La notte del 17 giugno 1972 cinque uomini vengono sorpresi nella sede del comitato elettorale del partito Democratico, nel complesso residenziale Watergate. Sull’effrazione, che costa ai suoi autori una condanna per spionaggio, indagano i due giornalisti del Washington Post Carl Bernstein e Bob Woodward, decisi a far chiarezza su una vicenda ricca di zone oscure. Nonostante i tentativi di insabbiamento da parte delle autorità e il muro di reticenza dietro cui si nascondono i testimoni, i cronisti proseguono le indagini fino a portare alla luce l’implicazione della Casa Bianca e di Nixon in persona, costretto ad ammettere il suo coinvolgimento e a rassegnare le dimissioni (lasciata in margine alla narrazione, che si interrompe al secondo insediamento del Presidente, il 20 gennaio 1973).
La pellicola di Pakula - premio Oscar per la sceneggiatura di William Goldman, basata sul libro degli stessi Bernstein e Woodward - ripercorre con fedele precisione le prime fasi dell’inchiesta, mantenendo l’obbiettivo saldamente puntato sui reporter e sulle alterne vicende delle loro ricerche. Con uno stile asciutto e diretto come un (buon) pezzo di cronaca, Tutti gli uomini del presidente restituisce un vivido ritratto del clima di un intero Paese e della condotta di una classe politica in piena crisi, un insieme di corruzione, omertà e indifferenza in cui i protagonisti si muovono senza mai perdere di vista i fatti, i nomi, le relazioni, i dettagli pressoché invisibili ma sorprendentemente rivelatori. Eppure sono proprio questi ultimi a fuggire costantemente la presa, costringendo Bernstein e Woodward a un’inesausta rincorsa, in cui a susseguirsi senza posa sono le parole più che l’azione. Se gli eventi sono già avvenuti, e la sfida è liberarli dalla nebbia in cui sono (intenzionalmente) avvolti, il dialogo diventa catalizzatore delle tensioni tra i personaggi e veicolo privilegiato dalle svolte narrative. Che si tratti del botta e risposta delle telefonate investigative, dei reticenti giri di parole con cui chi sa fornisce le proprie rivelazioni (che toccano il culmine nel lungo interrogatorio a Debbie Sloan, incalzata da Bernstein per una nottata intera), o di lunghe liste di nomi solo apparentemente mute, è questo intrecciarsi di discorsi a permettere di ricostruire tassello dopo tassello il puzzle di uno scandalo ben più ampio di quanto si potesse inizialmente immaginare.
La suspense si gioca allora sul filo della conversazione, in bilico fra trovate convenzionali ma pienamente efficaci (gli enigmatici incontri notturni con l’informatore “Gola Profonda”, in un parcheggio buio e deserto che amplifica la paranoia di Woodward, timoroso di essere braccato) e lungaggini che nuocciono al ritmo complessivo del film, smussandone le punte di tensione in uno sviluppo a tratti piatto e ridondante. Ma è proprio in virtù di questa minuzia, di questa meticolosa restituzione dei particolari - non sempre avvincenti - del lavoro dei reporter, che Tutti gli uomini del presidente si rivela un sincero omaggio al giornalismo d’inchiesta, mestiere fatto di coraggio e tenacia, disprezzato tanto dai potenti quanto non di rado dalla stessa opinione pubblica. I due protagonisti si ergono dunque a paladini caparbi e solitari (spesso li vediamo durante la notte in una redazione vuota e resa straniante dal silenzio) di una verità che si cela appena sotto la superficie, le cui brutture emergono a tratti tra le pieghe dell’apparente rettitudine delle istituzioni e dei loro rappresentanti. La pellicola celebra e insieme fa propri i valori dei reporter, dimostrando di volerne ereditare lo scrupolo e l’accuratezza (evidenti anche nella precisione con cui è ricostruita la sede del Washington Post), ma soprattutto l’indipendenza e l’integrità. Dietro il racconto di una storia fatta di corruzione, intrighi e degrado politico e sociale, quello che emerge è allora la convinta affermazione di una carica morale di cui sa farsi custode il lato migliore del giornalismo, e con lui il cinema.
Titolo originale: All the President's Men; Regia: Alan J. Pakula; Sceneggiatura: William Goldman; Fotografia: Gordon Willis; Montaggio: Robert L. Wolfe; Scenografia: George Jenkins, George Gaines; Costumi: Bernie Pollack; Musiche: David Shire; Produzione: Warner Bros. Pictures, Wildwood; Distribuzione: Warner Bros. Pictures Italia; Durata: 138 min.; Origine: USA, 1979
|