Si apre con l'incipit del proemio della Divina Commedia, l'ultimo film di Guédiguian, per introdurci da subito, senza prologhi narrativi, al culmine di una crisi che vede protagonista una donna divisa da un amore di pari intensità per il marito e l'amante.
Partendo dal mondo poetico di sempre, come un eterno ritorno sugli stessi volti (gli attori di sempre) e sulla stessa città, Guédiguian mette da parte le battaglie politiche e sociali relegandole sullo sfondo di una Marsiglia trasfigurata, che diventa paesaggio dell'anima, simulacro di una quiete interiore e metafora di un aspirazione, di un doloroso traguardo a cui aspirano i protagonisti. Sui toni contrastanti della lacerazione interiore da una parte e della serenità di una città sonnacchiosa e assolata dall'altra, Guédiguian misura il registro narrativo del film. Si confronta con un nuovo genere, ma la purezza e l'onestà del suo sguardo non cambiano.
Ancora un racconto duro, asciutto, vero, che non invita alle lacrime ma mette a nudo la verità dei sentimenti, riuscendo a toccare le corde più intime dell'emozione.
"Il vero tradimento è tenersi tutto dentro", confessa Marie-Jo al marito. E come per non tradire quell'idea di verità e quell'etica dello sguardo che costituiscono la ragion d'essere del suo cinema, Guédiguian filma la sua storia con straordinaria sincerità.
I corpi nudi dei protagonisti sono ostentati senza inganni formali, nessuna patinatura indora la realtà dei sentimenti.
Le emozioni non vengono mai portate al calor bianco ma procedono sempre sul filo del rasoio, lambendo la tragedia ma senza mai sconfinare nel melodramma..E vero che le lacrime non mancano, ma sono sempre un velo leggero, come quelle di Daniel che ha scoperto il tradimento, o improvvise e candide come quelle di Marie-Jo.
Ma non è tanto la congestione delle emozioni a determinare il rigore della messinscena quanto piuttosto lo svelamento della vertigine di fronte a un vuoto. Perché come dice Marie-jo alla figlia "quando si amano due persone il cuore si svuota" e se l'amore per una persona ci fa sentire tanto forti , l'amore per due ci trova immensamente deboli.
Un cuore non basta, insomma, a contenere due amori sinceri e profondi, rimane solo lo scacco, l'inevitabile epilogo tragico che il regista filma concedendosi l'unica licenza di contraffazione della realtà. Una lunga sovrimpressione mantiene sullo stesso campo la sequenza dell incidente/suicidio di Marie-jo e Daniel e il battello su cui viaggia Marco, la profondità del mare che inghiotte i corpi, la superficie dell'acqua dove si perde il cuore. E come un'eco visiva, il film si chiude su quel mare agitato e diviso dal motore di una imbarcazione, che quando si ferma concede il riunirsi delle acque, il riappacificarsi dei tormenti.
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