Antonio Capuano
La guerra di Mario
di Valentino De Luca
La guerra di Mario è un film sul possesso. E raccontare le dinamiche dell'appartenenza, si sa, è impresa ardua. Per questo Capuano, fin dall'inizio, sembra volersi "allontanare" dai fatti narrati, evitando di aderire alla (fin troppo) facile divisione manichea che storie come questa inviterebbero a fare.
L'appartenenza di Mario (Marco Greco), bambino difficile della periferia partenopea, la decide d'ufficio un tribunale, che spera così di sottrarlo ai maltrattamenti che subisce quotidianamente dalla madre naturale. Finisce in affidamento a Giulia (Valeria Golino) docente d'arte quarantenne, che convive da due anni con Sandro (Andrea Renzi). L'arrivo del ragazzo costituisce per la coppia una vera rivoluzione: la neo genitrice, riversa su questo bambino problematico tutto il suo amore di mamma, rimasto fino ad allora inespresso. Non perché Giulia non possa avere figli. Ma perché Giulia non vuole. Inizia così un intenso rapporto psicologico, affettivo, fisico che impegna, appassiona e sfianca la donna, che al "suo" Mario, ora, non vuole proprio rinunciare. A gettare la spugna sarà invece il suo compagno, incapace di relazionarsi col bambino. Sarà la scuola, impegnata solo nel conservare il famoso "buon nome", che Mario con le sue amicizie da "scugnizzo" rischia di compromettere. Sarà infine la burocrazia, che smetterà di credere in Giulia, togliendole l'affidamento.
Capuano, dopo Pianese Nunzio, quattordici anni a maggio, torna a puntare la macchina da presa ad altezza di bambino, firmando una pellicola "lontana". Lontana innanzitutto dai clichè: la Napoli fotografata da Bigazzi è paradigma del mondo di oggi. Nell'occidente nitido di Giulia (Posillipo) si parla italiano, ci si veste con charme, si è attenti al proprio aspetto. Nell'oriente polveroso di Mario (Ponticelli) si parla in dialetto, ci si veste in maniera appariscente, tutto ha un che di sguaiato. Nelle case gli eventi si festeggiano al suono del karaoke, che rimanda a improbabili cronache giudiziarie ("per un cellulare, ho perso la libertà…"). Pellicola sul possesso dunque, e sui sentimenti ad esso legati: a chi appartiene Mario? Non certo alla sua vera madre, sbandata, irresponsabile, profondamente egoista, tanto da rimanere sempre incinta pur non essendo capace di badare a nessuno (come soluzione propone a Giulia di prendersi anche il bambino in arrivo…). E nemmeno allo Stato, qui rappresentato da una psicologa (la brava Anita Caprioli), da un giudice e dall'intero corpo insegnante di Mario.
Capuano, in maniera dichiarata, decide di non prendere una posizione, di restare volutamente super partes. Egli, raccontando una storia vera (Giulia, nella realtà, è una sua amica, insegnante d'inglese, che facendo volontariato si affezionò ad un bambino, tanto da spingersi a chiederne l'affidamento) decide di mettere lo spettatore davanti ad una realtà sfuggente e complessa. Per chi fare il tifo, dunque? Per la Golino, superba nel dare volto e corpo ad una donna problematica che sente un amore più grande di lei, divisa com'è tra il comprendere Mario, farlo sentire accettato (e spesso giustificarlo), e la necessità di dargli un'educazione canonica, come le richiedono gli altri? Per Mario, bambino dalle fantasie belliche, che nei momenti di estraneità ruba le parole ai racconti dei bambini guerriglieri d'Africa (come faceva il vero Mario), insofferente alle regole, con una sua personalissima visione del mondo? Per "gli altri" (il compagno che ammette la propria inadeguatezza, il proprio imbarazzo di fronte a quel bambino dei bassi; la madre di Giulia, le istituzioni…) che chiedono alla Golino più fermezza, meno accondiscendenza, nell'educazione del ragazzo?
La risposta sta probabilmente "dentro" lo stesso Mario: quello della finzione e quello reale. Il primo, parlando alla psicologa di Giulia, ripete ossessivo: "Lei non mi appartiene". Il secondo, una volta capito che il tribunale l'avrebbe tolto alla donna, disse al giudice: "Mi ero appena abituato a chiamarla mamma".
LA GUERRA DI MARIO
(Italia, 2005)
Regia
Antonio Capuano
Sceneggiatura
Antonio Capuano
Montaggio
Giogiò Franchini
Fotografia
Luca Bigazzi
Musica
Pasquale Catalano
Durata
100 min