Prènom Carmen: crepuscolo di un' innocenza PDF 
Silvia Nitrato Izzo   

Nel 1979 Godard, con la compagna Anne-Marie Mièville, si trasferisce in Svizzera. Comincia così un nuovo e fecondo periodo di attività registica, segnato da una sorta di ritorno alle origini. Il suo primo film svizzero, Sauve qui peut (la vie), è, dopo molti anni di sperimentazione, finalmente un vero film, in pellicola, con attori conosciuti, che ottiene anche un buon successo commerciale. Il lavoro del regista negli anni Ottanta è molto prolifico e regala opere di grande valore, tra le quali voglio ricordare appunto, Prènom Carmen.

Il film racconta la storia di un tormentato amore fra due giovani: Joseph e Carmen. Quest’ultima sta progettando, insieme a una banda di complici, un rapimento, nascosto dalla preparazione fittizia delle riprese di un film. La donna coinvolge così Joseph in un vortice di passione e odio, amore e ossessione, facendo in modo che il suo attaccamento per lei diventi morboso: «Lo sai Joseph che se ti amerò sarai fottuto? ».

Quest’opera è ispirata, solo vagamente, alla Carmen di Bizet; alle musiche di quest’ultimo, Godard preferisce i quartetti di Beethoven, eccezionale colonna sonora di tutto il film. La storia in fondo richiama quelle degli anni Sessanta: seguiamo la fuga di due giovani criminali innamorati, li vediamo amarsi, odiarsi e abbandonarsi. La similitudine fra Joseph e Ferdinand (protagonista del film Pierrot le fou) è evidente: Carmen chiama il suo uomo Joe e lui la corregge sempre, proprio come faceva il protagonista di Pierrot le fou con la compagna. L’amore fra i personaggi di Prènom Carmen è però più tormentato rispetto a quello fra Ferdinand e Marianne: è l’atmosfera generale del film che diventa più cupa e si allontana dalla gioiosa leggerezza di Pierrot le fou. Le opere di questo terzo periodo di attività si presentano più cupe e tristi, pervase da un forte senso di desolazione e da una maturità registica sempre più evidente. I personaggi sono cresciuti, ora più tormentati e sembra mancare in loro quella voglia di vivere che caratterizzava, al contrario, tutti i primi protagonisti dei film di Godard. Carmen è una donna violenta e intransigente, la ascoltiamo chiedersi cosa ci sia prima dei nomi, prima di tutto, prima che le cose vengano nominate e Godard ci risponde che prima della parola c’è sempre l’immagine.

Il film si apre e si chiude con due sparatorie, inizia e finisce con l’abbraccio dei due amanti: il primo segna l’inizio della loro avventura insieme, il secondo è un abbraccio di morte. Joseph stringe Carmen fra le sue braccia, si sente uno sparo, fino alla fine non capiamo chi dei due abbia sparato; poco dopo vediamo Joseph alzarsi e andare via, mentre lascia la giovane donna in fin di vita, stesa al suolo. Prènom Carmen è un film sulla carnalità e il suo opposto: l’innocenza. Il film si apre con una riflessione di Carmen: «Non ho studiato ma so che il mondo non appartiene agli innocenti», ancora la sentiamo tormentarsi e affermare: «Mi pare di vedere, non lo so, gli innocenti da una parte e poi non lo so più». Carmen riflette spesso su questo tema, come se in fondo aspirasse a questa innocenza perduta e ormai a lei negata. L’atteggiamento da donna violenta, vissuta e forte sembra incrinarsi poco prima della morte, quando chiede al giovane cameriere: «Come si chiama quando ci sono gli innocenti da una parte e i colpevoli dall’altra?... quando tutto è perduto, ma sorge il giorno e tuttavia l’aria si respira? », lui le risponderà: «Questa si chiama l’aurora signorina». La donna cerca anche di giustificare le proprie azioni ammettendo che in fondo: «Non siamo noi la merda, è il mondo »; d’altronde si riflette anche su questo, sulla società, sul fatto che i giovani siano una banda di fetenti che non ha inventato niente, né le sigarette, né i blue Jeans.

Ma la disoccupazione, quella sì. La vena ironica del film è affidata allo stesso Godard che si cala nei panni del buffone, il quale regala agli altri protagonisti sagge riflessioni sulla vita e sul cinema: «Devi sapere che la bellezza genera quel terrore che a fatica sopportiamo». La giovane che è sempre con lui chiede continuamente: «Lo scrivo? », come se dovesse fissare sulla carta le perle di saggezza del vecchio regista stralunato. Carmen e Joseph sono molto diversi da Marianne e Ferdinand (Pierrot le fou), o da Michel e Patricia (A bout de souffle). Due personaggi che vivono sentimenti diversi in un mondo ormai lontano. L’uomo e la donna sono sempre più soli e disperati, prigionieri delle loro città, delle loro case e dei loro pensieri. Non sembra più esserci molta speranza: la coppia è ormai giunta al crepuscolo.

 


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