Trashed PDF 
Francesca Druidi   

È salito alla ribalta delle cronache italiane quando l'emergenza ha raggiunto in Campania preoccupanti livelli di guardia sul fronte sanitario, sociale, economico e di pubblica sicurezza, per poi finire agilmente nel dimenticatoio. Il tema dei rifiuti, come mostra il documentario della regista britannica Candida Brandy Trashed, è però bel lontano dall’essere risolto e non riguarda certo solo il nostro Paese, ma è una questione universale e trasversale, che meriterebbe di comparire ai primi posti dell’agenda politica dei governi di tutto il mondo. Trashed indaga il devastante impatto che i rifiuti, e le sue stesse modalità di raccolta e di smaltimento, esercitano sui singoli, siano essi animali o esseri umani, ma soprattutto sulla vita di intere comunità e del pianeta nel suo meraviglioso, ma fragile, equilibrio.

È Jeremy Irons a vestire i panni di sensibile e attenta guida lungo il percorso di doloroso approfondimento del fenomeno dei rifiuti; l’attore premio Oscar non si limita a intervistare esperti e scienziati, ma conduce lo sguardo dello spettatore nei luoghi fisici, situati nelle più diverse e lontane aree del mondo, accomunati dalla tangibile esperienza di un ambiente violato dalle derive del consumismo e dall’ottusità dell’uomo: dalla surreale e agghiacciante montagna di spazzatura che incombe sul mare in Libano al fiume Ciliwung in Indonesia inondato dall’immondizia, dalle discariche tossiche nel Regno Unito fino alle calotte polari, che risentono oggi più che mai del riscaldamento globale, la terra, l’aria e l’acqua risultano inesorabilmente contaminate. La tesi del documentario è chiara e muove dalla critica alle soluzioni attuate fino a questo momento per risolvere la questione rifiuti. Se la costruzione di discariche, spesso contenenti materiale altamente tossico e ormai prossime alla saturazione in ogni angolo del mondo, non rappresenta di certo la soluzione al problema, non lo è nemmeno il ricorso a inceneritori e termovalorizzatori, a causa degli elevati livelli di tossicità delle sostanze emesse da questi impianti, quali diossine e particolato. Le conseguenze per i territori prossimi a discariche e inceneritori sono infatti evidenti nelle testimonianze raccolte da Jeremy Irons e Candida Brady: nonostante le istituzioni neghino una correlazione significativa, aumentano i casi di tumore e di anomalie genetiche nella popolazione, mentre gli agricoltori devono letteralmente gettare i raccolti coltivati, abbattere il proprio bestiame e, in qualche caso, addirittura chiudere definitivamente la propria azienda agricola. Trashed si sofferma, inoltre, sugli effetti che i rifiuti plastici producono sulla vita marina, strozzando delfini e tartarughe, e soprattutto rilasciando nei mari e negli oceani materiale che non si degraderà mai, anzi attrarrà ulteriori inquinanti artificiali presenti nelle acque. Le risorse marine del pianeta si stanno riempiendo di minuscoli corpuscoli di plastica che si frammentano in parti sempre più piccole, ma non vengono mai eliminati definitivamente, finendo quindi nella dieta alimentare della fauna marina. Il passaggio successivo è facile da intuire: il pesce che ingerisce plastica verrà a sua volta consumato dagli uomini, con conseguenze non rassicuranti per la salute dell’organismo, tra cui il rischio di infertilità (che sta già colpendo alcuni esemplari di balena).

L’obiettivo di questo documentario militante, sostenuto dalle musiche di Vangelis, è evidentemente quello di sensibilizzare l’opinione pubblica mondiale e mobilitarla all’azione, sia sotto il profilo individuale che collettivo. Non si può continuare a seppellire né tantomeno a bruciare i rifiuti, questa è la tesi di Trashed, che non esita a proporre immagini forti come quelle filmate nell’orfanotrofio in Vietnam dove vengono curati bambini affetti da malformazioni prodotte dall’agente arancio, un tipo di diossina impiegata durante la guerra. La frontiera della sostenibilità mondiale è individuata dalla progressiva riduzione della quantità di rifiuti generata, in particolare di quella non biodegradabile. La parte finale del documentario è infatti dedicata a singole persone ed enti - San Francisco, ad esempio, dove la raccolta differenziata raggiunge quasi l’80 per cento - che hanno saputo trovare soluzioni virtuose alla questione rifiuti optando per il riciclo, il compostaggio, la vendita di prodotti alimentari “alla spina”, in grado di far risparmiare risorse salvaguardando l’ambiente e la salute. “Verso rifiuti zero”, oltre che un movimento fondato da Rossano Ercolini (vincitore dell’autorevole premio ambientale Goldman), è una speranza ma soprattutto un monito.

 


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