Girlfriend in a Coma PDF 
Andrea Mattacheo   

L’Italia: è la nostra trappola, nella quale cadiamo quando siamo di un’abissale stupidità. […] A cosa mi serve inebriarmi di civiltà passate? Ho con questo arricchito il mio spirito, se voglio fare onestamente i conti con me stesso? (R. Walser, I fratelli Tanner)

Girlfriend in a coma ti fa sentire bello, buono e giusto perché comprendi la bellezza, la bontà e la giustezza di Luca Signorelli o di Dante. La cui bontà, bellezza e giustezza si ritrovano anche in Marchionne o nel nipote del fondatore di una grande azienda dolciaria, che è estremamente contento del fatto che dieci milioni di famiglie italiane sorridano al mattino mangiando la sua crema spalmabile al cioccolato. E dovremmo gioirne anche noi, alzandoci al mattino, contenti di comprendere la grandezza di questo disegno estetico, che certamente deve essere anche etico, perché niente di così bello e buono può essere sbagliato. Sia lodata allora la crema spalmabile al cioccolato e il disegno intelligente del capitalismo, e degli artisti visuali e dei fotografi e degli imprenditori ecologici che emigrano a Londra, creativi come la finanza che sta nascosta dietro le linee geometriche di palazzi belli, buoni e giusti. Perché ce lo ha insegnato Steve Jobs - i cui computer sono sempre in mano ai belli, ai buoni e ai giusti (che spesso sono anche ricchi ma questo non ha importanza alcuna) -, niente di così asettico e liscio può essere cattivo e ingiusto, ma deve essere bello, buono e giusto; come le persone che hanno un computer con una mela disegnata sopra. E’ il circolo del consumo consapevole (ma non troppo, che se no sei retorico) e virtuoso, della giustezza, della bellezza e della bontà di chi sceglie i prodotti giusti, belli e buoni. Chi  indossa delle scarpe con una grossa H sul fianco è sicuramente brutto (anche se è bello fuori è certamente brutto dentro) e cattivo, e probabilmente è pure un maniaco sessuale. Chi invece sceglie dei sandali infradito belli, buoni e giusti la cui marca inizia per B (non altri, mi raccomando, che le regole delle tribù di consumo sono feroci quanto quelle dei branchi di lupi) sarà sicuramente una bella e brava persona, che salverà il nostro paese dai grassi e sudati pulcinella e dai maniaci sessuali (chi è brutto è per forza anche cattivo). Lo salverà facendo il designer o twittando un commento sagace e brillante o leggendo il giornale bello, buono e giusto (che inizia per R).

Chi guarda vagare questo inglese bello, buono e giusto, che tra un bagno alle terme di Saturnia e i morti dell’Ilva ci dice cosa sono il bene e il male, senza mai connotarli al di là della superficie, storicamente o politicamente, senza mai andare oltre il piacere per il folklore di un turista, si sente pulito proprio come lui. Il giusto è super partes, come l’economia di mercato, come il buongusto e il vino vero. Chissenefrega del capitalismo truccato, di cui per ottant'anni ha beneficiato l’azienda che ora produce (dove?) un bella macchinina dal sapore così divertito e vintage. Chissenefrega se il suo AD vanta cifre dietro le quali, neanche così nascosto, c’è un disegno osceno. Chissenefrega se dice di capire chi occupa Wall Strett. Fargli domande sarebbe di cattivo gusto. E allora gioiamo per le bellezze del Rinascimento, o del boom economico che intanto è uguale; siano lodate la crescita così come le forme simboliche, siano lodate la prospettiva e gli occhiali da sole color tartaruga. Riempiamoci il cuore di gioia per Leonardo e Michelangelo e per gli startupper che sono i loro eredi nella terrificante utopia renziana. Non è questo il migliore dei mondi possibili Pangloss? Poco importa del fatto che nel rinascimento (quello scritto in minuscolo) la gran parte delle persone morisse, probabilmente, di fame, di malattie o di altre cose volgari e brutte. E che il potere facesse allora, come ora e domani, schifo. Poco importa che da qualche parte le componenti elettroniche su cui viaggiano i dati debbano essere prodotte, e che ciò avvenga spesso in condizioni poco edificanti (quanto saremmo retorici a ricordarcelo). Perché se un’epoca produce cose belle e buone non può essere che un epoca gloriosa di democrazia e giustizia (con buona pace di Orson Welles e degli orologi a cucù).

E come è bello sentirsi puliti e innocenti, puri e senza peccato, venerando il dio del proprio ego e delle cose belle, buone e giuste che si possono comprare per soddisfarlo. Come eterni bambini viziati che si raccontano bugie romantiche, soddisfatti di essere sempre stati esattamente quello che volevano diventare. Dimenticandosi che qualcuno parte da qui e qualcuno da là, che ogni sguardo deve avere un punto di vista e che tutti desideriamo qualcosa altrui, sudiamo, respiriamo e produciamo rifiuti solidi. Sarebbe invece il caso, forse, di “dimenticare le vette anaerobiche e scendere per i crinali - dove si coltivano i fagioli e le riuscite intermedie, le esistenze probe e le albicocche che hanno il sapore delle pesche, o viceversa. A guardar bene siamo tutti prodotti di serra” (1).

Note:
W. Siti, Troppi Paradisi, Einaudi, 2006.

 


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