Poetica della metamorfosi contro estetica del lifting: Apri gli occhi vs Vanilla sky PDF 
di Paolo Fossati   

Alejandro Amenabar ama descrivere il momento di transizione tra diversi stati dell'esistenza, tra realtà e finzione, tra differenti universi o condizioni mentali. Una tematica trasversale nella filmografia del giovane regista spagnolo è certamente la mutazione, un fenomeno spesso descritto attraverso un montaggio alternato che mostra i due mondi tra cui il protagonista deve negoziare per scoprire la propria vera identità o il proprio destino: il regista li esplora ritmicamente fino a sceglierne uno al termine del racconto ed a trasformare definitivamente il personaggio tormentato in placido abitante di quel determinato scenario.

Tesis (1995) descriveva la ricerca del reale attraverso l'analisi del film: uno studio in bilico tra video (Blow-Up?) ed audio (Blow-Out?) attuato dalla protagonista, che indagava su un inquietante giro di snuff movies, di cui rischia di diventare vittima, all'interno dell'università spagnola dove studiava cinema. Da osservatrice fuoricampo a preda dei killer, dentro l'inquadratura.

Apri gli occhi (1997) si concentrava sulla transizione tra sogno e realtà, svelando l'interesse del regista-sceneggiatore per il territorio di confine tra vita e morte, scienza e coscienza. Essenza ed apparenza, inoltre, divenivano elementi fondamentali per sviscerare la tematica della mutazione estetica (che andava a localizzarsi sul viso del protagonista) ed i risvolti psicologici e sociali dell'avvenimento.

The Others, il film "americano" di Amenabar, apriva una porta sull'aldilà ponendo l'idea di cambiamento come fulcro stesso della narrazione che si sviluppava in bilico tra il mondo dei vivi e quello dei morti, rappresentati come concatenati in una dissolvenza incrociata. Trasportando lo spettatore dalla paura alla commozione e riuscendo a traslare il punto di vista fino a farlo coincidere con l'oggetto inizialmente guardato, Amenabar proponeva un gioco di specchi capace di ribaltare lo scenario. Il recente Mare dentro, infine, è la storia di una metamorfosi fisica causata da un incidente, dell'immobilità del corpo in antitesi con la velocità del pensiero e del desiderio. Il sogno di un altrove, il bisogno di un altro cambiamento di stato, definitivo.

Circoscritta la poetica di Amenabar, la curiosità è ora quella di concentrarsi sullo strano caso del remake americano di Apri gli occhi: l'onnivoro Vanilla sky diretto da Cameron Crowe soli quattro anni dopo. Un'operazione ardita ed ambiziosa, quella di rimettere in discussione una sceneggiatura ad una distanza temporale così breve dalla prima realizzazione, che vacilla se il valore aggiunto al film è solo estetico e rischia di trasformarsi in una lezione privata di mise en scène (rivolta a chi? ci si chiede...). Una riflessione ad ampio raggio conduce, però, ad ammettere che certamente l'occasione per Amenabar fu tale da accettare il rischio e cedere il suo lungometraggio all'operazione di make-up: insieme ad una sorta di "curatore fallimentare", che tentava di rilanciare il suo film nell'opulento circo(lo) del cinema americano (facendolo, però, dirigere al quasi famoso Cameron Crowe) trovò in Tom Cruise il traghettatore verso orizzonti produttivi impensati, che si materializzarono immediatamente nel finanziamento di The Others, arricchito dalla presenza di Nicole Kidman nel cast.

Sembra chiaro che la manovra condotta non sia stata altro che un'intelligente messa a frutto di un'idea narrativa, già vincente su scala locale ed individuata, quindi, come potenziale business globale. Affrontiamo, comunque, la vicenda legata al curioso caso produttivo partendo dalla sinossi, per notare poi l'approccio allo script attuato dal remake ed individuare secondo quali direzioni estetiche si espliciti la tendenza di quel tipo di cinema non intimorito dai grandi investimenti, capace di muovere enormi capitali e spendere l'immagine delle star hollywoodiane nel mondo, felice di usufruire del loro fascino per farsi largo sul mercato straniero.

La storia è quella di un giovane agiato, erede di un cospicuo patrimonio, che trova improvvisamente l'amore mentre non era impegnato a cercarlo, mentre, anzi si divertiva in modo imparziale a conquistare tutte le donne che incontrava. Preda sfuggente delle attenzioni morbose di una delle sue amiche non platoniche, il malcapitato finirà per essere punito dalla triste dama respinta, proprio sul nascere del suo innamoramento per una donna che avrebbe potuto trasformarlo per sempre. Il protagonista si troverà ad un bivio: da una parte la vecchia vita da edonista, dall'altra l'Amore. Su ognuna delle strade una diversa donna lo attenderà impaziente. Proprio mentre i buoni propositi vengono alla luce, un attimo di indecisione lo porterà a fare un passo nella direzione sbagliata che lo condurrà a divenire vittima di un incidente. Il suo viso, lacerato nella disgrazia, muterà in un ghigno spaventoso, tanto da non essere più accettato dalla società ed a obbligarlo a rivedere i suoi programmi per il futuro. Dovrà indossare una maschera, avrà due volti e la narrazione si alternerà, incrociando due piani, uno in cui il protagonista ricomincerà la sua vita, guarendo, l'altro nel quale sarà ossessionato da incubi, sfigurato ed incriminato per un omicidio che non saprà spiegarsi. Lo spettatore percepirà da una rivelazione conclusiva che, in un determinato momento della vicenda, l'uomo, postmoderno Faust, se non vendendo effettivamente l'anima al demonio, aveva comunque inseguito la vita eterna nei modi e nei tempi proposti dall'epoca in cui si trovava: comprando un posto per il proprio corpo congelato in attesa di un futuro in cui la tecnologia lo potesse riportare in vita, ed affidando la propria mente a sogni realistici, simili alla sua esistenza di sempre, che si erano però trasformati in incubi. Si era messo in stand-by, in attesa di riaprire gli occhi.

"Apri gli occhi" sussurra una voce nell'oscurità. Ecco la firma di Amenabar, inscindibile dalla sua opera, anche se contraffatta. Ecco lo stile inconfondibile ed indelebile venire alla luce. "Apri gli occhi" ripete una voce che fa da contrappunto alle immagini, attraversando le varie fasi del film. Potrebbe essere un modo per suggerire allo spettatore di stare molto attento a ciò che accadrà sullo schermo. Nel film (o, meglio, nei due film) è un messaggio registrato nella sveglia del protagonista, che ha il compito di destarlo dolcemente, anche se pare non funzioni, tanto che il malcapitato sente questa frase nei suoi peggiori incubi, quelli affidati al prologo del film, in cui sogna di alzarsi al mattino e di essere solo al mondo, unico sopravvissuto in una città deserta."Apri gli occhi" è anche un velato avvertimento al dormiente delle prime scene, che presto sarà vittima di un incidente. Una frase emblematica: ripetuta più volte all'interno del film assume la funzione di punteggiatura nella narrazione, come altre volte nella filmografia del regista spagnolo (si pensi al ricorrente flashback del tuffo in Mare dentro ed a quella mano del destino che giunge a salvare dall'annegamento il protagonista, scaraventandolo in una nuova dimensione – o si rammenti anche la periodica frase dell'assassino in Tesis: "di che colore sono i miei occhi?").

Frasi che delimitano i confini delle diverse fasi del film e dell'esistenza.
Soglie invisibili che esprimono la differenza tra il cinema del giovane talento spagnolo e la genesi artificiale di un blockbuster come Vanilla sky, che rifiuta la vera lezione di Amenabar e non riesce ad essere onirico senza i colori del pop e crede di costruire i propri personaggi seguendo l'aurea regola del "larger than life", in modo che tutti gli spettatori possano identificarsi, ma non si rende conto di restringere, invece, il campo disseminando particolari molto precisi in ogni inquadratura. Anche se chiama in causa Monet e l'impressionismo, l'operazione compiuta da Cameron Crowe somiglia più ad una serigrafia di Andy Wahrol, atta a fotografare la realtà e a riproporla con colori fluorescenti: nel pop postmoderno di Crowe manca, però, l'ironia, la riflessione sulla società di massa e l'industria culturale e sembra vi sia solo l'illusione che il realismo e l'identità si costruiscano attraverso l'universale riconoscimento del marchio, dell'icona, del brand.

Il soggetto originale di Apri gli occhi non ha subito variazioni in Vanilla Sky, se non per quanto riguarda la caratterizzazione dei personaggi che sembra l'ostentata prova di conoscenza dei migliori manuali di sceneggiatura americani: le due donne antagoniste devono essere ben differenziabili e dunque una viene resa bionda (Cameron Diaz), mentre nel film spagnolo non lo era; il protagonista deve essere facoltoso e si sceglie che possieda un impero editoriale (Quarto Potere insegna?) piuttosto che una catena di ristoranti come nell'originale; la donna dei desideri (interpretata in entrambi i casi da Penelope Cruz) farà la ballerina piuttosto che il mimo, sopprimendo di conseguenza una delle migliori scene di Amenabar, quella in cui l'uomo, con il volto sfigurato da un incidente, dopo mesi si ripresenta dalla ragazza amata che, con il viso completamente dipinto di bianco come Pierrot, si esibisce in un parco: i due si guardano e l'immobilità di lei, che lo riconosce e deve continuare la recita fino al lancio di una moneta, assume un risvolto simbolico splendido, esplicitando in un'immagine l'impossibilità di accettare il cambiamento, mostrando la tensione senza parole.

In compenso Cameron Crowe si concentra sui particolari, come un chirurgo plastico che esegue un lifting (ma rischia di consegnare al paziente una maschera, piuttosto che il volto originale ritoccato, proprio come accade al protagonista del film). Utilizza un numero spropositato di citazioni, riducendole quasi ad un elenco ed impegnando lo spettatore più che in un'interpretazione critica in una caccia al tesoro: già il titolo ispirato al colore di un cielo dipinto da Monet viene spiegato da quadro che vediamo in casa del protagonista, ma i poster di Jules et Jim e Fino all'ultimo respiro che ornano le pareti della stessa abitazione sono gratuiti e forzati se riferiti alla vicenda narrata: suggeriscono chiavi di lettura, orientando l'esercizio critico in modo coercitivo e sterile. Sfoggiare automobili ed aperitivi italiani denota volontà di mostrare il catalogo degli status symbol sdoganati dal regista, piuttosto che caratterizzare i personaggi, ma la scelta sembra studiata per dare patina al film, e comunque risulta metafora di una produzione americana che tenta di ottenere grandi incassi modellando una pellicola europea. Forse l'unica ad essere stata "criogenizzata" (come accadrà al protagonista) è Penelope Cruz, che si è ritrovata a recitare una seconda volta lo stesso copione, riveduto e corretto da un occhio vigile (apri gli occhi!) che ha curato i dialoghi, diretti e pungenti, pieni di frasi ad effetto ed anch'essi miniera di riferimenti, soprattutto quando toccano discorsi musicali, rivelandosi alibi per altre citazioni.

Se consideriamo questo remake come una grande impalcatura di indizi camuffata da esperimento narrativo, la colonna sonora avrebbe potuto essere la mappa per non perdersi, vista la cura con cui è stata scelta e lo zampino del regista, ex critico musicale (ma, a questo proposito, dobbiamo anche ricordare che lo stesso Amenabar cura le musiche dei suoi film). Invece il compito di fare da porta tra onirico e reale, piuttosto che alle musiche, è dato ad un'inquadratura che cita la celebre copertina di Freewheelin' di Bob Dylan, espediente interessante, ma che perde valore quando viene esplicitato nel finale con immagini che sembrano esercizi di montaggio per un videoclip.

L'epilogo, già punto delicato in Apri gli occhi perché estremamente esplicativo, è in Vanilla sky paragonabile ad una telefonata ad un numero verde per l'assistenza gratuita di un prodotto in scatola di montaggio: giunge un tecnico in divisa immacolata e, durante un'ascesa su un montacarichi che vuol forse essere metafora di soluzione degli enigmi, ci spiega tutto: parole e flashback: troppo facile sciogliere così tutti i nodi disseminati sul percorso. Qual è il senso del tenere lo spettatore in ostaggio a seguire eventi che non riesce a spiegarsi e del successivo prenderlo per mano per mostrargli in cinque minuti tutto quello che per più di due ore non ha compreso? La rivelazione finale deve avere la forza che permetta al pubblico di ripercorrere mentalmente gli eventi e capire... un mentore che appare e spiega tutto a parole è utile quanto il ritrovamento del foglietto di avvertenze di un farmaco ormai ingerito: le motivazioni degli effetti collaterali ormai in atto non ci ripagheranno. Le allucinazioni subite non vanno analizzate prima che siano terminate: lo spettatore rischia di fare lo stesso percorso del protagonista, che cerca di spiegare a se stesso i sogni e gli incubi senza svegliarsi.

Apri gli occhi (Abre los ojos) (Spagna/Francia/Italia 1997)

Regia : Alejandro Amenábar
Sceneggiatura : Alejandro Amenábar, Mateo Gil
Montaggio : Maria Elena Sainz de Rozas
Fotografia : Hans Burmann
Musica : Alejandro Amenábar
Durata : 117'

Vanilla Sky (Usa 2001)

Regia : Cameron Crowe
Sceneggiatura : Alejandro Amenábar, Mateo Gil, Cameron Crowe
Montaggio : Joe Hutshing
Fotografia : John Toll
Musica : Nancy Wilson
Durata : 135'

 


#01 FEFF 15

Il festival udinese premia il grandissimo Kim Dong-ho! Gelso d’Oro all’alfiere mondiale della cultura coreana e una programmazione di 60 titoli per puntare lo sguardo sul presente e sul futuro del nuovo cinema made in Asia...


Leggi tutto...


View Conference 2013

La più importante conferenza italiana dedicata all'animazione digitale ha aperto i bandi per partecipare a quattro diversi contest: View Award, View Social Contest, View Award Game e ItalianMix ...


Leggi tutto...


Milano - Zam Film Festival

Zam Film Festival: 22, 23 e 24 marzo, Milano, via Olgiati 12

Festival indipendente, di qualità e fortemente politico ...


Leggi tutto...


Ecologico International Film Festival

Festival del Cinema sul rapporto dell'uomo con l'ambiente e la società.

Nardò (LE), dal 18 al 24 agosto 2013


Leggi tutto...


Bellaria Film Festival 2013

La scadenza dei bandi è prorogata al 7 aprile 2013 ...


Leggi tutto...


Rivista telematica a diffusione gratuita registrata al Tribunale di Torino n.5094 del 31/12/1997.
I testi di Effettonotte online sono proprietà della rivista e non possono essere utilizzati interamente o in parte senza autorizzazione.
©1997-2009 Effettonotte online.