La mia vita è uno zoo PDF 
Valentina Rossetto   

Dopo 6 anni di assenza dalla scene, Cameron Crowe torna alla regia adattando il racconto autobiografico di Benjamin Mee We Bought a Zoo: The Amazing True Story of a Young Family, a Broken Down Zoo, and the 200 Wild Animals That Change Their Lives Forever. Si tratta di una storia vera: Benjamin Mee decide di comprare una casa all'interno di uno zoo, nel Devonshire, e, insieme alla famiglia, di rimettere in attività il parco, salvando i suoi animali. Una storia vera che sembra fatta apposta per il cinema, tra vicende famigliari, animali in pericolo e volontà di riscatto. A trovare spazio, nell'adattamento, sono alcuni cambiamenti particolarmente significativi. La vicenda si sposta negli Stati Uniti, il protagonista (Matt Damon) vive una vita senza entusiasmi, spiazzato dalla recente morte della moglie. Anche i figli, Rosie (Maggie Elizabeth Jones) di 7 anni e Dylan (Colin Ford) di 14 anni soffrono la morte della madre e vivono alla giornata. Benjamin decide quindi di dare una svolta alla sua vita e a quella dei figli, uno scossone che li riporti tutti ad avere un rapporto più attivo con la realtà, e lo fa comprando la casa dei suoi sogni. Inizialmente, non desidera rimettere in attività il parco, ma spinto dalla figlia e convinto dal personale che lavora al suo interno decide di investire nell'impresa. Si troverà quindi ad affrontare molti problemi finanziari, legati alla ristrutturazione dello zoo, e di ordine personale, in particolare con il figlio adolescente, che non gli perdona il cambiamento a cui l'ha costretto.

Il film presenta al suo interno molti temi cari a Cameron Crowe, come quello dello scontro generazionale tra genitori e figli adolescenti e, soprattutto, quello del riscatto sociale e personale dell'individuo. Drew, protagonista di Elizabethtown, David in Vanilla Sky o Jerry Maguire sono tutti personaggi che a un certo punto perdono tutto, sia professionalmente, sia dal punto di vista personale, e che cercano di risollevarsi provando a vivere una nuova vita. Così Benjamin ha perso la moglie, ha perso il contatto con i figli, e non sapendo più come portare avanti la propria vita decide di cambiare, di ricominciare da capo. La morte della moglie, causa scatenante della crisi e punto di partenza per il successivo cambiamento, è una delle variazioni che Crowe apporta alle vicende narrate da Mee, la cui moglie morì alcuni mesi dopo il trasferimento nello zoo. Un altro cambiamento significativo è stato lo spostamento della vicenda dall'Inghilterra alla California. Una scelta che rispecchia la volontà di riproporre la parabola del sogno americano, con il suo desiderio di riscatto e di successo. Quelle che sono cambiate rispetto allo schema classico sono le finalità: i personaggi non vogliono più conquistare ricchezza o potere (o almeno non solo), ma un nuovo equilibrio personale e una vita soddisfacente. Il cinema americano degli ultimi anni ha riproposto più volte questo nuovo modello di "successo". Si pensi alla vicenda di Matt (George Clooney), protagonista di Paradiso amaro di Alexander Payne, anche lui destabilizzato dall'imminente morte della moglie, che sceglie di non vendere la proprietà dei suoi antenati alle Hawaii perché legata alla sua storia famigliare e alle sue origini. E di esempi come questo ce ne sono tanti, tutti a rimarcare quello che potrebbe essere definito come un riadattamento del sogno americano ai tempi della crisi, dove non è più il denaro e l'affermazione sociale a dettare l'indice di successo, ma la capacità degli individui di adattarsi e sopravvivere alle prove della vita fino a conquistare una propria serenità.

Nonostante sia ispirato a fatti realmente accaduti, La mia vita è uno zoo è un film prevedibile sin dall'inizio. Sappiamo da subito che la vita di Benjamin cambierà in meglio, che troverà dei punti di contatto con i figli e anche l'amore (Scarlett Johansson, guardiana dello zoo). Niente disturba lo svolgersi lineare della narrazione verso traguardi ben noti e le battute che gli attori pronunciano suonano tutte già sentite. Esemplari, in questo senso, sono le scene che ci presentano il rapporto tra Benjamin e i figli. Dylan si riavvicina al padre quando, innamorato di Lily (Mary Elle Fanning), gli chiede consiglio e la risposta di Benjamin consiste in una serie di frasi prevedibili e retoriche, così come quelle dette a Rosie quando gli domanda come mai non le racconta più le favole. La regia non aggiunge niente al film, Cameron Crowe sembra anzi nascondersi dietro modalità di messa in scena piuttosto classiche. Gli attori offrono delle interpretazioni discrete, spesso prigionieri di personaggi bidimensionali e stereotipati. La fotografia, pur molto curata, è funzionale alla rappresentazione idealizzata di una famiglia che sembra uscita da uno spot pubblicitario o da un telefilm anni Ottanta pieno di buoni sentimenti. Neanche la musica di Jónsi (cantante dei Sigur Rós) riscatta questa atmosfera generale, anzi vi si adatta.

Sulla carta La mia vita è uno zoo aveva tutte le possibilità per essere un film gradevole: la storia innanzitutto, la partecipazione di ottimi attori come Matt Damon e Scarlett Johansson, la colonna sonora che, come detto, è stata composta da un musicista come Jónsi, e la stessa regia di Cameron Crowe. In molte interviste il regista parla del film come della celebrazione della gioia di vivere, della forza che serve per superare le prove più dure a cui ci sottopone la vita, una visione ottimista che vuole far emergere in ogni aspetto. Questa operazione però non gli riesce, e così La mia vita è uno zoo non esce dallo schema del più classico family movie. Anzi ne amplifica gli stereotipi in una messa in scena artificiale e spesso scontata.

Titolo originale: We Bought a Zoo; Regia: Cameron Crowe; Sceneggiatura: Aline Brosh McKenna, Cameron Crowe; Fotografia: Rodrigo Prieto; Montaggio: Mark Livolsi; Scenografia: Clay A. Griffith; Costumi: Deborah Lynn Scott; Musiche: Jon Thor Birgisson; Produzione: Twentieth Century Fox Film Corporation, LBI Entertainment, Vinyl Films, Dune Entertainment; Distribuzione: 20 Century Fox Italia; Durata: 124 min.; Origine: USA, 2011

 
 


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