Spiderman PDF 
di Mauro Brondi   

"Who am I?"

Così inizia e finisce Spiderman di Sam Raimi, che mette in scena prima un personaggio timido e impacciato in corsa dietro al bus che sta perdendo e poi, nel finale, un ragazzo dal volto serio e consapevole che si allontana dalla ragazza di cui è innamorato.
Il percorso di Spiderman-uomo (Parker) è parallelo al percorso di Spiderman-supereroe, rispettando, in linea di massima, il principio base di una particolare categoria di film drammatici: la crescita o il cambiamento del main character dopo il superamento di una serie di ostacoli.
Questo percorso classico che regge l'intero film è supportato da atmosfere, da situazioni e da suggestioni visive per niente scontate e banali.
Anzi, Sam Raimi si dimostra molto abile a sfruttare il classico, dalla suspense fino ad alcune situazioni da commedia, in un film che così risulta sempre vivo e interessante, sempre godibile. Il percorso del supereroe (dalla timida nascita fino alla consapevolezza finale) attraversa dunque diversi stili e diverse atmosfere.

I toni della commedia dominano fino alla scoperta dei superpoteri, compresa la prima prova nell'incontro di wrestling. Splendida la scena nell'arena dove viene presentato Spiderman ad un pubblico minaccioso e voglioso di sangue. Il personaggio avanza verso il ring accorgendosi dell'ambiente ostile: attraverso alcune soggettive lo accompagniamo con un particolare ottimismo. Noi sappiamo (o intuiamo) che Spiderman dimostrerà tutta la sua forza contro il lottatore, ma il nostro eroe appare preoccupato, se non addirittura spaventato.
Un evidente richiamo al fumetto lo abbiamo in questa parte in cui Parker, nella sua camera, disegna e progetta il costume. Raimi rappresenta in modo geniale una vera e propria evoluzione grafico/visiva del personaggio, prima vestito di una semplicissima tuta blu e rossa con mascherina a coprire il volto, fino a scoprire il look definitivo, prima sulla carta (a sottolineare l'origine comic del supereroe) e poi nella realtà (del film).

L'ingresso in scena del cattivo è la vera debolezza del film. Se L'Uomo Ragno è un personaggio complesso, ben descritto nelle sue sfumature drammatiche, il cattivo Green Goblin è invece il banale guastafeste, nemmeno troppo intelligente, che mette nei guai il supereroe. In verità alcuni elementi interessanti sono in gioco, come la doppia personalità del cattivo ben interpretato da Willem Dafoe; ma in generale Raimi non concede molto tempo all'antagonista (al contrario di quello che faceva Tim Burton nei suoi Batman, avendo però a disposizioni all'origine personaggi molto ricchi e complessi). In ogni caso, nella parte centrale del film (dove predomina l'azione e lo spettacolo visivo degli effetti speciali), la visione non risulta affatto noiosa grazie ad un utilizzo produttivo della computer grafica. L'effetto speciale non è usato passivamente, ma al contrario sviluppa e scatena la dinamicità del personaggio contribuendo in modo determinante alla sua caratterizzazione.

L'Uomo Ragno diventa così, durante i suoi famosi voli tra le strade e i grattacieli di New York, una sorta di pupazzo di plastica completamente snodabile. Si crea quasi una trasformazione tra lo Spiderman che vola e lo Spiderman che osserva: il personaggio sospeso in aria diventa ultraleggero e modellabile in completo contrasto con l'asfalto e i grattacieli pesanti della città. Raimi inserisce questa macchia mobile nelle vie di New York seguendolo con la sua macchina da presa virtuale facendo spesso ricorso a soggettive o a false soggettive facendoci così percepire lo spettacolo del volo e della velocità.

Al contrario, le caratteristiche visive del cattivo sono standardizzate e ovvie, all'insegna della staticità e della pesantezza. Una maschera quasi impacciata e a volte ridicola, rispetto alla rappresentazione accattivante e originale di Spiderman.

Nel finale il tono muta ulteriormente. E', ancora una volta, il finale classico dell'eroe che ha preso consapevolezza del suo ruolo e che non potrà più guardare il mondo (l'amore soprattutto) con gli occhi di un ragazzino. Cresciuta la sua responsabilità, Parker non può vivere l'amore: l'ultima scena, girata in un cimitero, segna l'abbandono dalla persona amata e la nascita del supereroe attraverso la sua presa di coscienza. E torna in mente il fumetto: i due personaggi ritagliati e isolati nel cimitero tra il vento, alcune inquadrature fisse sui volti degli attori, l'addio finale di Parker che lascia sullo sfondo la ragazza: tutto fa ricordare le vignette di un fumetto, montate in sequenza. Come se Raimi nel finale si mettesse a disegnare attraverso la messa in scena, tornando idealmente e simbolicamente alla fonte del suo personaggio.

Una "nota conclusiva" è per i titoli di testa: non solo curati graficamente, ma anche ricchi e dinamici che preannunciano la vivacità del protagonista. Fin dall'inizio la soggettiva ha un ruolo importante, lo spettatore viene condotto in un viaggio tridimensionale tra ragnatele e nomi, in cui compaiono "pezzi" di Spiderman, quasi a voler sottolineare una simbiosi tra eroe e spettatore.

 


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