Glasgow. Robbie, teppistello recidivo e prossimo a diventare padre, sfugge miracolosamente al carcere grazie alla clemenza del giudice. Condannato a 300 ore di lavoro socialmente utile, verrà arruolato nel gruppo di recupero diretto dal generoso Harry, unendosi a un pittoresco campionario umano di disoccupati e ladruncoli sprovveduti. Deciso a cambiare vita e a sfruttare la sua seconda possibilità per il bene del pargolo in arrivo, Robbie incontrerà non poche difficoltà a lasciarsi alle spalle un passato difficile. L'essere sfuggito alle sbarre, infatti, non lo protegge dai pericoli della vita criminale, in un clima di violenza quotidiana a cui sembra impossibile sottrarsi. Sul fronte sentimentale le cose non sono più facili: quando Robbie accorre in ospedale per vedere il figlio neonato subisce un pestaggio da parte della famiglia della compagna. A dare una svolta decisiva alla sua vita sarà l'amicizia con Harry: quando quest'ultimo lo inizia alla degustazione del whisky, Robbie dimostra di avere un certo talento come assaggiatore. Inoltre, la preziosa bevanda gli ispira un colpo ardito ed ingegnoso, che se da un lato rischia di farlo ricadere nel circolo vizioso del crimine, d'altra parte regalerebbe a lui e ai suoi nuovi amici la sicurezza economica necessaria per conquistarsi un avvenire “pulito”.
Insignito del Premio della Giuria al 65° Festival di Cannes, La parte degli angeli è un favola moderna sulla redenzione e il cambiamento. Partendo da uno scenario tetro e senza via d'uscita, il film si muove verso prospettive più rosee grazie alla forza dell'amore e dell'amicizia. Alla fine, però, emendarsi sarà possibile solo grazie all'uso di metodi non ortodossi. Con un capovolgimento paradossale il whisky - da diffusa piaga sociale - diventa strumento di riscatto per un sottoproletariato dotato di una discreta creatività. Non a caso il pregiato whisky trafugato dai protagonisti verrà versato nelle bottiglie vuote di Irn-Bru, drink analcolico a buon mercato nonché bevanda nazional-popolare scozzese. Anche se le intenzioni di partenza sono buone (la volontà di non rimanere invischiati in un destino già determinato) il film non approfondisce davvero la riflessione sul cambiamento e la riabilitazione sociale. Come d'abitudine, Loach stempera i toni drammatici in un umorismo leggero e garbatamente goliardico, ma il risultato va molto oltre una simpatica ma prevedibile collezione di stereotipi e luoghi comuni (l'amore come spinta propulsiva per la trasformazione, l'amico ubriacone, la cicatrice come segno indelebile di un passato problematico). L'evoluzione del protagonista da teppista cocainomane a padre responsabile fila troppo liscia per risultare credibile e il crudo flashback tratto dalla sua vita precedente dipinge uno scenario troppo lontano per essere verosimile, del tutto estraneo al personaggio.
D'altra parte il cinema di Loach sa sfruttare al meglio elementi ben rodati (su tutte l'ambientazione proletaria e una recitazione immediata), che si concretizzano in più di un momento felice, come quello, riuscitissimo, della lettura iniziale delle sentenze sull'inquadratura dei personaggi in tribunale. Film senza infamia e senza lode, La parte degli angeli è un'opera piacevole ma senza mordente, che se da un lato si dimostra capace di strappare più di un sorriso, dall'altro finisce per annacquare nel buonismo facile un discorso che potrebbe avere sviluppi ben più ambiziosi. Una visione gradevole, ma senza “spirito”.
Titolo originale: The Angels' Share; Regia: Ken Loach; Sceneggiatura: Paul Laverty; Fotografia: Robbie Ryan; Montaggio: Jonathan Morris; Scenografia: Fergus Clegg; Costumi: Carole K. Fraser; Musiche: George Fenton; Produzione: Entertainment One, Sixteen Films, Why Not Productions, Wild Bunch, British Film Institute, Les Films du Fleuve, Urania Pictures S.r.l.; Distribuzione: BIM; Durata: 101 min.; Origine: UK/Francia/Belgio/Italia, 2012
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