Hero PDF 
di Eva Maria Ricciuti   

Quando il colore diventa movimento e il movimento si trasforma in danza e armonia suggerendo l'impalpabilità di tessuti fruscianti in un vento che porta l'odore dell'autunno, allora qualsiasi storia può provocare un indicibile godimento sensoriale.

Bellissime guerriere e guerrieri eroici, paesaggi poetici e maestosi, combattimenti al ritmo lento della pioggia o nel vorticoso giallo delle foglie autunnali.

Onore, amore, tradimenti, nobili ideali, guerra e pace. Ricerca della pace. Sacrificio per la pace.

Questo è Hero.

In tempi di pellicole zeppe di violenza gratuita e ingiustificabile, questa storia si muove con la grazia e la leggiadria di una danzatrice, scorre di fronte ai nostri occhi come fili di seta tra le dita esili di tessitrici, come bastoncini di bamboo che tracciano sulla sabbia lettere di un alfabeto sconosciuto ed elegante. È una storia leggera, impalpabile eppure ferma, salda nei suoi contenuti e autorevole, come solo i maestri orientali sanno essere. Precisa e studiata come i movimenti di una danza, serrata come tela tessuta da abili dita, incisiva come caratteri rossi tracciati su pergamene.

Non si tratta di un banale film wuxiapian, non è una semplice storia di cappa e spada in abiti orientali sintetizzabile nella battuta "hai ucciso il mio maestro, ora io ammazzo te" (come spiega lo stesso regista Zahng Yimou), ma è una festa per gli occhi e una gioia per l'anima, un incantevole poema visivo.
Si rimane rapiti nel seguire le evoluzioni dei protagonisti e stupefatti dalla pienezza delle immagini, tanto che la trama (forse eccessivamente semplice) perde importanza.

Seguendo moduli già utilizzati da Kurosawa in Rashômon, Zhang Yimou ripropone la vicenda consecutivamente, aggiungendo e togliendo particolari al racconto, focalizzando la vicenda ora su uno ora su un altro dei personaggi, partendo da una menzogna per raggiungere, infine, la verità dei fatti. Interessante metodo narrativo che gli permette di concentrarsi più sulla ricerca formale e sulla cifra stilistica giocando sull'alternanza di colori e caratterizzando ogni momento con una tinta via via più chiara a mano a mano che ci si avvicina alla verità dei fatti, prestando particolare alla perfezione delle inquadrature e all'importanza dei commenti sonori rispetto all'articolazione di una trama che lo spettatore già conosce.

E l'effetto che produce è notevole. Lentamente si è avvolti da un senso di straniamento, dall'assenza di percezione temporale finché non ci si smarrisce tra le pieghe dei fruscianti kimono e non si avverte la sensazione di volare tra i cieli e attraverso gli alberi come trascinati dagli stessi personaggi.
L'inverosimile diventa sogno che si realizza e come bambini che ascoltano una fiaba si vive l'avventura, senza domande. Senza tempo.

Memorabili le sequenza del duello solo immaginato da Senza Nome (interpretato da Jet Li) e Cielo (Donnie Yen), commentato dalle note di un musico cieco, scandito dal rumore della pioggia; liquido, fluido come solo l'acqua che scorre sui tetti o in rivoli nei giardini può essere. Splendida la fluttuante danza di morte tra Neve che vola (una sensuale ed elegante Maggie Cheung Man Yuk) e Luna (interpretata dalla sempre più affermata Zhang Ziyi), un tripudio di rossi e gialli, un vorticoso crescendo di venti e forze della natura rotto dalla beffarda risata che la giovane apprendista fa appena prima di morire trafitta dalla spada della rivale.

E che dire della corsa dei mille cavalieri preceduti da velocissime nuvole che solcano i campi con cui si apre la pellicola? Splendido omaggio alla sequenza iniziale di Ran, di cui, per altro, ritroviamo gli eleganti costumisti disegnati da Emy Waza.

Certo, i personaggi troppo fedeli a se stessi dall'inizio alla fine e mancano di spessore, la recitazione piana, priva di accenti, assolutamente non virtuosistica e messa al servizio della pellicola talvolta risulta fastidiosa, e inoltre al racconto mancano reali punti di svolta, colpi di scena o un seppur minimo accenno di suspense che lo trasformi in avvincente, ma non è questo che rende Hero inferiore ad altre pellicole forse più veloci e spettacolari ma senza dubbio meno "splendide". Del resto, non si chiede ad un quadro di essere veloce e avvincente, si pretende invece che sia emozionante. Ed Hero lo è.

 


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