Camino PDF 
Davide Vanni   

Miglior film, migliore regia, migliore attrice protagonista, migliore attore non protagonista, migliore attrice rivelazione, migliore sceneggiatura originale. Questo l’esito della XXIII cerimonia della consegna dei premi Goya, avvenuta a febbraio nella capitale spagnola. La pellicola di Javier Fesser ha vinto sei dei sette premi per cui era sta nominata. “Ricevo questo Goya come riconoscimento a tutta la mia carriera. E quando dico questo non mi riferisco solo alle mie pellicole precedenti, ma  anche alla prima volta che tenni in mano una videocamera per un battesimo o un matrimonio. Ho potuto realizzare questo film grazie all’esito di ciò che ho fatto in precedenza. Inoltre ritengo che Camino non sia molto più serio rispetto a La gran Aventura de Mortadelo y Filemon". Queste le parole del regista.

Il successo di Camino è quello di un film popolare, apprezzato da critica e pubblico perchè privo di grandi contraddizioni. Ma per chi vive in Spagna e ama trascorrere il tempo al cinema questa è un’affermazione assai lontana dalla realtà. Fede, amore, morte, chiesa sono le tematiche con le quali Javier Fesser ha deciso di lavorare alla sua ultima produzione, dopo le  commedie fantastiche, e ben più leggere, di El Milagro de P. Tinto (1998) e La gran Aventura de Mortadelo y Filemon (2003). Un cambio di registro radicale. “Mi sembra essenziale mettersi alla prova in qualcosa che ancora non si sa dominare, e iniziare una pellicola senza sapere dove si va a finire. Questo è un ingrediente fondamentale per la creazione”.

La pellicola è ispirata alla storia di Alexia González-Barros, la figlia minore di una famiglia spagnola, che morì nel 1985 all’età di 14 anni nella Clinica Universitaria di Pamplona dopo 10 mesi di accaniti trattamenti farmaceutici, ora “resuscitata” grazie alla chiesa e al suo processo di canonizzazione e beatificazione. Alexia, come tutta la sua famiglia, è stata educata ai precetti religiosi incentrati sul modello rigoroso dell’Opus Dei, incarnato concretamente da una madre/padrona la cui religiosità morbosa segna la vita quotidiana di tutto il gruppo. Camino, così viene chiamata Alexia – e così Fesser intitola la sua ultima opera (chiara allusione alla schiera dell’Opus Dei, il cui libro-guida scritto dal fondatore Jose Maria Escriva de Balaguer nel 1939 si intitola proprio Camino) –, si presenta come una bambina buona, studiosa e obbediente. Tuttavia, come è normale che sia per i bambini della sua età, ha stimoli e desideri che valicano la dimensione religiosa, come quello di partecipare ad un gruppo di teatro con le amiche per incontrare il bambino che le piace, o mettersi vestiti più colorati e fantasiosi. Improvviso arriva un dolore alla schiena, un dolore al quale i medici inizialmente non danno nessun peso, un dolore che si aggrava di giorno in giorno fino alla fatale scoperta: un terribile cancro.

Da questo momento ha inizio il lungo travaglio della famiglia tra consultazioni, analisi e contro analisi, attese attese su attese nello spazio claustrofobico dell’ospedale, durante il quale la madre si rifugia in Dio relegando il marito in un angolino. La bambina, a causa della malattia e dei farmaci, vive incubi, deliri e sogni ad occhi aperti, alcuni a carattere fortemente religioso, in cui le appare il suo angelo custode, altri, i più numerosi, a sfondo fantastico. Sogna Cenerentola, l’opera che gli amici del gruppo di teatro stanno rappresentando, sogna topi e personaggi fatati, sogna la sua famiglia sullo sfondo favoloso del suo libro preferito, Mr. Meebles, una storia che racconta di un nano magico, che diventerà il miglior amico di Camino. Visioni appartenenti ad una componente immaginativa che la aiutano ad uscire per un attimo dalla triste realtà che la costringe nel letto d’ospedale. Questo continuo mescolarsi di fantasia e realtà permette a Fesser di alleggerire il tono della pellicola e di controllarne il ritmo, alternando ai duri momenti concreti legati al trattamento della malattia quelli più aleatori della fantasia. Così se fantasia e realtà vengono mischiati, anche credenza religiosa e fede perdono il loro valore assoluto e univoco quando di mezzo c’è una bambina il cui credo si basa su di un concetto di amore puro e privo di qualsiasi restrizione ideologica, nonostante la presenza di parole come Dio, Gesù, Angelo. L’Opus Dei è più che presente. L’ossessione del regista nel mostrare l'ambiente rigido e assoluto di questa organizzazione religiosa potrebbe apparire fin troppo marcato nella pellicola e finire col diventare un tallone d’Achille, un motivo ripetuto e ripetitivo. Perchè Camino è soprattutto una luce brillante capace di attraversare perturbanti porte che si stanno chiudendo una ad una dietro la protagonista e che minacciano di oscurare definitivamente il desiderio di vivere, amare ed essere felice.

“Tutto il processo di lavorazione è stato molto duro: tanto girare la pellicola, come poi difenderla. Per questo è così importante che alla fine ti premino i membri dell’industria del cinema, perchè sanno che è molto difficile portare a termine un simile progetto". Accanto al regista lavora una magnifica equipe artistico-tecnica, professionisti che compiono alla perfezione il proprio ruolo e perfezionano la storia. Sarebbe ingiusto staccare tra tutti gli attori una singola interpretazione, anche se su tutti si impone  con evidenza la felice giovane scoperta di Nerea Camacho, una piccola grande artista che irradia luce propria su tutta la pellicola. Le interpretazioni di Mariano Venancio e Carme Elias sono altrettanto formidabili. L'uno padre affettuoso e sempre presente, l'altra madre ferramente serrata nella sua fede paraocchi, fredda eppure enormemente emotiva. Manuela Vellés continua a confermarsi come un’attrice molto promettente: sorprendente la somiglianza fisica con la sorella che i truccatori hanno saputo ricreare artificiosamente. Tutti gli attori, insomma, sono abili nel tratteggiare veri e propri esseri umani.

“Non scelsi di raccontare questa storia, ma fu la storia a chiamarmi. L'ho incontrata vent’anni fa e da allora non mi ha mai lasciato. Giunse nelle mie mani un libro di una monaca Teresiana che aveva conosciuto Alexia, un libro molto innocente. Di tutta la documentazione che lessi in seguito fu la cosa più innocente e trasparente. Allora non era ancora iniziato il processo di beatificazione e nemmeno l’Opus Dei era entrata così apertamente in gioco. Nel libro sono riportate le esperienze oltre che di Alexia anche di altri bambini che hanno seguito la sua strada. Percepivo un grido di aiuto e percepivo la solitudine di quei bambini a cui nessuno dava una degna risposta che fosse al tempo stesso umana e bambina e non solo esclusivamente religiosa”. Camino ha la pretesa di essere una storia oggettiva, senza pregiudizio alcuno nè stereotipo. Un film che mostra la realtà senza giudicarla, quasi una radiografia. Perciò riesce ad essere nitida, diretta e contundente. È una pellicola dura, che non nasconde la camera quando le operazioni e le medicazioni torturano la bambina, che attacca frontalmente un’ideologia mostrando inesorabilmente il sorriso di uomini religiosi che pianificano il futuro di una bambina che sta per morire. Il film è dedicato espressamente e con estremo affetto dall’autore ad Alexia. “La sua storia mi mostrò che avevo qualcosa di emozionante da raccontare e la sua esperienza vitale mi portò a conoscere numerosi casi analoghi, soprattutto di bambini morti sotto questo odore di santità”. Fesser parla di lei con passione, parla di lei e di tutto il mondo che sta studiando da anni, il mondo e la fede capace di smuovere montagne, la fede di una madre che è capace di consegnare il calvario della propria figlia al Signore reprimendo il proprio dolore materno e facendo in modo che sua figlia viva il finale della vita con la felicità di essere la vittima eletta da Dio.

“Un membro dell’Opus Dei non si metterebbe mai ad una tavola senza la tovaglia”. È qusto l’unico commento di un esponente dell'Opus Dei presente alla prima della pellicola, in merito ad una sequenza dove i membri della setta si siedono al tavolo per mangiare. In una lettera aperta all'organizzazione religiosa Fesser si chiede se un giorno i fratelli, le zie e i cugini di Alexia, che stanno inviando dardi avvelenati in forma di lettere al direttore, comprendano questo film e provino vergogna nell’averlo maltrattato. “Perché trovo ingiusto accettare che un tumore maligno in una vertebra di Alexia sia scambiato per la volontà di Dio e che questo film, che non è la sua biografia, non lo sia”. Sul manifesto resta immutato il viso puro, innocente e sorridente di Camino, tagliato a metà da una luce di scena, una luce simbolica, che dice: “¿Quieres que rece para que tú también mueras?". "Vuoi che preghi affinché anche tu muoia?".

TITOLO ORIGINALE: Camino; REGIA: Javier Fesser; SCENEGGIATURA: Javier Fesser; FOTOGRAFIA: Alex Catalán; MONTAGGIO: Javier Fesser; MUSICA: Rafael Arnau; PRODUZIONE: Spagna; ANNO: 2008; DURATA: 143 min.

 


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