Monahan; FOTOGRAFIA: Chris Menges; MONTAGGIO: Dody Dorn, Robb Sullivan; MUSICA: Sergio Pizzorno; PRODUZIONE: USA/Gran Bretagna; ANNO: 2010; DURATA: 104 min.
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