The Fog of War: La guerra secondo Robert McNamara PDF 
Marco Doddis   

Robert Strange McNamara è stato uno dei personaggi più importanti per la politica americana del Novecento. Professore ad Harvard, Presidente della Ford, Segretario alla Difesa sotto Kennedy e Johnson, Presidente della Banca Mondiale dal 1968 al 1981: il suo è un curriculum che pochi possono vantare. E pochi possono dire di essere stati protagonisti di affari bellici come lui, che ha ricoperto mansioni di consulente speciale dell’Aeronautica durante la Seconda Guerra Mondiale e di consigliere diretto di due presidenti degli Stati Uniti, in uno dei decenni più caldi della loro Storia. Attraverso la parabola di McNamara, il regista Errol Morris, nel 2003, compose un affascinante documentario, che vinse anche l’Oscar: la vita del politico, certo, ma anche una lezione di Storia e un trattato sulla guerra. La guerra è la vera protagonista dell’ora e mezza abbondante del film, la nebbia della guerra del titolo, ”così complessa - afferma McNamara - che è al di là della comprensione della mente umana afferrarne tutte le variabili”.

Ecco, dunque, che le undici lezioni proposte (Entrare in empatia con il nemico, La razionalità non ci salverà, Esiste qualcos’altro oltre se stessi, Ottimizzare l’efficienza, Il senso delle proporzioni dovrebbe essere una guida in guerra, Ottenere i dati, Credere e vedere sono spesso sbagliati, Siate pronti a rivedere i vostri giudizi, Per fare del bene a volte è necessario compiere del male, Mai dire mai, Non si può cambiare la natura umana) conducono lo spettatore sulle strade di una riflessione che dal particolare tende sempre più a spostarsi verso il generale, dall’ambito strategico a quello morale e filosofico. Non è un caso che proprio gli ultimi brani siano riservati esplicitamente a una riflessione sulla condizione umana. In generale, l’impressione è quella di stare più dalle parti di un Sun-Tzu che di un Von Clausewitz. Ciò che conferisce realmente all’opera una marcia in più, che le consente cioè di distinguersi da un comune documentario biopic, è la struttura narrativa. Morris decide di non seguire cronologicamente la vita di McNamara, ma di effettuare un travelling funzionale proprio all’esposizione degli undici “principi”. Si comincia, così, dai primi passi del nostro come Segretario alla Difesa e dalla Crisi dei Missili di Cuba; si prosegue tornando al passato, con l’infanzia, gli studi e il matrimonio; poi, è la volta dell’esperienza all’interno dell’Aeronautica Militare, utile anche a raccontare la Seconda Guerra Mondiale e i devastanti bombardamenti americani sul Giappone (ecco una pagina che dovrebbe essere un po’ più approfondita sui nostri libri di Storia); c’è poi l’esperienza alla Ford e il rapporto particolare con John Kennedy: l’assassinio di Dallas rappresenta una ferita che gli occhi di McNamara confermano essere ancora aperta; dopo, naturalmente, non può mancare il Vietnam e una guerra condotta in prima linea al fianco di Lyndon Johnson; infine, l’addio alla carica di Segretario alla Difesa e qualche riflessione sulle proprie imprese.

Il tutto viene narrato attraverso l’alternanza di filmati d’archivio e immagini estrapolate dalle trenta ore di intervista a McNamara. L’introduzione di brillanti trovate grafiche (i pezzi del domino; il parallelismo tra le città giapponesi bombardate e quelle americane) offre una cornice “didattica” al documentario, mentre le registrazioni trascritte delle telefonate tra McNamara e i due presidenti conferiscono una gustosa veste spionistica. È come se lo spettatore venisse coinvolto in qualche cosa di strettamente confidenziale, che lo proietta in quel cono d’ombra sempre un po’ misterioso rappresentato dagli intrighi del potere. Il vecchio politico statunitense è parte di quegli intrighi: per tante e dettagliate che siano le notizie che racconta, non dice tutto. Lo spettatore più smaliziato ne è consapevole sin dal principio; il più ingenuo lo scoprirà ascoltando le ultime battute del film (“Dopo aver lasciato l’amministrazione Johnson - chiede il regista -, perché non si è schierato contro la Guerra in Vietnam?”.  “Non dirò più di quello che ho detto - spiega McNamara -, Lei non sa quanto possano apparire incendiare le mie parole”. E ancora: “La bastonano se dice qualcosa e anche se non la dice?”. Risposta: “Sì, esatto. E preferisco farmi bastonare perché non l’ho detta”). Dunque, il nostro si conferma per quello che è sempre stato: un abile metteur en scène. Per questo, aveva sempre le risposte pronte per tutte le domande. E, sempre per questo, all’inizio del documentario lo vediamo sistemare una cartina prima di una conferenza stampa, chiedendo a giornalisti e televisioni se avevano approntato ogni dettaglio affinché lui potesse incominciare a parlare.

Pare, questa di Morris, una sorta di dichiarazione di intenti: mostrare la storia vera di un uomo vero che, però, è stato spesso costretto a comportarsi, in qualche modo, da finto. Questa contraddizione, che emerge nel racconto di McNamara, è un tipico effetto collaterale del potere, sia esso politico o militare. Etica o ragion di Stato? La razionalità, che, per ammissione dello stesso McNamara, è limitata, non può dare una risposta soddisfacente. Può limitarsi ad analizzare, a studiare cause ed effetti, in una incessante indagine che spesso conduce al punto di inizio. A tal proposito, il protagonista cita una frase di Thomas Elliott per indicare la propria condizione: “non smetteremo di esplorare e, alla fine della nostra esplorazione, torneremo al punto di partenza e conosceremo quel luogo per la prima volta”. Il suggello, sostenuto dalla sempre azzeccata musica di Philip Glass, è davvero alto. Degno commento alla vita di un uomo così importante e a un’opera che tanto intelligentemente l’ha saputa raccontare.

Titolo originale: The Fog of War: Eleven Lessons from the Life of Robert S. McNamara; Regia: Erroll Morris; Fotografia: Robert Chappell, Peter Donahue; Montaggio: Doug Abel, Chyld King, Karen Schmeer; Scenografia: Ted Bafaloukos, Steve Hardie, Liz Chiz; Musiche: Philip Glass; Produzione: Sony Pictures Classics, Radical Media, SenArt Films; Durata: 95 min.; Origine: USA, 2003.

 


#01 FEFF 15

Il festival udinese premia il grandissimo Kim Dong-ho! Gelso d’Oro all’alfiere mondiale della cultura coreana e una programmazione di 60 titoli per puntare lo sguardo sul presente e sul futuro del nuovo cinema made in Asia...


Leggi tutto...


View Conference 2013

La più importante conferenza italiana dedicata all'animazione digitale ha aperto i bandi per partecipare a quattro diversi contest: View Award, View Social Contest, View Award Game e ItalianMix ...


Leggi tutto...


Milano - Zam Film Festival

Zam Film Festival: 22, 23 e 24 marzo, Milano, via Olgiati 12

Festival indipendente, di qualità e fortemente politico ...


Leggi tutto...


Ecologico International Film Festival

Festival del Cinema sul rapporto dell'uomo con l'ambiente e la società.

Nardò (LE), dal 18 al 24 agosto 2013


Leggi tutto...


Bellaria Film Festival 2013

La scadenza dei bandi è prorogata al 7 aprile 2013 ...


Leggi tutto...


Rivista telematica a diffusione gratuita registrata al Tribunale di Torino n.5094 del 31/12/1997.
I testi di Effettonotte online sono proprietà della rivista e non possono essere utilizzati interamente o in parte senza autorizzazione.
©1997-2009 Effettonotte online.