Con La polvere del tempo, secondo capitolo, dopo La sorgente del fiume, di una trilogia dedicata alle vicende vissute dalla Grecia di oggi, Angelopoulos presenta la storia di una famiglia, della sua costituzione e del suo disfacimento, grazie alla quale intende ripercorrere cinquant’anni di Storia contemporanea, intrecciando le vicende di donne tormentate e uomini che non sembrano all’altezza delle situazioni che si trovano ad affrontare. Eleni e Spyros, ben interpretati da Irène Jacob e Michel Piccoli, sono due ebrei innamorati ma separati dai ben noti eventi storici che hanno segnato la prima parte del XX secolo: entrambi si adattano alle circostanze, ma rimangono intimamente legati, anche nel nome di un figlio che trasmetterà a sua volta alla sua bambina l'instabilità e i segni di un’epoca notoriamente complessa.
Angelopoulos si serve di un tratto grezzo, toni gravi, un intrecciarsi di tempi che talvolta avvince, ma che troppo spesso non è sostenuto dal ritmo della narrazione e dallo stile, didascalico e prevedibile, con cui sono presentati alcuni momenti cruciali della Storia del Novecento, dalla morte di Stalin al Watergate, dalla caduta del muro di Berlino all’avvento del nuovo millennio. La traversata di Spyros ed Eleni è un viaggio nel tempo, ma anche nello spazio: il regista muove i suoi personaggi dalla Grecia, nostalgicamente evocata dai protagonisti, alla Russia, dalla Germania agli Stati Uniti, che inizialmente paiono garantire salvezza e possibilità di una nuova vita. Il film, però, sembra fare di tutta l'erba un fascio, mostrando la Siberia come il Canada, l'Austria come la Germania: tutti luoghi freddi ed inospitali. Willem Defoe interpreta un regista, irrimediabilmente dominato dalla vocazione a raccontare, figlio della coppia la cui storia è al centro de La polvere del tempo. E raccontare è ciò che fa anche il film di Angelopoulos: racconta, ma non riesce a narrare, mette in campo dettagli apparentemente importanti, ma che poco dopo vengono abbandonati con un effetto quasi frustrante.
Nonostante la natura degli argomenti, a mancare sono proprio le emozioni: l'attenzione del regista greco sembra piuttosto concentrarsi su una calcolata cura dello stile e della forma, che risultano, così, artificiosi e inutilmente invadenti, riuscendo a trasmettere solo una pesante drammaticità, resa ancora più grave dalle ricercate parole delle lettere che Eleni scrive, o immagina da scrivere, a Spyros dopo la loro separazione.
TITOLO ORIGINALE: I skoni tou hronou; REGIA: Theodoros Angelopoulos; SCENEGGIATURA: Theodoros Angelopoulos, Tonino Guerra, Petros Markaris; FOTOGRAFIA: Andreas Sinanos; MONTAGGIO: Yorgos Helidonidis, Yannis Tsitsopoulos; MUSICA: Eleni Karaindrou; PRODUZIONE: Italia/Germania/Russia/Grecia; ANNO: 2008; DURATA: 125 min.
|