La “decomposizione” dell’adolescenza cinematografica: ovvero Cabin Fever e Jeepers Creepers PDF 
di Davide Tarò   

Cosa si può intendere per "de-composizione"?
Decomposizione visiva, cinematografica, ideologica innanzitutto, rappresentativa di un intero "genere", di un genere che negli anni 70'/80' è stato senza eguali nella cinematografia, soprattutto americana, di quel ventennio.

"Slasher", dal verbo 'to slashe', squartare, dividere, de-comporre e così, sotto questa etichetta, a torto o ragione poco importa, vennero catalogati i più importanti film di quel ventennio, film che probabilmente neanche si ponevano il problema di esserlo, film 'problematici', a loro modo profondamente sovversivi in un sistema ormai ben radicato o che si stava ormai radicando ineluttabilmente, dal capostipite Halloween di John Carpenter, a The texas chainsaw massacre (Non aprite quella porta) di Tobe Hooper , da Carrie di Brian De Palma, al "giocoso" ed inventivo Evil Dead (La casa) di Sam Raimi fino al primo Nightmare on Elm Street di Wes Craven passando per molte altre decomposizioni ancora.

Poi negli anni 90 si continuò, ma non sulla stessa strada, si pose l'accento, quasi inconsciamente, su un tipo di "decomposizione" teorica, raggelante, lucida, teatrale, ma senza un vero e proprio "corpo", e quindi, per assurdo, senza una vera e propria anima, difatti per quanto possa essere, come lo è, destabilizzante, acuta ed inventiva la pellicola Scream diretta da Wes Craven e scritta dall'allora esordiente Kevin Willamson ( se non "re-inventore" almeno un savio catalogatore degli stilemi teorici del genere negli anni 90') non segue più quella strada di decomposizione corporale e QUINDI ideologica, ma crea una visione morbosamente e teoricamente asettica, un divertissment, un grand guignol di classe, privato però del suo contesto, e quindi eticamente e cinematograficamente discutibile.

Negli ultimi anni, pare vi sia una tendenza sotterranea, piccoli o grandi film indipendenti o non, finanziati però da grandi major, stanno tornando, come nella pellicola di 'Romeriana' memoria, in carne ed ossa, putrefatti entrambi, a dirci dell'ineluttabile, doloroso, sanguinoso, carnale processo che porta dall'adolescenza all'età adulta .


Jeepers Creepers (2002) di Victor Salva (Clownhouse, Powder, Bad Company) è un piccolo gioiellino come non se ne trovano più da anni, di scrittura, atmosfera, simbolismo, ma soprattutto qui la de-composizione dell'adolescenza è totale, ne SENTIAMO l' odore, la paura, tutto è assolutamente "fisico", il film è un corpo che pulsa e soffre.
Il film-favola nera si apre con i due fratelli Trish e Darry che stanno rientrando a casa dopo una visita dai loro genitori, prima di trovare la terribile grotta tappezzata di cadaveri sotto una chiesa a fianco di lunghe strade deserte per miglia e miglia, la prima cosa che li vediamo compiere è fare la pipì ai bordi della strada, entrambi, abbiamo infatti a che fare con dei corpi, prima di tutto, ci dice la cinecamera, con delle esistenze fatte di carne ed ossa, problematiche "incarnate" che sanguinano e che possono putrefarsi. L'uomo nero, la creatura stessa, che vive da secoli in quelle strade del sud, usa i pezzi delle sue vittime scelte, le usa come pezzi di ricambio, cucendole su sé stesso, qui la decomposizione (e de-composizione) adolescenziale è al suo stadio limite, discomporsi, disgregarsi per diventare infine qualcos'altro, la paura dell'oscurità, del cambiamento, il terrore ed il dolore, fisico, sanguigno, violento, poi la mutazione, da bozzolo ad infine finalmente, "farfalla".

 

Una regia insisistita, sulle facce, sulla pelle liscia, lucente, morbida, desiderabile, giovane, piena di aspettative propria dell'adolescenza, e per converso la pelle dell'uomo nero, o quella dell'adolescenza dopo il 'trattamento': squarciata, decomposta, di quella disgregazione che è perdita, mancanza, disvelamento di un vero e proprio truffaldino cortocircuito culturale , finalmente venuto a galla. Non c'è sentimento, 'amore', cellula famigliare o fittizia struttura culturale che tenga, la macchina cinematografica sonda, sprofonda impietosamente e lucidamente, scorticazione dopo squarcio, sangue dopo sangue, tutta la disgregazione, la putrefazione dei sogni, delle certezze, delle falsità culturali, del contesto ideologico di cui sono imbevute le giovani vittime.

Non è un caso che sia "l'adolescenza", questo oscuro e doloroso periodo di scoperta e mutazione dolorosa, la chiave, il soggetto di questi 'slashmovies' della vecchia 'dura' scuola, quello che rimane dell'adolescenza alla fine di questi film, è poco, poveri resti in fondo, ma lucidi e cristallini, spurii, senza tabù, falsità, tipologie e luoghi comuni culturali.

 

Il tutto è riscontrabile oltre che nella pellicola di Salva anche nel putrescentemente lucido Cabin Fever (2002) di Eli Roth, giovane regista proveniente dalla scuderia della Troma, nella quale il gruppo di ragazzi inabissatosi nella natura, che, prima di venire contagiato viene ripreso dalla cinecamera nella sua effimera bellezza e spensieratezza, imperdonabile perché basata su stilemi culturali come la superficialità e l' 'apparire' immessi però in un contesto avulso, vero, che quelle cose non può accettare. La bellezza "tipica" delle ragazze del gruppo per esempio, la comprensività e l'attrazione che provano vicendevolmente alcuni ragazzi per esse, l'amicizia reciproca, sono montature fragili destinate a finire, decomporsi, quando la visione fisica/etica/ideologica si approfondirà di più , cosa che fanno tutti questi tipi di pellicole, e i corpi martoriati verranno messi a fuoco, seguiti, sovraesposti, decomposti, visione non sopportabile, dalla quale tutti i protagonisti, e lo spettatore stesso., rifuggono, le cose allora diventano veramente pericolose per lo status quo visivo e culturale.

 

Quando la visione và al di là della superficie, quando un corpo si disgrega per poi decomporsi, solo in quel momento in un attimo importantissimo perché effimero è possibile carpire l'essenza di un certo tipo di pellicole, assolutamente non political correct, con nudi corpi una volta vivi ora indifesi o martoriati, al di là di un sentire comune, questa è la visione definitiva perché è la visione del tabù per antonomasia: la morte, con tutto quello a ciò connesso come l'eros, e quello che vi sta immediatamente prima e dopo.

 


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