Giorni e nuvole PDF 
Andrea Bettinelli   

ImagePer molti versi Giorni e nuvole incarna gli aspetti più caratteristici del cinema italiano contemporaneo, che potremmo riassumere sommariamente nei seguenti punti: ambientazione realistica e sensibilità sociale, minimalismo e intimismo, predilezione per storie che implicano rottura e evoluzione psicologica, tendenza alla frammentazione della linea narrativa. Eppure, in questo contesto si fa strada qualcosa di nuovo, una tensione sotterranea identificabile con il discorso legato all’arte, che da una parte conferisce al racconto una più forte saldatura unitaria, e dall’altra lo sottopone a una lievitazione simbolica che rappresenta - a mio avviso - l’aspetto più interessante del film.

Image Il racconto prende le mosse dalle disavventure di Michele (Antonio Albanese), un imprenditore nautico di Genova che perde il lavoro per via di contrasti insanabili con i suoi soci d’affari. Costretto a vendere la casa in centro città, si trasferisce in un quartiere popolare della periferia insieme alla moglie Elsa (Margherita Buy), che abbandona i suoi interessi per l’arte per trovarsi un impiego, dapprima in un call center, quindi in una società di import-export. Si determina in questo modo un ribaltamento nei rapporti di coppia: lei lavora e mantiene la famiglia, lui non riesce a reimpiegarsi e finisce per occuparsi delle faccende domestiche. Di fatto, Michele e Elsa non soffrono di una condizione di povertà in senso assoluto: la loro frustrazione è generata piuttosto da un continuo confronto con la condizione precedente. Se leggiamo la loro vicenda come specchio dell’Italia di oggi possiamo ravvisarvi il declino di un paese che ha vissuto per decenni un benessere sovrastimato e che si trova oggi a fare i conti con prospettive più limitate. In questo scenario resta una risorsa a cui attingere, vale a dire la solidarietà tra gli individui: il film è talmente ricco di riferimenti a questo valore (i gesti di fratellanza e mutuo soccorso tra disoccupati, tra vicini di casa, tra familiari) da far pensare istintivamente al clima morale del cinema italiano del secondo dopoguerra. Forse l’ampia rappresentazione che il regista fa della città di Genova, con le sue strade e il suo porto, vuole alludere, tra le altre cose, a questo sentimento collettivo di appartenenza. Gli individui che percorrono in lungo e in largo la città -  secondo un filo continuo che attraversa il cinema italiano da Ladri di biciclette fino a oggi - non sono isolati nella loro disperazione, ma fanno parte di una vicenda corale.

ImageSi è molto insistito sul realismo di quest’opera - incoraggiati in questo da alcune dichiarazioni dello stesso Soldini (1) - mettendone in luce soprattutto le valenze sociologiche e la descrizione del mercato del lavoro, le procedure di selezione, le nuove forme di precariato. A me sembra invece più interessante notare come la rappresentazione oggettiva sia accompagnata, e in qualche modo temperata, da un discreto simbolismo che si polarizza attorno ai temi del mare e dell’arte, che non a caso sono accostati nel bellissimo montaggio alternato che apre il film. Di particolare interesse è il filone narrativo legato al restauro a cui Elsa partecipa (e che poi abbandona per le sopravvenute difficoltà finanziarie), e che permette di recuperare - sotto l’intonaco del soffitto di una cappella - un affresco di argomento sacro, una Madonna con cardellino, attribuito a un pittore che nel film viene chiamato Boniforte: nome di fantasia probabilmente, ma che ricalca l’onomastica degli artisti rinascimentali (2), con allusione a un passato glorioso della civiltà italiana. Nella scena conclusiva del film Elsa e Michele ammirano per la prima volta l’affresco completamente restaurato: il dipinto non viene inquadrato subito in modo diretto, ma viene svelato lentamente dalla macchina da presa, con un montaggio che predilige l’accumulazione dei dettagli per allargarsi solo alla fine in un campo totale, a cui segue l’inquadratura dall’alto (en plongé) dei protagonisti sdraiati sul pavimento per meglio osservare il soffitto. Questo complesso e progressivo processo di svelamento visivo sembra ricalcare il percorso di conoscenza compiuto da Michele e Elsa: c’è un legame misterioso tra arte e vita, tra il grigio calvario dell’esistenza quotidiana e l’epifania della verità suscitata dall’arte. Giorni e nuvole oppone questo esile mito di bellezza all’inferno della vita quotidiana.


Note:
(1) “Dopo Agata e la tempesta, così surreale, volevo fare un film che fosse dentro la realtà, al momento storico che stiamo vivendo”.
(2) Si pensi a Boniforte o Guiniforte Solari, architetto presso le fabbriche del Duomo di Milano e della Certosa di Pavia.

 

SCHEDA FILM

TITOLO ORIGINALE: Giorni e nuvole REGIA: Silvio Soldini SCENEGGIATURA: Silvio Soldini, Doriana Leondeff, Francesco Piccolo, Federica Pontremoli FOTOGRAFIA: Ramiro Civita MONTAGGIO: Carlotta Cristiani MUSICA: Giovanni Venosta PRODUZIONE: Italia ANNO: 2007 DURATA: 116 min.

 


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