Bernardo Bertolucci
The Dreamers
di Eva Maria Ricciuti
L'essere perfetto non esiste.
Esistono tre giovani, tre corpi imperfetti e splendidi, tre intelligenze complementari, tre sensibilità nuove, sei occhi che scrutano nel buio, tre bocche che baciano, che urlano, che divorano, che si nutrono l'una dell'altra. Esistono tre pudiche sensualità e tre sessualità che diventano disinibite.
Tre: numero perfetto.
Esistono un ragazzo che è già uomo disincantato, una ragazza che dolorosamente tenta di diventare donna, e un'efebica, eterea creatura dal corpo di uomo e dalle rosse e femminee labbra che sembrano chiamare al peccato.
Esistono Thèo e Isabelle, gemelli "siamesi", creatura unica e mitica che si è scissa. Che si è fatta uomo e si è fatta donna, nel corpo. Ma è rimasta una nella mente e nell'emotività piena e razionale/ irrazionale che è propria dell'uomo e della donna.
Ed esiste Matthew, estraneo a quella creatura che pure crede di comprendere; desideroso di partecipare alla mistica comunione di anime e corpi che è propria dei gemelli, cui rimane inesorabilmente e disperatamente estraneo.
Esiste Matthew dalle labbra rosse e morbide, Matthew il cui sguardo da bambino stupito viene improvvisamente turbato dalla visione degli splendidi corpi degli amici francesi; così imperfetti da soli, così perfetti nella loro unione.
Esiste Matthew che si lascia avvolgere dalla calda e sensuale intimità dei gemelli, affascinato dalla forza del pensiero di Thèo, ammaliato dalla grazia del corpo di Isabelle. Innamorato dell'uno e dell'altra, accolto e amato dall'una, ostacolato e respinto dall'altro, preda e vittima di un continuo moto di attrazione e di repulsione, naufrago in balia delle onde del mare, laddove il mare sono gli occhi di Thèo e le labbra di Isabelle. A Matthew, che inevitabilmente rimane estraneo, anche quando sembra che il diaframma sia rotto e sia stato finalmente accolto, al grido di "lo accettiamo è uno di noi", viene letteralmente chiusa una porta in faccia. Matthew, che pure amando intensamente Thèo e Isabelle, mai diventerà parte di loro.
Esiste l'illusione di potere tutto, di essere padroni del mondo e del futuro, di dominare il mondo attraverso una percezione del mondo che è filtrata e alterata dalla macchina da presa.
Esiste un'estate parigina, una fuga dalla guerra degli uomini per smarrirsi in una guerra di sensi e perdere rovinosamente ogni battaglia.
Thèo e Isabelle sono uno. Inscindibile essere fatto di carne e sangue e umori e amore e pulsioni e rabbia e tenerezze. Thèo e isabelle sono due, e soffrono nel vedersi incompleti. Thèo è padrone di Isabelle e la domina con il pensiero e la vorrebbe nel corpo, oltre che nell'anima. Ma Thèo è Isabelle e non può.
Esiste l'impossibilità di comunicare, l'impossibilità di capirsi del tutto, di capire se stessi prima, gli altri dopo.
Esiste l'impossibilità di possedere completamente l'essere amato, impossibilità che si trasforma in tormento, dolore, rabbia e frustrazione e che i due gemelli tentano di ingannare introducendo Matthew tra loro. Ancora una volta Matthew, che è totalmente in balia dei due, che non oppone resistenza, che non si sottrae al gioco, finché il gioco non si fa chiaro: Thèo sta divorando, lentamente, con costanza e delicatezza infinita, Isabelle.
Non più allora Isabelle che, come regina capricciosa, domina il gioco, ma Thèo che con la sua viva e crudele intelligenza piega inesorabilmente la volontà della sorella. E per un attimo Matthew tenta di sottrarla al gioco perverso del fratello, e le mostra la vita. Ma Isabelle è Theo, e dalla vita fugge per rifugiarsi, illuminata dal caldo riverbero delle luci dei fuochi di molotov, tra le braccia del fratello crudele. Amante, amato e carnefice.
Esiste, infine, l'impossibilità, come condizione unica e inesorabile cui la viva immaginazione dei "sognatori", inevitabilmente, si scontra nella realtà.
Definito dai più "film non perfettamente riuscito", in realtà The Dreamers soffre l'essere stato troppo atteso, troppo discusso, troppo immaginato.
Parole come: incesto, sesso, nudità, omosessualità lo hanno preceduto.
Nulla di questo è The Dreamers.
Il nuovo film di Bertolucci ci proietta nella sfera più intrinsecamente privata della vita e dell'immaginazione di un artista che è ormai cosciente di non dover più dimostrare di essere tale.
The Dreamers è una vera e propria dichiarazione d'amore verso il mestiere del cinema, verso la storia del cinema, verso il cinema in quanto tale. È un inno alla gioia di creare e di vedere la propria creatura prendere vita, laddove per propria creatura non necessariamente s'intende il proprio film. Perché, ogni cinefilo lo sa, i film sono di chi li guarda e li fa suoi costruendoci attorno un universo di significati e di memorie. Ed è quello che fa Bertolucci, mischiando sapientemente realtà e finzione filmica, fondendo il suo cinema e il cinema che ha amato, sovrapponendo i volti dei suoi attori a quelli dei divi del passato, facendo recitare il cinema nel cinema ad attori giovani ma di cinema intrisi e dal cinema nati.
Immagini memorabili e discorsi superficiali ci proiettano in un universo fatto di sospiri, di ansiti e di punizioni che nascondono il desiderio di mostrarsi e diventano in realtà piacere di rappresentare non se stessi, ma l'immagine di sé, come su uno schermo. Manie e perversioni dei giovani protagonisti vengono sfogate sui loro corpi impazienti di aprirsi alla vita, ma una vita privata, che si esaurisce nello spazio di un orgasmo, ed è rinchiusa in un piccolo universo, in una comunità minima, costituita in realtà solo da due elementi (alternativamente Thèo e Isabelle, Isabelle e Matthew, Matthew e Thèo).
E su tutto aleggia lo spettro di una tragedia imminente. E la tragedia non è il sanguinoso epilogo delle rivolte parigine, non è il suicidio collettivo improvvisato da Isabelle, ma la perdita dell'innocenza, il passaggio dall'incoscienza e dalla purezza d'animo della gioventù alla consapevolezza del peccato e della colpa.
Bertolucci ci mostra, senza trucchi e senza inganno, la difficile e dolorosa conquista della maturità, che è in realtà una perdita di se stessi per vendersi agli altri. Come scacciati dall'Eden, Isabelle, Thèo e Matthew vengono proiettati nel bel mezzo della battaglia. E come soldati pronti alla lotta si tuffano tra la folla urlante, urlando loro stessi. Ma questa volta non si tratta di superare i limiti della propria educazione, non si tratta di sconfiggere il pudore, si tratta di ingaggiare una battaglia.
Si tratta di vivere la battaglia, non di vederla proiettata sullo schermo di un cinema. E i due fratelli, ancora una volta uniti in un abbraccio serrato, si tuffano nella mischia. Ma Thèo e Isabelle sono coscienti della realtà dell'atto di lanciare una molotov contro uomini fatti di carne e di ossa, o si tratta dell'ultimo estremo tentativo di rappresentare, ancora una volta, se stessi come in un film? Matthew che da una guerra era fuggito, alla guerra si sottrae ancora una volta. É l'unico ad aver raggiunto la maturità di pensiero che comporta il non accettare tutto quanto gli viene indicato come inevitabile o necessario. Thèo, che vive di ideali e piega la realtà al suo comando come se fosse regista di un film, non attore della sua vita, si lancia nella mischia e inevitabilmente trascina con se Isabelle. E Isabelle lo segue, perché Isabelle è Thèo.
Viaggio dentro e fuori le passioni, i sogni e le manie di tre giovani, The Dreamers è un non-film, è una realtà che proietta se stessa sullo schermo, è un passaggio, senza soluzione di continuità, dalla realtà, al fare cinema, al cinema stesso. È un gioco di scatole cinesi che Bertolucci, con sorriso sornione, ci invita a giocare.
E noi, smarriti dalla lussureggiante pienezza delle immagini, ancora una volta ci troviamo di fronte all'impossibilità di.
THE DREAMERS
(Inghilterra, Francia, Italia, 2002)
Regia
Bernardo Bertolucci
Sceneggiatura
Gilbert Adair
Montaggio
Jacopo Quadri
Fotografia
Fabio Cianchetti
Durata
130 min