Bennett Miller
Truman Capote - A sangue freddo
di Massimo Pornale
Truman Capote – A sangue freddo narra la straziante gestazione e il parto miracoloso di un'opera d'arte, il tormento dell'artista dilaniato tra contrastanti pulsioni: la morbosa passione per il proprio "frutto" e le insanabili ferite provocategli da un'etica sibillina.
Nell'autunno del 1959, lo scrittore americano Truman Capote, celebre tanto per il proprio stile corrosivo ed elegante, quanto per la propria capricciosa vita privata, leggendo un articolo apparso sul New York Times, intraprende quel viaggio che ogni poeta sa di poter fare una sola volta nella vita: un percorso che lo porterà alla stesura del suo capolavoro, ma anche alla propria rovina. La storia apparentemente banale di un pluri-omicidio avvenuto in Kansas, desta nell'autore l'insormontabile desiderio di annegarsi completamente nelle viscere di quei fatti di cronaca, per scoprire quale impatto il barbaro assassinio di un intera famiglia abbia potuto avere sugli abitanti del cuore più profondo dell'America di quegli anni. Accompagnato dall'amica d'infanzia e scrittrice di successo Nelle Harper Lee, Capote non solo riuscirà a farsi concedere dall'editore del New Yorker il consenso per la stesura di un'inchiesta sul caso, ma, una volta giunto a Holcomb, riuscirà con le proprie colte ed ammalianti astuzie a penetrare la sospettosa diffidenza dei suoi cittadini e a stringere un legame profondo ed inquietante con uno dei due sospetti carnefici, Perry Smith.
Il film del quasi esordiente Bennett Miller, impreziosito dalla recitazione maestosa di Philip Seymour Hoffman, cattura con una fotografia spietata e gelida il senso di un tempo e di uno spazio prigionieri dell'America più vera. L'attore disegna sullo scrittore americano una maschera che va ben oltre la pura immedesimazione: Seymour Hoffman è molto di più che Capote, è la società ricca e snob di quella New York arrogante che non si placa davanti a nulla, che lo amerà e lo odierà, quando egli stesso si burlerà dei suoi difetti; è il senso più puro che il termine omosessuale possa significare di fronte a sentimenti tanto profondi, quanto asessuati, come quelli che legano gli occhi dello scrittore a quelli dell' omicida; è l'arte, considerata non come un modus operandi alla ricerca di un significato nella vita, ma come la vita stessa. Capote intreccia quindi un rapporto quasi "incestuoso" con l'assassinio, innescando un vortice di emozioni contrastanti che lo ricondurrà alla propria infanzia infelice, e che lo renderà, agli occhi dello spettatore di oggi, cinico e quasi perverso, quando, in nome di quel romanzo al quale vuol dar vita, non smetterà mai, nemmeno ad un passo dal patibolo, di soddisfare la propria fame intellettuale. Dentro la cella di Smith e poi ancora più tardi, quando, per amore del compagno o forse per paura di quello che sarebbe potuto accadere, si allontanerà per un periodo dal proprio "feticcio", lo scrittore non smetterà mai di essere ossessionato da quella genesi. Il tradimento morale si insinuerà quindi tra i due uomini, divisi fisicamente, ma uniti fino all'ultimo, così diversi nelle rispettive quotidianità, ma così simili da far vacillare più volte la sicurezza tutta newyorkese di Truman. Da questo tormentato idillio nascerà la prima "no-fiction novel" della letteratura moderna, A sangue freddo, il capolavoro in cui, con gli strumenti del romanzo tradizionale, si narrano i fatti realmente accaduti in Kansas.
Tutti i personaggi descritti nel film, con sfumature spesso tanto impercettibili quanto fondamentali, fanno parte di quel teatro della vita messo in scena da Capote nei suoi lavori, da quell'autore che amava circondarsi di un'aurea di sfarzo e lussuosa vanità proprio per godere maggiormente nel sbeffeggiarne, con la sua lucida penna, tutti i vizi e le contraddizioni. La morale s'intreccia con l'arte, i limiti dell'etica vengono travalicati più di una volta all'interno di questo magma artistico, domato sapientemente dalla regia "controllata" di Miller. La potenza di questa pellicola sta proprio nel saper donare a uno dei personaggi più estrosi e amati della cultura moderna americana non una biografia ricca, quanto sterile, ma un quadro parziale e vivido, restituendo al maggior scrittore americano contemporaneo un volto umano senza precedenti.
L'opera d'arte ha vinto sull'uomo, e l'uomo Capote non si riprenderà mai veramente da questa esperienza, da questo viaggio nel buio dell'anima.
TRUMAN CAPOTE - A SANGUE FREDDO
(USA, 2005)
Regia
Bennett Miller
Sceneggiatura
Dan Futterman
Montaggio
Christopher Tellefsen
Fotografia
Adam Kimmel
Musica
Mychael Danna
Durata
98 min