Sequenze di gola. Cinema e cibo PDF 
di Daniela Pecchioni   

Il libro di Cristina Bragaglia Sequenze di gola. Cinema e cibo inaugura (insieme a L'ombra scura della religione di Stefano Socci) la nuova collana della casa editrice fiorentina Cadmo dedicata al "Cinema e le idee", uscita proprio in questi giorni in libreria.
Poco più di 150 pagine per affrontare la storia del cinema attraverso uno spunto che faccia da filo conduttore. E nel caso del saggio della Bragaglia, appunto, attraverso un viaggio in quelli che sono i riferimenti filmici al cibo, badando bene a non cadere nella banalità e nel già detto, ma cercando, in un'analisi veramente approfondita, di vedere come il cibo sia entrato a far parte della tradizione cinematografica e come, in certi casi, sia specchio dei tempi e della società.

Non a caso, sottolinea l'autrice, già i fratelli Lumiére nella loro prima proiezione pubblica, il 28 dicembre 1895, misero in scena un breve spaccato di vita quotidiana che mostrava due premurosi genitori intenti ad imboccare il loro pargoletto. Se il cinema, come essi d'altronde volevano, serviva a riflettere immagini di vita reale, non poteva mancare il riferimento ad una delle attività primarie dell'uomo: mangiare.
Da questo esordio, che coincide con le origini del cinema stesso, "i pasti (o semplicemente l'atto di mangiare) e la loro preparazione - racconta l'autrice - entrano a far parte delle situazioni archetipe del cinema in maniera tale che quasi non ci accorgiamo più della loro presenza".

Tuttavia, spesso, la presenza del cibo e della sua preparazione può sottilmente essere fondamentale per far cogliere situazioni e sentimenti, così come presupposti di emancipazione sociale (in special modo femminile).
Ma la cosa che ci sembra particolarmente interessante del libro della Bragaglia è la sua suddivisione in capitoli (e, quindi, altrettante 'problematiche') che affrontano diversi tipi di rapporto tra cinema-e-cibo e che si riflettono su realtà sociali particolarmente interessanti, soprattutto nella parte dedicata al "cibo assente", relativo al cinema, cioè, che rivela la tragica realtà della fame; segue poi la parte dedicata a "riti e tradizioni" analizzati attraverso la ricerca di pellicole di provenienze geografiche e culturali diverse tra loro, al fine di sottolineare, appunto, differenze ed eventuali analogie; nel capitolo "Film gourmand" si guarda a quei film che pongono al centro del proprio intreccio il "gusto per la preparazione di piatti raffinati o saporiti, trasmettendo allo spettatore la dimensione del piacere della cucina"; in "Storie d'identità" sono le identità culinarie che rappresentano per metafora le specificità nazionali o regionali ad essere messe sotto lente d'ingrandimento. Gli ultimi due capitoli chiudono su una visione 'negativa' del cibo: quella in cui si trasforma in "tormento" - soprattutto nella fase della sua preparazione, quando intoppi e difficoltà varie creano elementi di disturbo alla vicenda narrata - e quella in cui atrocemente il cibo è "la gente", ossia "Il cannibalismo".

L'indice dei film conta 156 titoli citati nel testo. Questo per far comprendere l'ampiezza, seppur in un saggio di agevoli dimensioni e la cui lettura scorre senza intoppi, delle indicazioni fornite e - come la nuova collana di cinema della Cadmo sembra voler auspicare - di spunti per approfondimenti che ciascuno, per conto proprio, potrà svolgere.

 


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