Tim Burton
Hollywood vs Ed Wood
di Chiara Melendugno
Edward quattro anni dopo. Era il 1990 quando Johnny Depp, al suo primo incontro con Tim Burton, indossava forbici al posto delle mani per interpretare la malinconica e disadattata creatura dell'algido ed invecchiato Vincent Price, volto noto al cinema horror, e già omaggiato dal regista di Burbank, suo fan dichiarato, in uno dei suoi primi cortometraggi (Vincent appunto). Ed è il 1994 quando il giovane attore accetta di indossare i panni del peggior regista della storia del cinema: Ed Wood. Questa volta al posto delle forbici ci sono rassicuranti e morbidissimi maglioncini d'angora e, al posto di Price, vi è un altro horror divo: Bela Lugosi.
Da sfondo fa il bianco e nero utilizzato dallo stesso Ed Wood nei suoi B-movies anni '50. Un bianco e nero che risulta congeniale anche a Tim Burton, per incorniciare le iconiche sembianze del Lugosi/Landau (premio Oscar come miglior attore non protagonista) ed inchiodare, nelle scene costruite così accuratamente, ogni singolo dettaglio. Gli spazi nei quali Ed Wood si muove appaiono claustrofobici, bidimensionali, vividamente incollati alla pellicola. Risulta quasi impossibile, infatti, distinguere la collocazione del Wood-uomo da quella del Wood-produttore, sceneggiatore, attore e ossessionato regista. E l'occhio di Burton lo dimostra tenendoci, per la prima parte del film, sui suoi volti, sulle sue espressioni teatrali, sui suoi gesti ingessati. Ed Wood è un personaggio ingenuo ed entusiasta, pronto a girare un film in pochissimo tempo, accettando qualsiasi compromesso, come far battezzare il suo stravagante cast dai Battisti o rompere con Dolores (Sarah Jessica Parker), sua prima compagna, per cederne la parte. È abbagliato dal suo sogno e, nonostante il flop dell'opera prima Glen-Glenda, continua ad inciampare, trascinando con sé strampalati amici e sedicenti personaggi della Hollywood a lui contemporanea: dal travestito Bunny (un Bill Murray spassosissimo), al sensitivo Criswell, alla prosperosa Vampira.
L'unica dissonanza all'interno dell'allegra "combriccola" è rappresentata, paradossalmente, dal Dracula/Lugosi. La sua disperazione, assieme alla consapevolezza di essere ormai una stella decaduta, sono i soli elementi a sembrare reali, a spezzare l'incanto generale, a dispetto di quel realismo così strenuamente perseguito da Ed Wood. "Non ho più dimora,… scacciato, disprezzato…", recita in Bride of the Monster. Solo Bela Lugosi riesce, infatti, a stemperare la narcosi woodiana: le sue telefonate in piena notte, e la decisione, dopo il tentativo di suicidio, di ricoverarsi per la disintossicazione, interrompono per un istante l'umorismo grottesco che pervade il film. Ed è ancora Lugosi, nei suoi ultimi giorni di vita, a consegnarci l'Edward meno frenetico e più umano: i suoi capelli finalmente si scompigliano e lo vediamo fumare una sigaretta mentre osserva la sua creazione forse migliore: le ultime riprese dell'amico in mantello nero. Saranno proprio quelle sequenze ad aprire Plan 9 from Outer Space, ennesima bizzarra fatica dello sfortunato regista, destinato a morire all'età di 54 anni per alcolismo, come lo stesso Tim Burton ci svela nei titoli di coda.
Il suo modello e maestro, Orson Welles, incontrato durante la lavorazione di Plan 9, lo aveva ammonito: "Per difendere l'immaginativa bisogna combattere…perché spendere la propria vita per realizzare i sogni di qualcun altro?". Giusto signor Welles, peccato che Edward D. Wood jr fosse lo sgangherato antieroe di una Hollywood nella quale non avrebbe mai trovato posto.
ED WOOD
(USA, 1994)
Regia
Tim Burton
Sceneggiatura
Larry Karaszewski, Scott Alexander
Montaggio
Chris Lebenzon
Fotografia
Stefan Czapsky
Musica
Howard Shore
Durata
127 min