TOFIFE 2005/Jan Cvitkovic PDF 
di Piervittorio Vitori   

Portorose (Slovenia) - Quando lo incrociai la prima volta, nell'estate del 2003, stava bevendo una birra all'esterno di un bar nella piazza di Vipava, un paese della Slovenia occidentale, e mi fu presentato piuttosto impropriamente come "il Nanni Moretti sloveno". È vero, aveva vinto due anni prima il Leone del Futuro a Venezia con il suo film d'esordio, Pane e latte, ma al di fuori del suo Paese rimaneva un illustre sconosciuto. A distanza di poco più di due anni, ritrovo Jan Cvitkovic seduto ad un tavolo del bar dell'auditorium di Portorose, dove si sta chiudendo l'VIII edizione del Festival del Cinema Sloveno: ha sempre una birra davanti, ma nel frattempo sono cambiate molte cose. Ha contribuito a creare un piccolo festival internazionale, il Kino Otok/ Isola Cinema, nella località balneare di Isola; è tornato a Venezia, nel 2004, con il corto Il cuore è un pezzo di carne, ma soprattutto, ha girato quest'anno il suo secondo lungometraggio, Da tomba a tomba (Gravehopping), storia, tra sorrisi e brividi, di un oratore funebre e della sgangherata umanità che gli ruota attorno. E il film sta raccogliendo premi ed applausi in mezza Europa: miglior regista emergente a San Sebastian, miglior film a Varsavia, Cottbus e Torino, menzione speciale a Lubiana (ma vabbé, lì giocava in casa). Qui al FSF, altri tre premi: miglior film, attore non protagonista (Drago Milinovic) e attrice non protagonista (Sonja Savic). Fosse statunitense, con un palmares del genere sarebbe "the next big thing", ma lui non ha ancora deciso cosa farà da grande, né se proseguirà una carriera il cui avvio sembra proprio roba da film.

So che, essendo tu di formazione un archeologo, hai incontrato il cinema, prima da sceneggiatore e poi da regista, quasi per caso. Mi spieghi esattamente com'è successo?

Oh, successe nel 1995. Avevo avuto un incidente con l'auto e non avevo il denaro per ripararla. Così, mentre ero alla ricerca di soldi, seppi che era stato bandito un concorso nazionale di sceneggiatura, e che era previsto un premio in denaro. Visto che il premio era abbastanza consistente, decisi di provarci, scrissi la sceneggiatura di un corto e vinsi. Poi in quel periodo ritornò da Praga un mio amico che studiava cinema alla Famu: seppe della sceneggiatura che avevo scritto e decise che ne avremmo realizzata un'altra insieme, "In folle"...

Quindi stai parlando di Janez Burger (1)...

Sì, Janez Burger. Insomma, scrivemmo questo film e alla fine ci mettemmo alla ricerca del protagonista; siccome non riuscimmo a trovarne uno che ci soddisfacesse, mi ritrovai anche a fare l'attore. Da lì la mia attività proseguì sviluppandosi in modo spontaneo, includendo anche il passaggio alla regia.

E quella prima sceneggiatura ha poi trovato concretizzazione in un corto?

Sì, effettivamente fu girato un corto a partire da quella sceneggiatura, si intitola "La rapina del secolo" (2) ed è la parodia del gangster-movie, con rapine in banca e quant'altro.

Ho letto anche che, una volta terminato di girare "Da tomba a tomba", avevi pensato di lasciare il cinema e dedicarti alla scrittura...

Sì, perché avevo sofferto una profonda crisi, a riprese finite: ero completamente esausto, mentalmente ancor prima che fisicamente, e non avevo davvero intenzione di continuare. Poi, sai, con il tempo le ferite si rimarginano...Ancora adesso sono incerto su cosa farò, ma innanzitutto devo prendermi una lunga vacanza, e sto progettando di andarmene molto lontano per un paio di mesi, tra gennaio e febbraio.

Quindi possiamo dire che stai cambiando idea?

Non è detto...Ma vedremo, vedremo...

Sono passati quattro anni tra "Pane e latte" e "Da tomba a tomba": cos'hai fatto nel frattempo, a parte "Il cuore è un pezzo di carne"?

Beh, ho realizzato appunto questo corto, ma ho lavorato soprattutto a "Da tomba a tomba", perchè l'idea iniziale del film risale a prima di "Pane e latte". Quindi in diversi momenti ho messo mano alla sceneggiatura, ho scritto altre cose, ma per la maggior parte del tempo non ho fatto niente. Ritengo che se una persona non si ferma regolarmente a pensare, alla fine si ritrova vuota, per cui il riposo è la parte più importante del processo creativo di un artista. Ecco perchè penso che sia molto importante non far niente.

I due lungometraggi sembrano molto diversi tra loro. In "Pane e latte" il registro principale è quasi neorealistico, mentre in "Da tomba a tomba" è grottesco, salvo il finale tragico. Quale può essere il punto d'incontro, da questo punto di vista?

Il collegamento può essere l'ultima scena di "Pane e latte", quella in cui i personaggi si ritrovano assieme, che si può anche leggere come una scena irrealistica. È girata con colori diversi, una diversa fotografia, un diverso stile di ripresa, ciò che ne fa quasi un commento all'intero film. Ed è anche la scena che ho voluto girare da un punto di vista non umano ma, diciamo, divino. In "Da tomba a tomba" ho lasciato maggior spazio a queste scene irrazionali, perchè mi piacciono molto e anche perchè in questi anni sono cambiato molto come persona. È cambiato il mio punto di vista, e penso di essere riuscito in quest'ultimo periodo a capire cos'è davvero importante e cosa non lo è, e sto cercando di concentrarmi maggiormente sulle cose che sono davvero importanti. Non si tratta solo delle relazioni tra gli esseri umani, ma anche di quella tra gli uomini e quell'entità completa che a volte chiamiamo Dio. Perchè penso che siamo solo una parte di un'unità più grande, e che abbiamo un riflesso di questa unità nel mondo del nostro inconscio, e sto cercando di lavorare sempre di più con questa parte di me. Negli ultimi anni mi sto anche dedicando all'ipnosi, perchè trovo che sia un ottimo modo di abbattere il muro tra la razionalità e l'inconscio, e che riuscire in questo sia molto importante per me, non solo come regista.

Parlando di Dio, in "Da tomba a tomba" emerge una forte componente spirituale, ma non vediamo Dio, non c'è una figura a cui poterlo collegare. D'altra parte ce n'è una, penso a Ida, che può essere collegata a Cristo, nella scena dello stupro. È un accostamento che hai fatto intenzionalmente o...?

No, era assolutamente involontario. Me ne sono reso conto dopo, durante il montaggio, ma la scena non era stata scritta o girata con questa intenzione. Non mi interessa parlare di Dio attraverso dei simboli, quelli non mi piacciono: voglio solo che nelle scene del film si senta la presenza di questa energia che chiamiamo Dio. Mi piace se qualcuno l'avverte, se si rende conto che i protagonisti della scena non sono semplicemente, per fare un esempio, a tavola o in un campo, ma che in quel momento si trovano all'interno dell'universo. Questo è molto importante per me.

Si è scritto del panteismo di "Da tomba a tomba", dalla frase d'apertura, la citazione di Salinger (3), alla scena in cui dopo aver inquadrato Ida la macchina da presa ruota sull'asse orizzontale di 360°...ma c'è una scena che personalmente non ho capito: quella iniziale, con il ragazzo che si tuffa nella piscina e raccoglie la tartaruga...

Quella è una scena che mi è venuta in mente durante le riprese: l'ho voluta girare perchè è emersa in maniera prepotente dal mio inconscio. Non c'è niente da capire, serve solo ad introdurre il film, a saltarci dentro, a far sentire che c'è qualcosa di strano, qualcosa che non è solo commedia. Perchè il film parte come una normale commedia, ma così già dall'inizio inconsciamente sei un po' preparato a qualcos'altro...

Quindi vuoi lasciare al pubblico diverse vie per interpretare il film?

In realtà quando faccio un film non penso molto al pubblico: ho un'unica regola in queste situazioni, ed è che sono io a dover essere colpito dal mio film, perchè so che se succede a me allora succederà sicuramente a qualcun altro, da qualche parte...Certo non alla maggioranza delle persone, ma comunque...

Un'altro punto in comune che ho trovato tra i due film è il ruolo della famiglia. Alla fine di "Pane e latte" i tre personaggi si ritrovano all'ospedale, come a rappresentare la speranza di un nuovo inizio, mentre alla fine di "Da tomba a tomba" c'è una sorta di speranza data dalla scena del nonno ripreso insieme alla sua nuova compagna sul campanile. C'è un significato particolare in questo?

Non so se ce ne sia uno, ma forse la ragione sta nel fatto che non mi sono mai sentito parte di una famiglia, perchè mio padre non viveva con noi e lui a sua volta non ha mai avuto una famiglia. Ma vedi, io me ne sono andato di casa quando avevo quindici anni, quindi forse c'è qualcosa che mi spinge verso l'idea di una famiglia unita, un domani. Forse anche questo mi deriva dall'inconscio, non so, non sono uno psicanalista...Forse c'è dietro un desiderio, chissà...

Insistendo con le relazioni tra i due film, una particolarmente evidente è la presenza in entrambi di Sonja Savic, con cui ho letto da qualche parte che hai avuto una relazione intensa e particolare. Che mi dici di lei?

Lei è una persona davvero speciale. Una persona che non è molto legata ala realtà quotidiana, ma che d'altra parte sapevo sarebbe stata in grado di giocare il ruolo di una sorta di "trasformatore" tra il lato realistico della commedia e quello, per così dire, spirituale.

Qual è il background degli attori che hai scelto per il film?

Alcuni di loro sono professionisti, altri non sono affatto attori, altri ancora sono solo miei amici. È dipeso dal ruolo: li ho scelti cercando di seguire il mio intuito, di sentire se erano adatti per la parte, piuttosto che chiedendomi se fossero bravi o meno.

Un altro elemento importante sembra l'ambiente: periferico nel caso di "Pane e latte", rurale nel caso di "Da tomba a tomba". Perchè hai scelto di girare proprio in quei luoghi? Per "Da tomba a tomba" qualcuno potrebbe pensare che alcuni tipi umani, come Pero, si possono trovare solo in posti del genere e non, per esempio, a Lubiana...

Non sono d'accordo. Voglio dire, non penso sia davvero importante. Non ho mai pensato seriamente a dove girare il film...D'accordo, ho girato "Pane e latte" a Tolmino perchè sono cresciuto lì e lì passavo le sere in quel bar. Ma nel caso di "Da tomba a tomba" davvero non sapevo dove girarlo, per cui abbiamo considerato diverse regioni della Slovenia...È vero, non abbiamo mai parlato di grandi città, ma comunque alla fine abbiamo scelto questa zona, vicina al confine italiano, perchè siccome mia nonna era di là sapevo che aveva un'atmosfera particolare, una luce davvero speciale. Ogni volta che da bambino ci andavo in vacanza percepivo la differenza, quella diversa atmosfera nell'aria. Quindi forse l'unica ragione è che ho voluto la magia di quell'aria che si trova solo là.

E infatti alcune delle scene più intense del film sono date anche dal paesaggio. Quella con Ida che ti citavo prima, ma anche quella in cui vediamo Pero e Renata che parlano al cimitero e quindi la macchina da presa si alza ad inquadrare il paesaggio alle loro spalle.

Sì, perchè così hai la sensazione che loro non si trovino solo in quel punto preciso, ma in un contesto più ampio.

Come regista, o come sceneggiatore, hai qualche modello, qualche figura a cui ti ispiri, o il tuo processo creativo è del tutto personale?

No, è del tutto personale. Non faccio mai progetti o costruzioni, non seguo mai le regole canoniche della scrittura. Semplicemente scrivo e cerco di eliminare questi aspetti razionali. Naturalmente so bene cosa piace agli spettatori, ma come ti dicevo odio queto tipo di costruzioni, di strutture aristoteliche...

Il passaggio narrativo dal punto A al punto B...

Sì, sì. Lo odio. Penso che le cose possano essere fatte in modo molto più efficace, semplicemente prestando attenzione a ciò che ti viene dall'inconscio, senza chiederti il perchè e il percome.

E infatti si ha l'impressione che ciò che fai non sia esattamente raccontare storie, ma solo mostrare le cose mentre accadono, mostrare la vita.

Esatto, e da regista cerco anche di far sì che ogni scena sia completa in se stessa. Non voglio girare una scena solo per spiegarne un'altra, o la precedente, capisci. Non mi piace per niente. Trovo che ognuna debba avere il suo carattere, il suo proprio spirito e la sua propria forza. Lo ritengo molto importante.

Da scrittore, qual è la tua relazione con le parole? In "Da tomba a tomba" il protagonista è una persona che fa della sua abilità di parlare il suo lavoro, e un altro ruolo-chiave è quello di un personaggio muto. Questo implica una riflessione sull'importanza della parola?

Non direi. Non posso risponderti, perchè non ci ho mai pensato. A ripensarci, visto che me lo chiedi, forse possiamo parlare di come a volte la gente possa dire molto senza parlare. Ad esempio Ida non parla affatto, ma comunica molto su ogni cosa, forse più di tutti gli altri personaggi.

Ma senza dubbio uno degli aspetti più significativi del film è il fatto che durante l'ultimo funerale, quello di Suki, Pero non riesca a parlare.

Sì, ma vedi, io avevo pensato di scrivere un discorso, ma non ci sono riuscito, perché alla fine mi sono reso conto che non si poteva parlare a quel funerale. Senza parole, in quel momento, lui diceva tutto, per cui ho lasciato la scena così.

"Da tomba a tomba" è uscito in sala due settimane fa. Come sta andando al botteghino?

Mi sembra che stia migliorando costantemente sulla base del passaparola, e che quindi gli spettatori stiano aumentando. Per lo meno questo è quello che ho sentito, perchè non ero qui, sono tornato dalla Spagna appena la notte scorsa.

A proposito, ti interessano e ti fanno più piacere i riscontri del pubblico, i premi che ricevi, gli elogi della critica, o cosa?

La cosa a cui tengo maggiormente è avere riscontri da persone che non conosco, gente che non ha niente a che fare con questo. Non il mondo del cinema. Per esempio, che qualcuno venga da me e mi dica che ha visto il film ed è rimasto assolutamente impressionato, o che per un po' è cambiato...o quando mi arrivano e-mail da persone che assolutamente non conosco: questa è la cosa più importante.

Sembra che questo tipo di risposte sia destinato ad aumentare, visto che a quanto mi risulta il film verrà distribuito anche in Italia, in Spagna...

Sì, in Spagna senz'altro, ma in Italia non so: ci sono alcune persone interessate, alcuni distributori...

Mi è stato detto che la Fandango è interessata ai diritti, e che a Hollywood c'è anche il progetto di un remake.

Sì, non un progetto vero e proprio, ma c'è un interesse. La casa di produzione di Brad Pitt, la "Plan B", ci ha contattato a proposito dei diritti. Ma non significa che la cosa poi si faccia, per il momento sono solo interessati. Fra l'altro, proprio ieri ho ricevuto un'e-mail dalla "20th Century Fox" in cui mi chiedevano di fargli avere una copia del film. Un'altra cosa insolita.

E come ti senti di fronte a questa prospettiva? Temi che possano tradire...

No, no, non m'importa! Io il mio film l'ho fatto, cosa vogliono fare loro non m'interessa. Insomma, se mi danno un milione di dollari, chi se ne frega, che facciano quello che vogliono, possono fare anche una commedia romantica, per quel che me ne...

Insomma, lo fai solo per i soldi...

Beh (ridendo), lo sai, ho iniziato a fare cinema per una questione di soldi, per cui...

E se ti offrissero di adattare la sceneggiatura per la versione americana, accetteresti?

Dipenderebbe dalle condizioni. Io posso scrivere solo quando sono totalmente indipendente, e se loro accettassero questo, allora potrei anche farlo.

Molto difficile...

Molto difficile, sì.

Una domanda "da italiano": nel film ci sono un paio di riferimenti alla cultura italiana: Suki che guarda "Maciste", Pero che all'inizio canta il "Nessun dorma". C'è qualche significato preciso, in tutto questo?

No, ma la Slovenia è un misto di diverse culture. Le influenze dall'Italia sono piuttosto rilevanti, ma anche quelle dall'Austria, dalla Croazia, dall'Ungheria, perché lo sai, è una nazione piccola. In particolare la regione in cui abbiamo girato è molto vicina al confine italiano, per cui è normale.

E mentre guardavo i titoli di coda ho visto che tra i ringraziamenti hai menzionato Alberto Moravia. Come mai?

Perché è uno dei miei scrittori preferiti, e ho voluto ringraziare varie persone che nell'arco della mia vita mi hanno dato qualcosa, anche gli scrittori. Tra l'altro proprio ieri ho perso durante il viaggio in aereo un suo libro, si intitola "Prezir", com'è in italiano? Uno sceneggiatore va con la moglie a Capri, a casa del suo produttore (4)...Comunque il libro è rimasto sull'aereo, e sono un po' triste, ma almeno volerà da qualche parte, c'è qualcuno che si ritroverà la copia in lingua straniera...

Speriamo che lo apprezzino. Quindi non c'è alcuna relazione diretta con il film...

No, no. Semplicemente mi piace.

Circa lo sviluppo del cinema sloveno: ora sembra che possa iniziare ad avere una certa circolazione anche all'estero, grazie a figure come te ma anche grazie alle coproduzioni. Penso al tuo film ma pure a "Un camion grigio colorato di rosso" (5), per esempio. Può essere per il cinema sloveno la strada giusta per farsi conoscere a livello internazionale?

Non so, non sono un amante delle coproduzioni, perché in questi casi devi sottostare a molti compromessi. A volte, per esempio, devi utilizzare il tale attore del Paese che coproduce il film, altre volte ti viene imposto qualcos'altro, e a me non piace lavorare così. Preferisco che qualcuno mi dia i soldi e mi dica: "Questo è il budget, fai il film. Mi fido di te, non m'interessa cosa farai". Ma non posso parlare in generale, capisci, sono solo uno dei vari cineasti e non sono nemmeno molto inserito in quest'ambito. Io faccio il mio film, e in quel momento mi interessa solo quello. E quando non sto facendo film non sono in alcun modo interessato al cinema, per cui...

In questo caso, quindi, la parte croata della produzione ti ha lasciato libero?

Completamente. Va detto che avevano una piccola quota della produzione, circa il 10%, e il titolare della compagnia è anche un mio amico, quindi nessun problema.

Bene, ti ringrazio. Forse ci vediamo il prossimo gennaio a Gorizia...

Oh, a gennaio sarò in Nuova Zelanda, a pescare grossi pesci...

Note:
(1) Regista e co-sceneggiatore di In folle (1999) e Macerie (2003), produttore di Da tomba a tomba.
(2) Film del 1998, regia di Urska Kos.
(3) "Quando avevo sei anni e mi accorsi che Dio era ogni cosa, i miei capelli si rizzarono e guardando mia sorella bere il latte mi accorsi che lei era Dio e il latte era Dio" (da Teddy, 1954).
(4) Figurarsi se mi sono reso conto che si trattava de Il disprezzo...mi perdonino Moravia e Godard
(5) Film del 2004, co-produzione yugoslavo-tedesco-slovena, regia di Srdjan Koljevic. In Italia lo si è visto nel gennaio 2005 al Trieste Film Festival.

 


#01 FEFF 15

Il festival udinese premia il grandissimo Kim Dong-ho! Gelso d’Oro all’alfiere mondiale della cultura coreana e una programmazione di 60 titoli per puntare lo sguardo sul presente e sul futuro del nuovo cinema made in Asia...


Leggi tutto...


View Conference 2013

La più importante conferenza italiana dedicata all'animazione digitale ha aperto i bandi per partecipare a quattro diversi contest: View Award, View Social Contest, View Award Game e ItalianMix ...


Leggi tutto...


Milano - Zam Film Festival

Zam Film Festival: 22, 23 e 24 marzo, Milano, via Olgiati 12

Festival indipendente, di qualità e fortemente politico ...


Leggi tutto...


Ecologico International Film Festival

Festival del Cinema sul rapporto dell'uomo con l'ambiente e la società.

Nardò (LE), dal 18 al 24 agosto 2013


Leggi tutto...


Bellaria Film Festival 2013

La scadenza dei bandi è prorogata al 7 aprile 2013 ...


Leggi tutto...


Rivista telematica a diffusione gratuita registrata al Tribunale di Torino n.5094 del 31/12/1997.
I testi di Effettonotte online sono proprietà della rivista e non possono essere utilizzati interamente o in parte senza autorizzazione.
©1997-2009 Effettonotte online.