Manderlay - Lars Von Trier PDF 
di Alessio Gradogna   

Ancora e sempre, Lars Von Trier. Talentuoso, pretestuoso, saccente, affascinante, debordante, irritante, geniale, arrogante, coinvolgente, naturalmente unico nel portare avanti un discorso cinematografico a se stante, che rifugge i canoni estetici comunemente in uso per portarci nel mondo complesso e sfaccettato della sua ideologia multiforme. Von Trier, croce e delizia, il creatore e al contempo l'omicida del movimento Dogma, un regista che come pochi altri ha saputo dividere la critica, la quale da molti anni disquisisce sulla bontà e/o sulla peraltro dichiarata falsità del suo cinema. Divisi in schieramenti spesso estremi, i critici di ogni dove, non ultimo il recente Festival di Alessandria, si confrontano sull'effettivo valore delle opere del regista danese, amato e odiato, idolatrato e rifiutato, applaudito e sbeffeggiato.

Forse bisognerebbe smetterla con questa concezione partitocratica che obbliga a piantare intoccabili paletti verso cui dirigere la riflessione artistica su ogni nuovo lavoro dell'autore di Copenaghen, e dedicarsi invece, più semplicemente, al riporto della qualità di ogni singolo film, e di una singolarità specifica che rifugga da qualsivoglia aprioristico termine di giudizio. Non importa più sapere se Le onde del destino è un capolavoro o una presa in giro dello spettatore, se Idioti e Dancer In The Dark sono fulgidi esempi di vitalità sperimentale o raffazzonate autocelebrazioni, e se la trilogia americana attualmente in corso sia necessaria o inutile. Tanto è già stato scritto, forse troppo. Siamo arrivati a Manderlay, dopo Dogville e prima di Wasington (attenzione, non è un refuso), e da qui bisogna partire.

C'è ancora la dolce e spietata Grace, che dopo essere stata mentalmente e fisicamente stuprata dall'intera comunità di Dogville e averla poi sterminata in collaborazione con il padre, continua il suo viaggio verso nuovi volti di un'America senza grattacieli e senza scenografie, senza realtà e senza confini. Ma al posto di Nicole Kidman e James Caan ci sono Bryce Dallas Howard, figlia di Ron lanciata da Shyamalan in The Village, e Willem Dafoe. L'approdo a Manderlay conduce Grace e tutti noi in un percorso attraverso la schiavitù, abolita di nome ma non di fatto, nelle differenze razziali di un popolo ancora legato a vecchie e desunte classificazioni di casta, verso una comunità, quella di Manderlay appunto, in cui i pochi bianchi governano inflessibilmente sui poveri neri, imprigionati dietro un cancello bloccato da sbarre ben sicure. Grace si fa portavoce dei diritti di uguaglianza della costituzione americana, e inizia, senza l'aiuto del padre, troppo egoista per perdere tempo ad aiutare il prossimo, la sua crociata per liberare gli schiavi e rendere loro la libertà. Non importa se le armi fungano da organo collante delle nuove leggi: importa l'impegno civile, la necessità di purgare un animo colpevole che si erge a rappresentante universale di un'intera nazione, perché "è solo colpa nostra", di noi bianchi, se le genti nere sono state da sempre ghettizzate, sfruttate e umiliate. Ma è difficile dare nuova vita a chi ha vissuto sempre allo stesso modo, a chi ha paura di non farcela oltre quelle sbarre, a chi non ha mai conosciuto altro al di fuori di ciò che è sempre stato. Queste persone sono quasi come bambini, semplici e incerti, dubbiosi e accucciati su se stessi, che sul rapporto padrone-schiavo hanno basato l'intera loro esistenza. Bisogna insegnare loro cos'è la democrazia, come funziona il diritto di voto, cosa voglia dire essere liberi. E Grace si accorgerà ben presto di come questo processo sia arduo e lastricato di impedimenti.

Eppure, cos'è davvero la democrazia? Siamo sicuri che l'opera caritatevole di una donna combattiva abbia una sua coerenza? Davvero i neri ignorano i fondamenti della vita civile? E se in realtà non fossero pronti, per la libertà? E poi, in fondo, siamo certi che in realtà non siano molto più furbi di noi, e che l'apparenza iniziale nasconda invece una realtà non preventivabile?

Von Trier con Manderlay, ancor più che in Dogville, costruisce un film "a tesi": nelle parole di Grace e negli ambigui comportamenti degli (ex) schiavi si espande la critica alla società americana attuale, al forzato interventismo politico e guerrafondaio imperniato su motivazioni spesso non adeguate, e alla finale impossibilità di convivenza di etnie troppo diverse tra loro per tradizione, cultura e ideologia. Von Trier espone una visione del mondo cinica e beffarda, ribaltando i ruoli e le posizioni, affermando come non sempre le stratificazioni legislative e territoriali tra i (presunti) uomini di potere e i (presunti) deboli siano corrette e immediatamente riconoscibili. C'invita a scavare nei sottotesti, nelle ombre, nelle maschere, in sguardi accusatori, in volti furbescamente piagati che possono dire molto più di qualsiasi pezzo di carta. E sul finto set di Manderlay (in cui peraltro si recupera qualche elemento scenografico, pur mantenendo genericamente il vuoto che annulla la quarta barriera tra attori e spettatore) si attua una redenzione che tale non è, e una battaglia combattuta per nulla, nel nulla.

Questo secondo capitolo della trilogia dell'America, in rapporto a Dogville, manca d'intensità narrativa, di crudezza stilistica, di struggente situazionalità. Scorre con più difficoltà, con alcuni impacci, e qualche ridondanza francamente non necessaria (il sogno erotico di Grace e la sua attrazione sessuale verso la virilità nera). La struttura "a tesi" limita leggermente le potenzialità espressive incatenando la narrazione in briglie un po' troppo compatte. Bryce Howard conferma di essere una delle più belle scoperte hollywoodiane degli ultimi anni, è già brava e ancor più lo diventerà, ma necessariamente non ha il carisma e la presenza fisica della Kidman. Alcuni personaggi di contorno (i gangsters, la vecchia megera bianca che ha ancora il volto di Lauren Bacall, la personalità specifica di alcuni schiavi) non sono forse sviluppati nel modo più completo, e l'uso della voce fuori campo si fa talvolta smodato e fastidioso. Però Manderlay sa anche affascinare, e ancora una volta fuoriesce dai canoni imposti dalla (e nella) cinematografia contemporanea.

Quanto al sogno di libertà, è ancora una volta da rimandare. In fondo i personaggi di Von Trier sono sempre destinati al totale o parziale fallimento: la morte trova Björk in Dancer In The Dark e l'intera comunità di Dogville, i finti Idioti non possono continuare all'infinito la loro pantomima, L'elemento del crimine (film di debutto, risalente ormai a vent'anni fa) affonda ineluttabilmente in una terra corrotta e malsana, per non parlare de Le onde del destino, nel quale il personaggio di Emily Watson si carica sulle spalle la tragedia assoluta come atto unico di una drammaticità senza via d'uscita. Stesso discorso per Grace e per la comunità di Manderlay, destinati a continuare la loro inespressa ricerca, verso un futuro che ancora non ha volto. Per il momento, arrivederci a Wasington.

 


#01 FEFF 15

Il festival udinese premia il grandissimo Kim Dong-ho! Gelso d’Oro all’alfiere mondiale della cultura coreana e una programmazione di 60 titoli per puntare lo sguardo sul presente e sul futuro del nuovo cinema made in Asia...


Leggi tutto...


View Conference 2013

La più importante conferenza italiana dedicata all'animazione digitale ha aperto i bandi per partecipare a quattro diversi contest: View Award, View Social Contest, View Award Game e ItalianMix ...


Leggi tutto...


Milano - Zam Film Festival

Zam Film Festival: 22, 23 e 24 marzo, Milano, via Olgiati 12

Festival indipendente, di qualità e fortemente politico ...


Leggi tutto...


Ecologico International Film Festival

Festival del Cinema sul rapporto dell'uomo con l'ambiente e la società.

Nardò (LE), dal 18 al 24 agosto 2013


Leggi tutto...


Bellaria Film Festival 2013

La scadenza dei bandi è prorogata al 7 aprile 2013 ...


Leggi tutto...


Rivista telematica a diffusione gratuita registrata al Tribunale di Torino n.5094 del 31/12/1997.
I testi di Effettonotte online sono proprietà della rivista e non possono essere utilizzati interamente o in parte senza autorizzazione.
©1997-2009 Effettonotte online.