Giorgio Fossati - Torino Film Commission
Sono ormai quasi due anni che la Film Commission Torino Piemonte sta svolgendo una fervente attività promozionale del territorio piemontese. Svariate sono state le troupe che hanno eletto la nostra regione come location ideale per la produzione di lungometraggi e i numeri lo confermano: solo nel 2001 sono stati realizzati ben 24 film (di cui 7 per la televisione e 3 documentari) e due soap opera, con la conseguente assunzione di 680 tecnici, 290 attori e circa 4500 comparse. Per il 2002 si prevedono all'incirca i medesimi risultati (ad oggi si contano altre 23 produzioni in arrivo).
Abbiamo intervistato il direttore generale, Giorgio Fossati, per fare maggiore chiarezza sulle funzioni e i progetti di questa Fondazione neonata, i cui primi passi sembrano essere stati già un successo.
Molto spesso si è equivocata la reale funzione della Film Commission. Vuole offrirci esattamente una descrizione di quello che rappresenta quest'organo nell'apparato produttivo regionale e quali sono le sue principali funzioni?
La Film Commission Torino Piemonte è nata nel settembre del 2000, anche se nell'arco dei due anni precedenti la Regione Piemonte e il Comune di Torino avevano avviato – attraverso gli Assessorati alla Cultura – i rapporti con il cinema, aiutando da un punto di vista organizzativo.
La finalità della Film Commission, che è una fondazione senza scopi di lucro, è quella di promuovere Torino e la Regione Piemonte nei confronti dei produttori cinematografici e televisivi. Chiaramente maggiore attenzione viene rivolta a quelli non piemontesi, anche se ciò non toglie che un produttore del nostro territorio possa ricevere lo stesso aiuto.
Uno dei primi problemi affrontati è stato quello di far conoscere la regione da un punto di vista delle location, cioè dell'offerta di cui dispone da un punto di vista del paesaggio e dell'architettura. Finora il Piemonte era poco conosciuto da chi fa cinema, se non attraverso stereotipi che purtroppo vanno un po' smantellati. Così abbiamo creato una banca dati d'immagini e un sito internet, con 6000/7000 immagini catalogate in modo da fornire la gamma d'offerta che possiamo dare.
In secondo luogo siamo in grado di fornire tutta una serie di agevolazioni per poter individuare le location: se vogliono, in seguito al regolare invio della sceneggiatura, possiamo incaricare un location manager a spese della Film Commission che fa una prima ricerca in modo che quando vengono a Torino possano lavorare più rapidamente.
Inoltre diamo, soprattutto a Torino attraverso l'Ufficio Cinema dell'Assessorato alla Cultura, un aiuto per coordinare tutta la concessione dei permessi, facendo da tramite con la sovrintendenza. Noi attraiamo le case di produzione a Torino, dove possono girare con maggiore tranquillità rispetto che a Roma e sfruttare scorci inediti.
E, per concludere, nel giro di tre anni si svilupperà un "cineporto" di dimensioni rispettabili con spazi modulari da mettere a disposizione delle troupe cinematografiche, non solo per quanto riguarda gli uffici, ma anche per i locali costumi, le piccole attrezzerie, una sala per controllare i giornalieri e così via…
E ancora cerchiamo di promuovere l'immagine della nostra città nei vari Festival europei come Cannes, Berlino o Venezia.

Quindi, diciamolo una volta per tutte, il vostro è un supporto logistico e non pecuniario…
In tutto il mondo le Film Commission non sono Film Found. A volte possiamo dare dei contributi per abbassare i costi alberghieri, ma soprattutto quando abbiamo la certezza che una buona parte della troupe venga assunta qui. Abbiamo promosso la pubblicazione di una guida degli attori, che finora non esisteva, spedendola a nostre spese a circa 400 indirizzi italiani. A questa ne seguirà una seconda inerente ai tecnici e ai servizi qua disponibili, in modo da far conoscere il potenziale di Torino.

Pertanto se voi non fornite i soldi, quali sono i percorsi che i giovani filmmakers della nostra città devono seguire per ottenere i finanziamenti?
Non esistono! Non c'è nessuno che finanzi un film a Torino…magari qualche banca, ma niente di più. L'unica strada può essere quella del fondo di garanzia o l'articolo 8 per le opere prime. Purtroppo non esiste in Italia, e noi ci stiamo battendo per questo, una legge che preveda per i film nazionali determinati finanziamenti da parte della regione, come invece accade – per esempio - a Lione. Oppure addirittura finanziamenti, anche per film stranieri, provenienti da Lussemburgo o dalla Germania.
Una delle lamentele che circolano nell'ambiente torinese è che, malgrado il numero dei film girati nella nostra città sia aumentato, pochi sono i tecnici torinesi assunti per lavorarvi. È un dato veritiero? In caso affermativo, quali sono le soluzioni?
No, io contesto quest'affermazione perché di solito quelli che si lamentano di più sono quelli meno bravi che non hanno lavoro. Il cinema non può imporre un attore o un tecnico.
Il giorno in cui a Torino ci saranno tanti produttori quanti ce ne sono a Roma, allora è probabile che gran parte delle maestranze verranno assunte in loco. Il lavoro che noi svolgiamo è in gran parte nell'interesse dei lavoratori, che in nostra assenza, non potrebbero protestare contro quelli che vengono da fuori, perché non verrebbe nessuno. Va da sé che tra i due mali…
Molti film nascono a Roma, non solo per l'impostazione economica, ma anche perché magari le prime due o tre settimane di riprese si svolgono lì. Così la troupe viene formata a Roma ed è difficile interrompere una troupe, imponendogli di non venire a Torino. Addirittura noi a volte diamo dei piccoli contributi per abbassare le spese, purché assumano del personale locale. Chiaro quindi che molte volte la troupe è mista o prevalentemente romana, ma da qualche parte bisogna pur cominciare. Molti non si rendono conto che noi svolgiamo la funzione di agenti a costo zero, nel senso che proponiamo un vasto elenco di nominativi da sottoporre alle produzioni. Torino ha molte professionalità di ottimo livello; si tratta di fare in modo di convincere chi viene dall'esterno, anche se spesso è snervante per il semplice fatto che ogni tecnico rinuncia mal volentieri ai suoi assistenti.

Un altro appunto bisogna farlo per il fatto che una volta concluso il film, gran parte delle produzioni ritornano a Roma per terminare la post-produzione. Mancano le strutture?
No non mancano, ce ne sono diversi anche se sono più cari. A parte questo è molto difficile che una produzione che viene da fuori decida di continuare il suo soggiorno per concludere il film. La post-produzione è molto lunga e pertanto, oltre all'esigenza comune di tornare a casa una volta finite le riprese, sarebbe costoso mantenere regista, montatore e altri.
Può darsi che con il Virtuality Multimedia Park, che disporrà di grosse attrezzature, ci sarà un luogo dove fare post-produzioni di alto livello, compresi gli effetti speciali.

Per concludere, si può pensare che Torino diventi un polo antagonista a Roma…
Io sono convinto di sì, perché il potenziale c'è. Basti pensare a un produttore come Buttafarro, già conosciuto nel campo pubblicitario con la sua Harold, che è riuscito a farsi luce con Santa Maradona e altri ne sta producendo. È già una bella conquista che ci sia un produttore del suo calibro, anche se Torino avrebbe bisogno di altri quattro o cinque.
Sono convinto che bisogna risolvere alcuni problemi sui finanziamenti, si dovrebbero varare leggi, come quella sul Tax Shelter che permette il reinvestimento degli utili da parte di qualsiasi azienda nel settore del cinema con l'esenzione dalla fiscalità (come accade negli Stati Uniti e in Germania). È chiaro che qua nel nord saremmo di certo avvantaggiati. D'altra parte, anche se può risultare futile guardare al passato, all'inizio del secolo scorso industriali, che non sapevano neanche cosa fosse il cinema, hanno dimostrato coraggio nell'investire i propri capitali nella settima arte; per una quindicina d'anni Torino è diventata capitale del cinema.
Non vedo perché non si possa fare la stessa cosa ora, soprattutto nella logica della diversificazione. Torino può aspirare ad essere come Lione, che è un'alternativa a Parigi.
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