Primavera, Estate, Autunno, Inverno e ancora Primavera: il serpente e la pietra PDF 
di Davide Morello   

I cinque episodi del film sono le tappe della vita di un giovane monaco che cresce con il suo maestro monaco buddista, se ne allontana, tentato da uno stile di vita alternativo, e vi ritorna sino a divenire egli stesso un monaco. Un percorso conoscitivo, di indottrinamento, seguendo le leggi della natura, che dall'infanzia giunge all'età adulta, attraverso la morte del maestro, la sua sostituzione e il fatale arrivo di un bambino allievo da avviare all'insegnamento.

Questa circolarità narrativa, intuibile già dal titolo, è presente a più livelli lungo tutto il film. Formule rituali, gesti quotidiani, oltre agli oggetti e agli animali che si presentano iterativamente, assumono un compiuto valore simbolico. Regna un'atmosfera magica nell'abitazione galleggiante in centro al lago raggiungibile con una barca che il maestro sposta con la forza del pensiero: manifestazione del suo potere onnisciente. Quando il piccolo protagonista si allontana e lega sadicamente il pesce, la rana e il serpente ad una pietra, il maestro è alle sue spalle che dall'alto lo osserva. Le porte si collocano dove non vi sono pareti, per evidenziare un confine fra dimensioni ideali piuttosto che per delimitazioni funzionali, come fra la stanza da letto e la stanza della preghiera, fra il mondo esterno e il luogo circoscritto della storia: la casa e il lago. Questa porta a due ante è anche porta del tempo che introduce con ogni episodio una stagione dell'anno solare e quindi ogni fase della vita. Nei ricorrenti campi lunghi, d'ambientazione, il cielo e la terra si incontrano nei riflessi dell'acqua, nelle vaporose nubi fra le montagne a ridosso del lago, o nell'abbondante nevicata invernale che ne ghiaccia la superficie. In questo mondo incantato, religioso e poetico, il percorso di apprendimento del protagonista si svolge in funzione del binomio semantico della colpa e dell'espiazione in un costante confronto con la morte e il suo conseguente superamento che ne segna la maturazione.

In primavera, il piccolo, per gioco, lega gli animali ad una pietra e il maestro lo osserva in silenzio, ma nel sonno gli fa subire una sorte analoga legandogli una pietra sulla schiena. Al risveglio viene mandato a liberarli con l'augurio di ritrovarli ancora vivi: la pena è il rischio di portarsi il peso dentro di sè per tutta la vita. Con lo stesso artificio narrativo usato precedentemente, il maestro si ritrova ad inseguirlo a sua insaputa: il pesce è morto, la rana è viva, ma la vista del serpente senza vita lo fa scoppiare in un pianto disperato.

In estate il protagonista adolescente scopre la vita sessuale grazie alla vicinanza di una ragazza ospite del monaco che è stata portata dalla madre per essere guarita. Il giovane tenta di avvicinarsi, ma inizialmente viene respinto con uno schiaffo e subito si mette a pregare in lacrime il Budda; entra il maestro e ironicamente sottolinea l'anormalità del gesto dicendogli che non lo ha mai visto pregare al mattino. Dopo alcuni incontri segreti e scappatelle notturne, vengono scoperti addormentati in barca: l'anziano toglie il tappo sul fondo dell'imbarcazione e i due rischiano di affondare. Ma la vera punizione consiste nel mandare via l'amante del ragazzo, giudicata ormai guarita, gettando così il protagonista in una nuova disperazione, analoga alla morte. Il ragazzo fugge per amore e si allontana dagli insegnamenti e dalla purezza morale.

Infatti l'autunno, stagione della tragedia, è dominato dalla morte. Il ragazzo ormai adulto ha ucciso per gelosia sua moglie, fugge e torna a rifugiarsi dal monaco dal quale viene nuovamente punito dopo un'offesa al Budda. Giungono dei poliziotti per prelevare l'assassino e, il maestro,vedendolo minaccioso e armato, gli chiede se vuole ancora uccidere; trattiene gli agenti sino a che il giovane non termina di purificarsi l'anima intagliando con il coltello del delitto le scritte sul pavimento della casa galleggiante. Viene arrestato e il monaco termina la sua mistica esistenza sulla barca incendiata, tra le cui fiamme si libera un serpente che scivola sull'acqua per divenire il custode della casa.

In inverno il protagonista ritorna e intraprende la vita ascetica del monaco dopo aver reso omaggio al suo maestro raccogliendone i resti sommersi nel ghiaccio. Una donna con il volto coperto che ricorda nei tratti e nei gesti la madre di sua moglie, gli porta un bambino perché possa essere guarito; di notte la donna, nel tentativo di abbandonare il piccolo, muore sprofondando nel freddo lago. Al mattino recupera il suo cadavere, si lega una grossa pietra intorno alla vita e con una statua in mano si dirige faticosamente sulla cima di una montagna che domina sul paesaggio. L'espiazione è compiuta: la nuova primavera vede lui maestro educare il bambino, suo probabile figlio.
Un graduale percorso di apprendimento che instaura una continua relazione con la morte e i suoi simboli: il serpente associato al pericolo iniziale, durante la raccolta delle erbe medicinali, alla tortura provocata dal bambino o alla resurrezione del maestro; la pietra che uccide, o che permette il riscatto attraverso la sofferenza, la pietra che è il peso della morte che si trascina dentro da quando era piccolo. Elementi ricorrenti e ciclici come il ritorno della donna che conduce prima la figlia e poi il nipote perché vengano guariti: coincidenze e fatalità di una visione ascetica.

La circolarità dell'intera storia si riproduce nei singoli episodi. Il protagonista passa attraverso una degradazione di se stesso, attraverso la morte e l'impoverimento dei suoi valori morali per risorgere e acquisire una intatta solidità spirituale. La pulsione di morte, osserva J. Kristeva (1), risulta meccanismo di rilancio, della tensione della vita; tende verso un livellamento della tensione di inerzia e di morte, perpetuando così la vita. Il personaggio è inserito in un meccanismo rituale in cui dapprincipio si trova di fronte ad una situazione che non riesce a governare, compie una metamorfosi relazionandosi con la morte e supera l'ostacolo in seguito ad una forma di espiazione e riscatto. Una struttura che si ripropone in ogni episodio, il quale a sua volta mantiene sostanziali differenze dagli altri per "modo narrativo". Nel primo prevale l'elemento magico e misterioso della fiaba, nel secondo quello divertente della commedia, nel terzo quello tragico del dramma, nel quarto e nel quinto l'ironia del ritorno, della sostituzione e della circolarità confermata.

(1) J. Kristeva, La rivoluzione del linguaggio poetico, Marsilio, Padova 1979, p. 124

 


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