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                      Vorresti davvero cancellarmi? 
                        Oh si! Adesso che non ci sei ad annoiarmi con la tua presenza, 
                        ad angosciarmi con la tua assenza, che sei fuori da questa 
                        stanza, mentre ti aspetto sveglio fino alle 2 di notte, 
                        ormai che sei solo noia e apatia. Adesso ti vorrei proprio 
                        cancellare, eliminare tutti quei insignificanti composti 
                        molecolari che sanno di te. Una buona scorta di pillole, 
                        un pigiama blu nuovo. Mi sveglio e non sei più 
                        qui, non sei nell'aria, fra le mie cose. Non sei nemmeno 
                        nei miei ricordi, non c'è traccia di te fra le 
                        mie proteine neurali. Mi fermo a guardare fuori, prima 
                        di andare al mio solito treno, mentre passo al setaccio 
                        i ricordi sinaptici. L'istochimica non ti dà scampo, 
                        tra le reti dendridiche della mia mappa neurale c'è 
                        solo un miscuglio di serotonina, dopamina e di glutamato, 
                        elettroni di valenza eccitati. Di te non c'è traccia. 
                        Ti ho cancellata. Eppure, mentre aspetto lungo il binario, 
                        avverto una fastidiosa patina sopra i dendroni della corteccia 
                        cerebrale, di color mandarino, che mi sta facendo tremare. 
                        Un evento mentale, un'idea, questo sei, sei solo un'unità 
                        di funzionamento mentale, strisci subdola nei miei dendroni 
                        attraverso le vescicole sinaptiche con un meccanismo rapidissimo, 
                        appena qualche femtosecondo, quel che basta per farmi 
                        cambiare binario. Sei il più insopportabile di 
                        tutti i complessi polimerici!  
                      L'amore, la coscienza, la rete sinaptica, 
                        le operazioni booleane del nostro cervello. Charlie 
                        Kaufmann attiva il suo radar per sondare questa incredibile 
                        galassia, per teletrasportarci nei cerchi concentrici 
                        della nostra mente e cercare di dare uno sguardo tra la 
                        nebbia di emozioni quantiche che circonda la nostra amigdala. 
                        Charlie Kaufmann, magnifica CPU biochimica a 40 Hz, ha 
                        pianificato questo "Viaggio allucinante" per 
                        4 lunghi anni e assieme a Michel "Drugstore" 
                        Gondry ha scelto di portarci in un mondo che piacerebbe 
                        tanto a John Guare e che farebbe impazzire Chris Marker. 
                        Un viaggio democriteo tra le lesioni plastiche delle connessioni 
                        neurali, nella galassia amore=composto molecolare. Un 
                        viaggio dentro al meraviglioso magazzino dei ricordi, 
                        quelli che rimangono appiccicati addosso, gli imbarazzi, 
                        i temporali da fuga nel lettone, le sfuriate, le risate, 
                        i mal di testa, di gambe e di cuore: la nostra memoria. 
                         
                        Che bello se fossimo hacker nella realtà cybernautica 
                        di Gibson: potremmo aumentare la quantità di memoria 
                        come Jhonny Mnemonic, magari per l'esame di domani, per 
                        ricordare tutti i compleanni, senza aver paura di raddoppiare 
                        la capacità massima consentita. Se conoscessimo 
                        Lenny Nero, gli chiederemmo lo squid, la più fantastica, 
                        devastante invenzione del nuovo millennio. Lo squid è 
                        la vera macchina del tempo: schiaccio un tasto e un fascio 
                        di 1500 megabyte al secondo mi dicono che sei ancora qui 
                        con me, che pattini con me sotto il sole di Los Angeles, 
                        sento che mi tieni strette forte le mani. I neuroni fremono, 
                        cercano nuove sinapsi con le cellule vicine, ti cercano, 
                        sei la loro droga, sei la mia droga. E se fossi Rachel 
                        nella Los Angeles del 2017? "Che cosa faresti? Se 
                        io fossi una di loro? Se scappassi e andassi a nord? Mi 
                        daresti la caccia?" Quanti test dovrei passare per 
                        capire di essere solo un business, di essere un replicante 
                        con innesti di ricordi di altri, probabilmente del nipotino 
                        di Tyrrell? Navighiamo nel sonno fino all'atmosfera di 
                        Solaris, gentile pianeta, oscuro essere diabolico: Solaris 
                        ti crea ricordi ad hoc, come vorresti che fossero. 
                        "Non cerchiamo nuovi mondi, solo nuovi specchi". 
                      Ma io sono solo Joel , e nel Kaufman's 
                        world non c'è la piramide della Tyrrell Corporation, 
                        c'è l'ufficio con pareti rivestite in caldo legno 
                        dell'Oregon della Lacuna Inc., dove una graziosa ragazza 
                        in camice bianco prende gli appuntamenti al telefono e 
                        stampa strani bigliettini gialli A5 con una innocua Epson 
                        C42. La Lacuna è il Lete del XXI secolo, cancella 
                        i ricordi dolorosi, noiosi, quelli che proprio non riesci 
                        a dimenticare. Come te Clementine. Ti voglio cancellare 
                        da me, oh my darling Clementine, perché 
                        sono "noioso". Voglio eliminare la sensazione 
                        nocicettiva, e il Dr. Mierzwaik, assieme ai suoi assistenti, 
                        e ad un asciugamemoria da parrucchiera, porterà 
                        via tutte le attività neuroendocrine prodotte dal 
                        tuo ricordo. Vai Dottore, trova la directory Clementine, 
                        e formattala! Lei è diventata così incostante, 
                        imbarazzante, il suo vocabolario lascia a desiderare e 
                        dice parolacce in pubblico. Si infila nelle case di altri, 
                        penso che sia matta! Però è così 
                        eccitante stare con lei. Era così eccitante averla 
                        lì con me, su quella spiaggia. Quella notte sono 
                        scappato ma come avrei voluto restare. Fermatevi, vi prego, 
                        lasciatemi almeno questa memoria! Lasciatemi almeno le 
                        prime Clementine, quelle che sanno di serotonina e coccole! 
                      Vieni Clementine, giù tra 
                        la corteccia e il telecefalo, dove non ti possono trovare, 
                        dove c'è mia madre che mi scopre mentre mi tocco, 
                        mentre i ragazzi sono lì che mi picchiano perché 
                        sono una "femminuccia", mentre piove nel salotto, 
                        mentre facciamo il bagno nel lavandino. Dannazione, loro 
                        stanno arrivando. I ricordi svaniscono, si confondono, 
                        voglio tornare con te nella casa sulla spiaggia. Voglio 
                        tenerti Clementine, ora che la biomeccanica è solo 
                        una stupida parola che non è riuscita ad equalizzarci, 
                        a ridurci a semplici generatori di odio ed entropia alla 
                        temperatura di 37° centigradi. Ora che anche tu mi 
                        hai ritrovato e il nostro primo incontro è anche 
                        il nostro addio. Adesso che so che sbaglieremo ancora, 
                        che soffrirò ancora, che finirò per odiarti, 
                        adesso che ti amo davvero. Adesso stai con me. Stiamo 
                        camminando in quella canzone, siamo solo due anime sperdute 
                        che nuotano in una vasca di pesci, anno dopo anno, corriamo 
                        sempre sullo stesso vecchio binario. E cosa abbiamo trovato? 
                        Le solite vecchie paure. 
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