Solo Dio perdona PDF 
Andrea Mattacheo   

L’ultimo film di Nicolas Winding Refn è un corpo freddo, che raggela e distanzia. Un fantasma che attraverso silenzi, staticità, ellissi e una certa retorica stilistica e narrativa rifiuta e nega qualsiasi partecipazione. Un film cerebrale, che appena finito lascia perplessi e dubbiosi, ma poi persiste, cresce e tormenta. Perché, malgrado i pesanti eccessi psicoanalitici di scrittura e quelli kitsch di regia - maschere schematizzanti e banalizzanti dietro le quali Refn sembra nascondere una rabbia altrimenti ingestibile -, Solo Dio perdona è un film difficile e complesso, di una stilizzazione e di una asciuttezza estreme, dure al punto da risultare insopportabili e fastidiose.

Con il suo racconto orientale - che di orientaleggiante, affascinante ed esotico però ha poco o nulla - Refn sbatte sulla faccia di chi guarda, senza troppe buone maniere, tutto lo sgargiante e decadente orrore del nostro occidente. Una società cieca e autoreferenziale, crudele e inumana perché agli uomini di carne ha sostituito da centinaia di anni un’idea di uomo che ha radici solo nell’immagine, nella convinzione che al proprio gusto, al proprio stile e alla propria bellezza corrispondano la giustizia e la moralità. Ma ciò che è bello non è per forza vero e buono, malgrado i versi della nostra poesia. E nel nome dell’incrollabile certezza che ciò che è buono per se stesso rappresenti la giustizia per tutti, l’occidente (che in Solo Dio perdona ha il volto “uno e trino” di una madre americana e dei suoi “amati” figli) ha prodotto e continua a produrre devastazione, dolore e morte. Umiliando, depredando e schiacciando “gli altri”, quelli che stanno distanti, oltre il suo misero e ristretto orizzonte; eliminandoli persino dalla propria falsa coscienza: “Non me ne frega un cazzo se ha violentato e sgozzato una ragazzina. Lui è mio figlio”. Perché la ragazzina violentata e uccisa è figlia di chi nel nostro immaginario non conta nulla da centinaia di anni; massa indistinta di brutti, sporchi e cattivi, al limite degna di essere compatita. Massa destinata però nel disegno “refniano” ad avere la sua vendetta violentissima, giusta e morale anche se sgraziata, per mezzo di un “insignificante” poliziotto thailandese. Nel suo corpo apparentemente stanco, rassegnato e mediocre, privo di qualsiasi fascino e carica attrattiva, giace una forza dalle radici profonde; una forza, impassibile eppure tremendamente rabbiosa, che schiaccia e umilia la fisicità occidentale di plastica.

Solo Dio perdona lascia nello stomaco il sapore amarissimo di un avvertimento rivolto a chi abita il mondo che arrogantemente si autodefinisce primo: chi non vuole vedere e non vuole ascoltare niente al di fuori di sé merita che gli si cavino gli occhi e squarcino le orecchie. E’ un monito scandaloso, terribile, quasi indigeribile, ma che necessità di essere ascoltato.

 


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