C’era una volta Guerre Stellari, ed era la semplice lotta tra Bene e Male PDF 
Mario Bucci   

Il primo film che ho visto al cinema è stato L’impero colpisce ancora. Mi ci portò mio padre. Avevo quattro anni, e oltre a non capirne il significato del titolo in italiano già prima di entrare in sala, non ne capii il senso alla fine della proiezione, perché il film non aveva una chiusura classica adatta a un bambino di quattro anni. Di quella proiezione ho pochi effettivi ricordi, in concreto solo la scena in cui Ian Solo viene ibernato e la scoperta che sotto il casco nero del cattivo c’era il padre del protagonista. Non ricordo nemmeno se prima di essere tornato in sala per vedere Il ritorno dello Jedi riuscii a vedere Guerre Stellari, perché quest’ultimo sono sicuro di essere riuscito a vederlo la prima volta solo in televisione. Sta di fatto che, per me, la prima trilogia ideata da George Lucas non ha mai avuto una continuità, sebbene abbia sempre avuto invece un fascino che mi portò qualche anno più tardi in sala a vedere un tremendo spin off che aveva gli Ewok come protagonisti. Da quel giorno chiusi con la saga di Star Wars. A distanza di quasi venti anni, in viaggio con un biglietto d’inter-rail, passando da una capitale all’altra, notai che in ogni angolo d’Europa era annunciata la nuova saga di Star Wars, una trilogia che avrebbe fatto da prequel a quella che confusamente io avevo visto, ma soprattutto che prima ancora di arrivare in sala aveva già invaso il vecchio continente con migliaia di gadget, tra i quali il più diffuso era il volto rossonero di un villain che nulla aveva a che fare con quello che io ricordavo come il volto di Dart Feder. Resistetti alla tentazione di correre al cinema, ero più adulto di quando ci andai la prima volta, e attesi allora che tutta la trilogia fosse sciorinata prima di visionarla. Se è vero che nelle intenzioni di George Lucas c’è sempre stata la volontà di scrivere e realizzare un’epopea galattica (composta addirittura da tre trilogie), è anche vero che, numeri a parte, la modalità con la quale la seconda è stata realizzata ha creato non poche polemiche, dibattiti, e soprattutto sfiducia nei confronti del progetto.

A comporre la nuova trilogia di Star Wars sono i film La minaccia fantasma, L’attacco dei Cloni e La vendetta dei Sith, che di positivo hanno solo tre cose: creare l’antefatto politico della vicenda di Guerre Stellari, ingrassare la "bio" dei protagonisti e mostrare al mondo intero le capacità tecnologiche della Lucas Film. La minaccia fantasma (1999), considerato il primo episodio di tutta la saga, è un deludente remake del prototipo Star Wars: alla figura del primate di Chewbecca subentra quella del mezzo rettile mezzo pesce Jar Jar, mentre la struttura della battaglia finale ricalca quasi pedissequamente quella precedente. In questa sua natura a metà strada tra prequel e remake, il primo episodio della trilogia si trascina dunque verso la prima di una serie di non chiusure, sfruttando al massimo il potenziale dell’animazione dei co-protagonisti e l’incanto di Natalie Portman, che cambia abito ogni scena. Per il resto, oltre il ripetuto meccanismo dell’arena dove si consuma l’ennesima sfida in velocità (da Ben Hur in poi un vero feticcio per gli americani), un’inutile vagonata di gag buone solo per un pubblico di pre-adolescenti, spesso concentrate “razzisticamente” nel personaggio di Jar Jar. L’attacco dei cloni (2002) è il secondo episodio della saga, realizzato con un irritante sapore televisivo che ha bisogno di quasi due ore per costruire la "bio" di Anakin/Dart Feder. Attraverso passaggi narrativi che, privi di qualsiasi spiegazione, rasentano l’amatoriale, e un rapporto tra maestro e alunno banale quanto l’ennesimo inseguimento, il film perde punti anche sulla computer grafica, a causa di un mal riuscito mix di scenografie vere e green screen, fondali romantici e fotografia da bar. Sembra di assistere a una parodia, che questa volta nemmeno l’incanto di Natalie Portman salva, quando realizzi che lei non è mai invecchiata nel ruolo della principessa Amidala, mentre Anakin non è più un bambino ma un adulto apprendista Jedi con la faccia del peggior Hayden Christensen.

La vendetta dei Sith (2005) è il canto del cigno di questo folle progetto di prequel. Due ore di battaglia continua intervallate ancora dalla "bio" di Anakin/Dart Feder che Lucas non era riuscito a chiudere nel film precedente. La sceneggiatura si fa più corposa è vero, ma purtroppo questo accade anche per il conflitto interiore del protagonista Anakin/Dart Feder, ancora interpretato da Hayden Christensen, sempre più villain, sempre meno credibile. Gli effetti speciali e la computer grafica sorprendono, scompare la maggior parte dei problemi di fotografia, ma rimane una domanda alla fine di tutto: perché? George Lucas è un megalomane, questa è la prima risposta, e forse l’unica. Realizzando questa trilogia prequel, il regista americano, oltre ad aver consolidato la sua potenza sul mercato degli effetti speciali con la Lucas Film, la più autorevole casa di effetti speciali del mondo, ha lanciato una sfida non indifferente verso il concetto di visione e di memoria visiva. Essendo lo scarto tra la prima e la seconda trilogia notevole, giacché realizzata in pratica oltre venti anni addietro, quando cioè tutta la computer grafica possibile adesso una volta non era nemmeno pensabile, Lucas ha deciso di mettere mano anche agli altri episodi, intervenendo sia con nuovi elementi di grafica, ma soprattutto intervenendo sulla memoria dello spettatore. L’obiettivo, infatti, che il regista si è posto (e ha realizzato) dopo aver chiuso il lungo prequel, è stato quello di rimettere mano a quella che sembrava una trilogia già chiusa, e così Star Wars, prima pellicola dell’intera serie, diventa Episodio IV – Una nuova speranza, e le altre diventano Episodio V e VI. I conti non tornano, direbbe allora mio padre, che la prima trilogia l’aveva vista e capita al cinema quando era uscita. Soprattutto, se adesso rivedesse quegli episodi rieditati, direbbe “non ricordo questa cosa, non ricordo quest’altra…”

In questa seconda fase, di manipolazione del materiale precedente, Georges Lucas ha lanciato una più alta sfida allo spettatore, svecchiando un progetto lungo oltre un ventennio. Il problema di questa megalomane volontà è che ha perso di vista il contenuto, cedendo al lato oscuro della forza (il denaro e la rivendibilità di un prodotto): il lavoro fatto viene vanificato da un prequel povero di fatti, annacquato come il peggior vino della casa, purtroppo spacciato come una necessità. In questa volata verso il progresso, cui la riedizione di Star Wars fa da spalla quanto un rogo di libri, Lucas ha intrapreso una strada intellettualmente difficile da difendere, e che solo la massa di pubblico indifeso potrà seguire. C’era una volta Guerre Stellari, ed era la semplice lotta tra Bene e Male, oggi c’è la Lucas Film, che è una battaglia vinta tra pubblico indifeso e la fabbrica dei dollari.

Titolo originale: Star Wars: Episode I - The Phantom Menace; Regia: George Lucas; Sceneggiatura: George Lucas; Fotografia: David Tattersall; Montaggio: Ben Burtt, Paul Martin Smith; Scenografia: Gavin Bocquet; Costumi: Trisha Biggar; Musiche: John Williams; Produzione: Lucasfilm; Distribuzione: Twentieth Century Fox Italia; Durata: 136 min.; Origine: USA, 1999

Titolo originale: Star Wars: Episode II - Attack of the Clones; Regia: George Lucas; Sceneggiatura: George Lucas, Jonathan Hales; Fotografia: David Tattersall; Montaggio: Ben Burtt; Scenografia: Gavin Bocquet; Costumi: Trisha Biggar; Musiche: John Williams; Produzione: Lucasfilm; Distribuzione: Twentieth Century Fox Italia; Durata: 142 min.; Origine: USA, 2002

Titolo originale: Star Wars: Episode III - Revenge of the Sith; Regia: George Lucas; Sceneggiatura: George Lucas; Fotografia: David Tattersall; Montaggio: Roger Barton, Ben Burtt; Scenografia: Gavin Bocquet; Costumi: Trisha Biggar; Musiche: John Williams; Produzione: Lucasfilm; Distribuzione: Twentieth Century Fox Italia; Durata: 140 min.; Origine: USA, 2005

 


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