Un film che si chiama desiderio PDF 
Paolo Fossati   

La passione per il cinema è un sentimento diffuso che accomuna soggetti molto diversi tra loro, che vivono in maniera differente il rapporto con la settima arte: possono essere critici, registi, sceneggiatori, filmmaker, attori, maestranze... oppure occuparsi di tutt'altro nella vita. Tutti in ogni caso sono stati, sono e saranno ancora, semplicemente, spettatori. Essere spettatori è, simultaneamente, un punto di partenza e di arrivo. Significa imparare a conoscere se stessi e il mondo. I libri di cinema, spesso, hanno un pubblico di riferimento preciso, un target di lettori più o meno tecnico ma definito. Un film che si chiama desiderio è, invece, una lettura universalmente consigliabile. Gianni Amelio scrive rivelando innanzitutto d’essere un cinefilo. Anche in questa nuova raccolta, prosecuzione naturale de Il vizio del cinema (Einaudi, 2004), preferisce il piacere della costruzione di testi brevi, ognuno “dedicato” ad un film, piuttosto che un approccio tecnico. Sembra affermare che la vera passione si riconosce quando è accompagnata dal piacere della divulgazione dei propri interessi: una diffusione che ha il gusto della condivisione.

La maestria di Amelio e del suo approccio trasversale, piacevolmente fruibile, è poi quella di saper tracciare in poche righe gli assi di riferimento di un contesto culturale. Un’operazione in grado di sintetizzare di volta in volta lo spirito delle epoche produttive prese in considerazione, senza tediare l’esperto ripetendo ridondanti nozioni di base, ma incuriosendo il neofita con qualche riferimento a fatti e fenomeni che probabilmente desidererà approfondire in separata sede. È così che a questioni riguardanti Pasolini fanno da controcanto vicende hollywoodiane o riflessioni su Truffaut. Pagina dopo pagina, mentre nella mente del lettore si ricompone un grande affresco novecentesco, nell’animo nasce il desiderio di riempirsi gli occhi con le immagini evocate dal libro. Il cinema è un oggetto d'indagine strano: in apparenza evidente, ma contemporaneamente in grado di sfuggire alle categorie d'analisi predefinite. Amelio lo affronta con quel tipo di curiosità capace d’esser contagiosa e scopre una via a prima vista semplice, ma che custodisce un segreto: l’autore si adopera per fare in modo che i propri punti d’arrivo diventino delle partenze per i lettori. Non a caso il cinema per Amelio è innanzitutto “desiderio” e “vizio”, insomma manifesta i sintomi di una passione umana. Un sentimento difficile da esprimere, se non con slanci. Entusiasmi che si traducono sulla pagina con quei lampi improvvisi che sono i titoli, sempre fieri nel preannunciare un concetto che verrà distillato nel breve testo a seguire. Sempre in brillante dialettica con il titolo stesso del film preso in considerazione, che verrà svelato solo in coda al testo.

Il metodo, che consente ad Amelio di realizzare un'opera organica, è quello di sapersi porre innanzitutto nell'ottica dello spettatore, svelando la propria soggettività: l’autore diventa così doppiamente interessante per il lettore, sia in quanto portatore di un punto di vista condivisibile, sia in quanto vero protagonista del libro. Le riflessioni inseguono il filo invisibile che traccia il confine tra le storie sullo schermo e le vicende produttive del cinema. I brevi testi, messi in relazione, concorrono a creare uno stile, a definire una tipologia di sguardo. Un metodo quasi sistematico di esercitare la passione per il cinema. Un modo antichissimo, figlio della tradizione diaristica, di annotare i propri pensieri, ma più che mai attuale se riferito al fenomeno dei blog d’autore presenti in rete. Sebbene la differenza sia evidente (sia per la libertà dal giogo della velocità e della segmentazione tipici dei testi estemporanei scritti per il web, sia per la visione panoramica che il corpus di testi di Amelio consente), rilevare un’affinità tra le due forme di comunicazione permette di individuare realmente la possibilità di intercettare una fascia di lettori (pensiamo soprattutto ai più giovani) dediti quasi esclusivamente ai mezzi digitali, che quindi trovano un’occasione di riscoperta del cartaceo. Incontrano la possibilità di avvicinarsi a più di un vizio: il desiderio di vedere film al cinema e di leggere libri stampati su carta.

TITOLO: Un film che si chiama desiderio; AUTORE: Gianni Amelio; EDITORE: Einaudi; ANNO: 2010; PAGINE: 374; PREZZO: 14,00 €

 


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