Una lunga confessione, sollecitata da un interlocutore amico e per nulla inquisitorio, consente di far chiarezza sull’intera esistenza di Roman Polanski, dai ricordi più remoti agli avvenimenti più recenti. È questo il nucleo di Roman Polanski: A Film Memoir, documentario di Laurent Bouzereau.
Mettendo in scena un dialogo profondamente sincero tra Roman Polanski e l’ex produttore Andrew Braunsberg, il film ripercorre i momenti centrali della vita del celebre regista polacco, soffermandosi in particolar modo sugli episodi più drammatici, che, fin dall’infanzia, hanno segnato il cineasta. A far da sfondo alle conversazioni tra i due amici lo chalet di montagna di Gstaad, in Svizzera, dove Polanski si trovava, al momento delle riprese, agli arresti domiciliari. Polanski era infatti stato bloccato dalla polizia elvetica, su richiesta del Dipartimento di Stato Americano, per una vicenda giudiziaria risalente al 1977, in cui si era reso colpevole di violenza sessuale ai danni di una minorenne. Un contesto particolare dunque, che, connettendo direttamente un presente carico di incertezze a un passato oscuro, favorisce l’emergere di memorie il più delle volte tragiche, legate a esperienze di vita indelebilmente cristallizzate in attimi dolorosi, la cui rievocazione non può che riaprire ferite mai rimarginate. Davanti alla macchina da presa Polanski riesce a ridare forma ai fantasmi del passato: dalla fanciullezza in Polonia, durante la seconda guerra mondiale, in cui perse la madre deportata ad Auschwitz, all’omicidio della moglie Sharon Tate per opera di Charles Manson, all’abuso su Samantha Geimer, che ancora lo perseguita dal punto di vista legale. In questo susseguirsi di momenti di grande potenza drammatica, incredibilmente incarnati da un solo individuo, trovatosi in balia della Storia e di un fato personale profondamente avverso, trovano spazio anche rimembranze nostalgiche degli inizi di carriera, immagini serene legate ai primi successi artistici e commerciali e sprazzi di felicità rappresentati dall’amore per Emmanuelle Seigner e per i figli avuti da lei.
Un’opera, quella di Bouzereau, che riesce nell’intento di ricostruire i segreti e le oscurità di uno dei massimi registi dei nostri tempi, facendo trasparire dalla voce carica di pathos del protagonista il potere incontrastabile del caso, che distribuisce successi e disgrazie secondo un’insondabile misura, e dal cui fardello non ci si può liberare, ma al massimo rialzare con un enorme sforzo di volontà. Al di là delle dinamiche di espiazione e redenzione, la vita di Polanski si mostra allo spettatore come emblema di un immenso impulso vitale, capace di avanzare nonostante le avversità, di ricominciare ogni volta senza mai rassegnarsi, assurgendo a simbolo della stessa creazione artistica, che nel suo moto trova sempre un modo per esprimersi, a prescindere dagli ostacoli che di volta in volta trova sul suo cammino.
Titolo originale: Roman Polanski: A Film Memoir; Regia: Laurent Bouzereau; Fotografia: Pawel Edelman; Montaggio: Jeff Pickett; Musiche: Alexandre Desplat; Produzione: Anagram Films, Casanova Multimedia, Studio Babelsberg; Distribuzione: Lucky Red; Durata: 94 min.; Origine: Gran Bretagna/Italia/Germania, 2011
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