My week with Marylin PDF 
Giulia Palmieri   

Grandi attori non fanno grande un film. Ecco il giudizio, severo, che mi è venuto da dare di getto a questo ambizioso biopic che si issa innanzi a un’icona troppo immensa per essere promosso senza riserve. My week with Marylin ha però un grande pregio: quello di non voler raccontare la diva, inseguendone i gesti, sezionandone l’intimità, bensì quello di limitarsi a mostrare una donna che dietro ai riflettori era tutt’altra cosa rispetto a dietro le quinte. Il televisivo Simon Curtis, qui al suo debutto sul grande schermo, sapeva bene che non doveva strafare: se l’è cavata, aiutato forse dalla produzione che fu de Il discorso del re e dalla costumista di Match Point, Jill Taylor, di cui avvertiamo immediatamente la stoffa. Ben Smithard è invece il direttore della fotografia che tutto fa risplendere, pur non potendo lavare via quella macchia di “scontato” che certe inquadrature inevitabilmente trasmettono (la scena del bagno nel Tamigi, nudi, con tanto di bacio in controluce “Flare & Glare” sanno proprio un po’ di soap).

A proteggere dal fuoco incrociato della critica questa sceneggiatura, basata sui diari scritti da Colin Clark, The Prince, The Showgirl and Me, vi è un cast intoccabile, che più inglese non si può: l’intramontablile Judi Dench capeggia l’équipe degli ever green made in Britain, mentre la sempre più perfetta comparsa Emma Watson è ormai in piena rotta verso gli astri più luminosi dell’universo hollywoodiano. Un po’ bamboccione, un po’ imbranato, perfino Eddie Redmayne (anche lui reduce dal piccolo schermo con I pilastri della Terra) si presta a indossare i panni del giovane Colin, alto borghese controcorrente, in fissa con i film e in botta, come tutti, per Marylin, l’eccelsa Michelle Williams di fronte a cui davvero non possiamo che levare il cappello. Fragile e vulnerabile, supera questa difficilissima prova poiché non copia, non si affanna, ma interpreta con naturalezza un personaggio che altrimenti sarebbe risultato caricaturale. E viene la pelle d’oca a guardarla sedata dalle pillole, incapace di accettare il proprio talento, ossessionata dalla sua inadeguatezza, condizione che riflette forse lo stato in cui si trovava il marito Heath Ledger nel momento in cui decise di farla finita. Kenneth Branagh assiste e spalleggia, nei panni di un eccentrico Laurence Olivier incapace di mantenere la calma innanzi a contata sensualità e in preda a frequenti isterie nel corso delle riprese del suo Il Principe e la Ballerina (1956).

Ovvie, dunque, le candidature agli Oscar di questi due mostri sacri, rispettivamente come Migliore Attrice Protagonista e Miglior Attore Non Protagonista, specie dopo che Michelle Williams si è finalmente aggiudicata il Golden Globe come miglior attrice in un film commedia o musicale, dopo aver per due volte sfiorato l’Oscar con I segreti di Brokeback Mountain e Blue Valentine. In Italia il film venne già presentato fuori concorso al Festival di Roma, ma verrà distribuito da Lucky Red solo a partire dal 1° giugno con il titolo Marylin, a quasi un anno di distanza quindi, dall’apparizione del primo trailer ufficiale, avvenuta nel corso della 64a  edizione del Festival di Cannes. Sarà dunque l’estate delle celebrazioni per i 50 anni dalla morte di Marylin ad abbracciare questa pellicola che non risulta sacrilega, poichè non ambisce alla perfezione. Abbagliante, bisognosa d’amore e fintamente superficiale: questa la Marylin di Curtis, questo il suo film che forse non vince, ma se non altro fa l’impossibile per rendere onore a un mito nel suo momento forse più delicato e fragile.

Titolo originale: My Week with Marilyn; Regia: Simon Curtis; Sceneggiatura: Adrian Hodges; Fotografia: Ben Smithard; Montaggio: Adam Recht; Scenografia: Donal Woods; Costumi: Jill Taylor; Musiche: Conrad Pope; Produzione: The Weinstein Company, BBC Films, Lipsync Productions, Trademark Films, UK Film Council; Distribuzione: Lucky Red; Durata: 99 min.; Origine: USA/Gran Bretagna, 2011

 


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