TFF 30/Festa Mobile PDF 
Elena Ciofalo   

Fine della trentesima edizione del Torino Film Festival. Un traguardo importante, accompagnato dalle belle cifre percentuali in ascesa, che hanno registrato il 16% di entrate in più rispetto al TFF del 2011. Il tutto a confermare l'alta caratura di questa manifestazione cinematografica nel panorama festivaliero italiano, che tende invece sempre più ad una ricerca parossistica della visibilità, con sfarzo e uso/abuso del cinema come mezzo per vendere e vendersi. I temi ricorrenti del TFF di quest'anno, che spaziano dall'immancabile attenzione al coming of age giovanile per arrivare ai viaggi, passando per famiglia, musica e letteratura, sono esaustivamente contenuti nei trenta e più film di Festa Mobile, spazio fuori concorso del festival.

Tra le pellicole più interessanti di Festa Mobile, di cui è già prevista una distribuzione italiana, c'è stata quella della coppia di registi indipendenti che sei anni fa diresse Little Miss Sunshine. Jonathan Dayton e Valerie Faris dirigono la commedia Ruby Sparks, sceneggiata e interpretata dalla nipote di Elia Kazan, Zoe, che lancia interessanti riflessioni sui confini labili tra realtà e letteratura nella storia di un giovane scrittore che letteralmente “scrive” la sua ragazza. In febbraio è invece prevista la distribuzione nelle sale italiane della trasposizione cinematografica di Anna Karenina, una perfetta coreografia di due ore abbondanti diretta da Joe Wright e sontuosamente sceneggiata da Tom Stoppard, già vincitore di un Oscar per Shakespeare in Love. Gli attori principali di questo film sono Keira Knightley, protagonista brava ma non penetrante, un Jude Law serioso ufficiale governativo di mezz'età, marito di Anna, ed Emily Watson, ottima seppur nel ruolo minore della contessa Lydia. I personaggi si muovono per la maggior parte del tempo su un palcoscenico che non è solo quello figurativo dell'alta società russa ottocentesca, ma anche quello letterale che circonda i personaggi, dichiarato dall'apertura del sipario all'inizio del film. Un'operazione insolita che, nonostante l'ipertrofia scenica, riesce a tenere desto lo sguardo dello spettatore per l'intera durata della pellicola, in attesa di nuove coreografie.

Altro film di cui si può sperare una distribuzione italiana è la slapstick comedy Imogene di Shari Springer Berman e Robert Pulcini. La protagonista, interpretata da Kristen Wiig, si prende gioco della frase di Dorothy ne Il meraviglioso mago di Oz “There's no place like home” e rifiuta il suo ambiente familiare imbarazzante, salvo poi cambiare idea alla fine delle peripezie vissute nel film. Si tratta di una commedia di situazioni e personaggi il cui fiore all'occhiello è l'interpretazione di Annette Bening, che sta probabilmente vivendo il suo periodo d'oro. La maturità artistica della Bening è infatti confermata anche quando veste i panni di Bella, femminista militante dell'Inghilterra degli anni Sessanta descritta in Ginger & Rosa, ultimo lavoro di Sally Potter. Su uno sfondo di ansie e lotte politiche per il disarmo nucleare nell'Inghilterra della Guerra Fredda, due amiche adolescenti crescono e si confrontano dualisticamente tra urgenze ideologiche e preoccupazioni sentimentali. La regista, assente alla presentazione del film che ha chiuso il festival, ricorda comunque con una lettera al pubblico del TFF la sua felicità nell'offrire il suo lavoro a Torino, città a cui è legata per i suoi tour giovanili, quando faceva parte di una feminist jazz band. Infine, un esordio alla regia del tutto singolare, e per questo fuori concorso, nonostante sia in effetti un'opera prima, è quello di Dustin Hoffman con Quartet, una commedia con Maggie Smith che ha aperto il festival al Lingotto lo scorso 23 novembre.

Grande e dibattuta assenza al festival è stata quella di Ken Loach, invitato a Torino per presentare il suo nuovo film La parte degli angeli e ricevere il Gran Premio Torino. In protesta contro i licenziamenti del Museo del Cinema di Torino (da cui il TFF è dipendente), il regista britannico ha ritirato la sua presenza insieme al film, aprendo di fatto una polemica alla quale il direttore uscente Gianni Amelio non ha risparmiato commenti risoluti. Amelio, ribadendo l'estraneità del festival dalle scelte del Museo, ha infatti commentato che “il gesto politico più giusto sarebbe stato quello di venire al festival, anche rifiutando il premio, per parlare del problema dei licenziamenti”. Problema di cui Loach è comunque venuto a parlare a Torino, al cinema Ambrosio il 6 dicembre scorso, aspettando dunque che si chiudesse l'edizione del festival. L'assenza di Loach non ha per fortuna compromesso la proiezione di Whisky Galore di Alexander Mackendrick, una delle Ealing Comedies prodotte negli omonimi Studios britannici dal 1947 al 1957. Girata del 1949, la pellicola è stata inserita in Festa Mobile perché simile per tematiche al film di Loach. Un paese scozzese durante la Seconda Guerra Mondiale rimane senza scorte di whisky, e i suoi abitanti fanno l'impossibile per impossessarsi e nascondere il carico di una nave arenata, prendendosi gioco delle milizie della Home Guard che dovrebbero custodire il bottino.

La sottosezione “Classics” di Festa Mobile ha proposto Viaggio in Italia di Roberto Rossellini nell'edizione originale inglese da cinéphile. Nella pellicola George Sanders e il suo posato accento british contrasta in modo esilarante con il dialetto napoletano della cuoca nella bella casa partenopea dove si trovano gli spenti coniugi interpretati da Sanders e Ingrid Bergman. Ma Viaggio in Italia non è la sola perla della sottosezione “Classics”, che ha regalato anche la possibilità di incontrare per le strade di Torino l'intellettuale spagnolo Fernando Arrabal. In conferenza stampa Arrabal ha raccontato aneddoti di una Torino lussuriosa e delle feste di Andy Warhol a cui ha partecipato. Per Arrabal la presenza al festival è stata un'occasione, non tanto per parlare del suo film del 1971, Viva la muerte, quanto piuttosto per raccontarci che “in arte, come nell'amore e nella vita, niente è proibito”, e per parlare delle sue idee filosofiche sulla modernità, di cui è stato definito “l'ultimo avatar”. La vita e le idee di altri intellettuali sono presenti nella sezione Festa Mobile, grazie ai documentari biografici su Morando Morandini, Morando's Music di Luigi Faccini, Furio Scarpelli, Furio Scarpelli: il racconto prima di tutto di Francesco Ranieri Martinotti, e Francesco Pasinetti, con un cofanetto presentato al festival e contenente alcuni dei film del regista e critico.

Dulcis in fundo, sono forse i film “fuori-razza”, non inquadrabili in un genere preciso, a regalare le vere folgorazioni, non solo della sezione Festa Mobile ma dell'intero Torino Film Festival. Nel one man show The Pervert's Guide to Ideology Slavoj Žižek ci annuncia che l'ideologia occidentale è "dentro" a tanti film, in un vero e proprio saggio filosofico-cinematografico che segue di qualche anno l'esperimento del 2006 The Pervert's Guide to Cinema. La cifra originale di questo lavoro sperimentale, che però non si prende mai sul serio, si rintraccia nella ripresa dei set cinematografici di (e da) cui parla Žižek sulla barca de Lo squalo, o vestito da prete sul set di Tutti insieme appassionatamente, o, ancora, disteso nel letto di Travis Bickle in Taxi Driver. Qualcun altro, durante questo festival, ha sfoderato un'intellettualità effervescente senza mai prendersi sul serio: l'eccentrico e forse ancora sottovalutato Filippo Timi. Si tratta di Amleto², un esperimento - inedito in Italia - di ripresa in 3D di uno spettacolo teatrale, con la regia di Felice Cappa. Nel film/piéce il sardonico scrittore e interprete Filippo Timi gioca con l'ambiguità sessuale e con l'opera shakespeariana in una mixture definibile con il “cinismo, nichilismo, sarcasmo e orgasmo” di alleniana memoria. E, parlando di comicità, non può non essere menzionata The Untrue Story of Monty Python's Graham Chapman 3D, film antologico d'animazione composto da corti realizzati da dodici studi d'animazione diversi. In ogni cortometraggio, un episodio, raccontato dalla voce fuori campo di Graham, non ci permette mai di capire cosa c'è di vero e cosa no. A ciò si sommano alcuni spezzoni della serie Flying Circus dello storico gruppo di comici britannici. Il tutto si conclude con le riprese del funerale di Graham, in cui la tristezza dell'evento stride con l'ironia che lui aveva richiesto per il suo funerale.

Per concludere: una domanda. Quanto dareste a un film che si presenta, nel 2012, come un melò spagnolo anni Venti, muto e in bianco e nero? Fino a poco tempo fa nessun produttore avrebbe investito su un progetto del genere. Ora, dopo il successo di The Artist e due progetti hollywoodiani sulla favola di Biancaneve, Pablo Berger ha trovato i soldi per produrre il suo Blancanieves. Risultato: geniale. Da brivido nella sua capacità di cogliere e rappresentare quell'alone di perversione e inquietudine insito nelle fiabe della tradizione. E interessante nella sua versione femminista di una Biancaneve vessata ma forte, che si unisce a un gruppo di nanitos toreadores e che, diventando una torera, sovverte le regole maschiliste che regnano nel mondo della corrida. Il lavoro della selezione Festa Mobile del Torino Film Festival, coordinata da Emanuela Martini, fantastica co-direttrice del TFF da cinque anni, è qualcosa in più di un compromesso tra film commerciali e ricercati. Si può dire che Festa Mobile sia la dimostrazione di come le produzioni delle cinematografie occidentali siano ancora in grado di offrire contenuti non appiattiti e prevedibili, ma anzi coraggiosi e spesso sorprendenti.

 


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