Un bellissimo e drammatico ritratto dell’America conservatrice e moralista degli Anni Cinquanta riporta sullo schermo tematiche già in parte presenti nel primo graffiante capolavoro di Sam Mendes, American Beauty. La società medio borghese è analizzata sulla base della crisi coniugale tra Frank ed April Wheeler, una giovane coppia residente in Revolutionary Road, che nonostante conduca una vita opprimente e totalmente contraria ai principi culturali e morali di entrambi, non riesce a staccarsi dalla routine e soprattutto non può far nulla per evitare di naufragare negli eventi e nella fine del loro amore.

All’inizio del film c’è una narrazione parallela tra la storia del loro innamoramento (e del loro primo incontro) ed una lite dovuta al clima teso dopo uno spettacolo teatrale di lei andato male. I due si sposano e arrivano a Revolutionary Road con il sogno di una vita piena di aspettative e di illusioni e si trovano ben presto davanti ad un’esistenza priva di qualsiasi interesse da parte di entrambi, fatta di poche soddisfazioni, di un lavoro monotono, di squallidi tradimenti e soprattutto di un asfissiante perbenismo della classe media. Il regista rappresenta un dramma creato su un lucidissimo, preciso e sincero approfondimento psicologico dei coniugi Wheeler che raramente si può riscontrare in un’opera cinematografica; Leonardo Di Caprio e Kate Winslet sono assolutamente complementari nel rendere i due personaggi: lei trattenuta ma capace di lasciar trasparire dalla sua apparente compostezza un lacerante dolore interiore e un desiderio represso di passioni e lui, molto intenso e misurato nell’interpretare un uomo inacidito e frustrato, mascherato da rivoluzionario ma tuttavia profondamente immaturo.

A supportare la coppia e le sue dinamiche ci sono un ambiente asettico, dai toni grigi e dalle vite annoiate e disilluse e una serie di personaggi che interferiscono nella relazione e che portano avanti gli eventi in maniera silenziosa, criticando direttamente o indirettamente la coppia: tra tutti emerge sicuramente Michael Shannon che interpreta il figlio disturbato della signora Givings, l’agente immobiliare amica dei Wheeler, il quale per primo intuisce l’appassimento del loro amore e l’indebolimento di una sicurezza che prima li teneva tanto uniti. Così le sue parole crude e prive di sensibilità portano alla definitiva rottura tra di loro e finalmente lasciano cadere il velo di ipocrisia che teneva celate a tutti le loro amarezze. I sogni affondano, i silenzi diventano parole di odio e i rancori abbattono tutti i muri che si erano creati, le falsità e le frustrazioni diventano solo l’inizio di un finale eccellente costruito con abilità dal regista e dagli interpreti per lasciare allo spettatore un fastidioso e reale senso di irrequietezza e una dolorosa presa di coscienza che nella vita, per inseguire i propri sogni, ci vuole coraggio e molto anticonformismo e che la strada per raggiungerli è tutt’altro che comoda.

In conclusione la risposta al quesito è soltanto accennata: potranno mai due persone, nonostante l’amore sincero e profondo, restare insieme, non rinunciando ai loro sogni e alla loro natura, e non restare intrappolati ed imbalsamati in una mediocrità che uccide tutto ciò che incontra con la sua soffocante monotonia? Forse nessuno dei finali che potrebbe venirci in mente dalle nostre esperienze è un lieto fine…