Amore e altri crimini PDF 
Valentina Rossetto   

Presentato nel 2008 nella sezione "Panorama" del festival di Berlino, Amore e altri crimini è il primo lungometraggio del giovane regista serbo Stefan Arsenijevic. Lo precedono una serie di fortunati cortometraggi tra cui (A)torsion, premiato a Berlino nel 2003 e nominato agli Oscar 2004, e Fabulous Vera, inserito nell'antologia Lost and Found insieme ad altri corti di registi provenienti dall'Europa dell'Est.

Sempre attento alle tematiche che riguardano la storia più recente del suo paese (la guerra nei Balcani e il dopoguerra, le condizioni di vita nelle zone periferiche delle città), nel suo primo lungometraggio Arsenijevic racconta una giornata di Anica, amante trentenne di origine russa di Milutin, piccolo malavitoso di un grigio quartiere alla periferia di Belgrado. Non si tratta però di una giornata come un'altra, ma di quella in cui la protagonista attuerà finalmente il suo progetto di fuga per cominciare una nuova vita altrove, una giornata per la maggior parte passata a salutare le persone che le sono più vicine prima di lasciarle per sempre. Osservando la realtà in cui si muove Anica e le persone che incontra, il suo progetto di fuga è facilmente condivisibile. Il quartiere in cui vive è fatto di grandi e squallidi caseggiati suddivisi in centinaia di appartamenti. Un'immensa periferia abitata da migliaia di persone senza spazi comuni, senza punti di ritrovo, attraversata da strade grigie percorse solo dalle auto. Il degrado e la povertà regnano sovrani in ogni ambiente mostrato, dagli appartamenti ai negozi che espongono poche e povere merci. Le persone che circondano Anica non sono diverse dall'ambiente in cui vivono, conducono vite al limite della sussistenza e senza troppe aspettative. Milutin usa uno squallido solarium come copertura per i suoi traffici illeciti, ha una figlia con problemi psicologici che tenta spesso il suicidio e passa le giornate sul divano a guardare telenovelas sudamericane. Stanislav, braccio desto di Milutin, segretamente innamorato di Anica, vive con la madre, una ex cantante che crede di essere ancora importante, ma che si esibisce solo perché il figlio paga il proprietario di un locale. Niente in comune con la malavita organizzata dei trafficanti di droga o di armi che vediamo in molti film e che vive nel lusso e nella ricchezza, impegnata in battaglie per il controllo di traffici internazionali. Il più grande problema di Milutin è la costruzione di un centro commerciale che farà chiudere i negozianti del quartiere, sua unica fonte di reddito. Ciò nonostante la decisione di Anica sembra vacillare.

"Ho voluto esplorare un paesaggio umano raccolto nello spazio di una manciata di palazzi", dice  Stefan Arsenijevic, "attraverso le relazioni, le facce, per avvicinarmi il più possibile al calore umano dei personaggi, contrapponendolo al clima austero dell’ambiente. È stata una scelta maturata dopo una lunga riflessione: se avessi voluto lasciare il paese cosa mi sarei perso? Forse le persone". Ed è proprio il distacco umano a rendere difficile la fuga di Anica, perché nonostante tutto e nonostante il suo passato fatto di delusioni (che scopriamo poco per volta nel corso del film), la donna è ancora molto attaccata al suo quartiere, alle persone che lo abitano, ai ricordi. A complicare tutto è Stanislav, che le confessa di essere sempre stato innamorato di lei e le chiede di poterla seguire, aggiungendo in questo modo un ulteriore ostacolo alla sua partenza. Così il film comincia con Anica che ha preso la decisione di andarsene, che prepara tutte le sue cose e organizza la sua giornata in funzione della partenza, ma man mano che il film procede sembra sempre meno convinta. "Il pubblico sa già sin dall’inizio del piano di Anica, qualunque cosa le accada acquista allora un’intensità e un significato particolare. Anche perché c’è sempre la possibilità di cambiare idea", dice Arsenijevic esplicitando la sua strategia narrativa e sottolineando la situazione di disorientamento in cui si trova la protagonista. In Amore e altri crimini ci sono una serie di inquadrature che rappresentano perfettamente questa situazione. Per vendicare l’assassinio del suo cane da parte di un altro malavitoso con cui spartisce il controllo del quartiere, Milutin ordina ai suoi di liberare dalla gabbia il pappagallo del rivale. In diversi momenti del film Arsenijevic segue il volo circolare e senza vie di fuga dell’uccello tra i palazzi, tra le distese di balconi e finestre che chiudono ogni orizzonte visivo. Questa immagine rispecchia molto bene la condizione psicologica di Anica che, libera di andarsene e con tutti i mezzi per farlo, si muove tra le persone e gli spazi imprigionata nel quartiere.

Stefan Arsenijevic decide di raccontare la giornata di Anica e degli altri personaggi in maniera estremamente realistica. All'inizio del film mette in moto una dinamica narrativa e poi si dedica a osservarne lo sviluppo perché, come dichiara, il suo obiettivo è "verificare l’effetto del tempo sui progetti umani" e, potremmo aggiungere, le indecisioni e i ripensamenti a cui dà luogo. L'osservazione di Arsenijevic non è distaccata ma partecipe, può essere a volte ironica e disincantata, ma il regista non giudica i suoi personaggi perché quella che emerge è una realtà troppo complessa, molteplice e controversa per poter prendere una posizione. Una realtà in cui tutto sembra già essere stato deciso e in cui l’unico modo per poter avere una reale alternativa è quello scelto da Anica, cioè la fuga. In diversi momenti i personaggi cantano la canzone besame mucho, l’unica canzone del film. È la preferita di Ivana, che la canta mentre si trova sul cornicione di un palazzo sull’orlo del suicidio, è eseguita in maniera ossessiva dalla madre di Stanislav nelle sue serate e da Sanislav stesso quando porta un omaggio floreale a un vecchio amore di Milutin. È cantata anche da Anica e da Milutin. Sempre la stessa canzone in contesti diversi, e sempre proposta con poca passione, ripetuta quasi meccanicamente a sottolineare ulteriormente la chiusura e l’assenza di alternative in una realtà in cui le persone sono destinate a reiterare percorsi di vita già visti.

In Amore e altri crimini ogni situazione sembra pervasa da una sensazione di rassegnazione e stanchezza e da una totale sfiducia verso un futuro che riserva pochi cambiamenti. Arsenijevic sembra dirci che l’unica cosa a cui si può aspirare, restando, è la sopravvivenza. E forse neanche quella, se è vero che Stanislav, troppo preoccupato per la sorte della madre, decide di non seguire Anica e alla fine viene ucciso. 

TITOLO ORIGINALE: Ljubav i drugi zlocini; REGIA: Stefan Arsenijevic; SCENEGGIATURA: Stefan Arsenijevic, Srdjan Koljevic, Bojan Vuletic; FOTOGRAFIA: Simon Tansek; MONTAGGIO: Andrew Bird; MUSICA: Oliver Welter; PRODUZIONE: Austria/Germania/Serbia/Slovenia; ANNO: 2009; DURATA: 106 min.

 


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