Nessuna verità PDF 
Maurizio Ermisino   

Di Ridley Scott mi hanno sempre affascinato le visioni. Fin dal suo esordio, il regista inglese dall’innato senso estetico (arriva dal mondo degli spot pubblicitari, che tra gli anni Settanta e gli Ottanta hanno vissuto un periodo aureo) è riuscito a regalarci pellicole in grado di fornire una visione indelebile del nostro futuro, e delle forme di vita intorno a noi. In Blade Runner e Alien Scott era aiutato dai migliori designer ed effettisti, certo, ma il suo occhio è stato fondamentale nel costruire mondi che sono rimasti impressi nell’immaginario collettivo e nella storia del cinema. Per chi ha amato questi film, e identifica con essi il regista, il rischio è di rimanere delusi di fronte alle sue prove più recenti. A partire dagli anni Novanta, Scott ha corso il rischio di trasformare il suo cinema da visionario a pomposo, sia negli episodi più riusciti (Il gladiatore, in ogni caso sopravvalutato), sia in quelli più imbarazzanti (Hannibal, Le crociate). Oggi Scott sembra essersi assestato su un tipo di cinema molto solido e di intrattenimento, girato con maestria, ma privo di quelle visioni che rendono un buon film grande cinema. È un artigiano, comunque con la A maiuscola, più che un autore.

Nessuna verità (Body of Lies) si inserisce nel filone dei suoi ultimi film, prodotti di ottima fattura, senza mai cadute di tono, ma privi anche di momenti indimenticabili. Siamo insomma dalle parti di Black Hawk Down e di American Gangster, per intenderci. Come American Gangster, anche Nessuna verità è una partita a due. I duellanti (per citare un altro di quei visionari film di Scott) sono Robert Ferris (Leonardo Di Caprio), agente dei servizi segreti che lavora sul campo, e Hoffman (Russell Crowe), veterano della CIA, che coordina la operazioni a distanza, da casa o dal centro operativo. I due lavorano insieme alla ricerca di un importante terrorista. Parliamo di partita, anche se stanno dalla stessa parte, perché i giochi di potere tra i due sono evidenti: spesso le decisioni del superiore sono diverse da quelle che richiederebbe Ferris, finendo per frustrare, o far addirittura naufragare, le sue iniziative. Ma la partita a scacchi non si gioca solo tra i due. È soprattutto tra la CIA e i servizi segreti “amici” mediorientali, che hanno esigenze e metodologie differenti rispetto al modus operandi americano (e in questo senso il film è illuminante). Oltre che tra servizi segreti e terroristi, ovviamente. Vediamo così finti attentati, organizzati ad arte per incastrare sospetti e procedere contro di loro, o informatori sacrificati, dopo aver assicurato loro la protezione, non appena si è ottenuto ciò che serviva. È uno sporco lavoro quello dell’agente segreto: e questo il film lo comunica in maniera egregia.

La regia sembra lavorare proprio sul contrasto tra i duellanti Crowe e Di Caprio, per come indugia sulla differenza di condizioni in cui lavorano: il primo con auricolare e computer portatile, il secondo con le armi; il primo a casa, mentre parla e gioca con moglie e figli, il secondo in mezzo a inseguimenti, torture e sparatorie in Iraq (e con la difficoltà a iniziare una relazione con una donna del posto). È imbolsito, pulito con i capelli grigi e gli occhiali l’Hoffman di Crowe (per lui una trasformazione simile a quella di The Insider), mentre è atletico, nervoso, scattante, sempre in mezzo alla polvere il Ferris di Di Caprio. Anche se il film non lo teorizza apertamente, sembra di assistere al contrasto tra gli agnelli e i leoni di cui parlava Lions for Lambs, tra chi manda cioè le persone in guerra e chi combatte veramente. Non saranno forse al livello delle sue visioni più alte, ma in Nessuna verità le idee di regia non mancano: le riprese dall’alto dei luoghi in cui si svolge l’azione riprendono lo stile delle immagini dei satelliti della CIA, e da scene concrete diventano scelta stilistica, nel senso che vediamo questo tipo di riprese anche in alcuni momenti del racconto, per introdurre o raccordare determinate scene, e non solo quando esse appaiono sui monitor giganti della CIA. La visione dall’alto sembrerebbe rappresentare l’idea del controllo, l’ossessione di riuscire a vedere tutto. Per poi stabilirne l’impossibilità, come accade nella scena in cui a uno scambio tra ostaggi si presentano più mezzi di trasporto, e il satellite non sa chi seguire. Ridley Scott gioca a contaminare i linguaggi visivi: sulle immagini del racconto si innestano quelle delle riprese con telecamere private, delle tv a circuito chiuso e, appunto, quelle dei satelliti, in modo che il nostro occhio, cioè la visione onnisciente del regista, si alterni all’occhio dei personaggi, e alla loro visione parziale. Ma Nessuna verità soffre anche di una sceneggiatura a tratti farraginosa, a tratti complicata, che cerca la frase ad effetto ma che non conquista completamente, e non lascia un segno profondo una volta usciti dalla sala.

Proprio come gli automezzi che dal luogo dello scambio degli ostaggi si dipanano a raggiera in direzioni opposte, le filmografie di Scott vanno nelle direzioni più differenti: il film storico (Il gladiatore, Le crociate), il film d’azione e di ritmo (questo, ma anche American Gangster) e la commedia (Il genio della truffa, Un’ottima annata, forse una delle sue cose recenti più riuscite, e il prossimo Monopoli, tratto dal celebre gioco). C’era una volta anche la fantascienza. E forse ci sarà: è annunciato finalmente un nuovo film sci-fi, Forever War, un progetto inseguito da 25 anni. E allora restiamo in attesa del nostro Ridley Scott preferito. Restiamo in attesa di una visione.

TITOLO ORIGINALE: Body of Lies; REGIA: Ridley Scott; SCENEGGIATURA: William Monahan; FOTOGRAFIA: Alexander Witt; MONTAGGIO: Pietro Scalia; MUSICA: Marc Streitenfeld; PRODUZIONE: USA; ANNO: 2008; DURATA: 128 min.

 


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