Kitano & Hisaishi: brother(s)? PDF 
di Luca Gricinella   

Le storie messe in scena da Takeshi Kitano sono spesso ambientate nella zona di confine tra legge e malavita e i suoi personaggi si muovono tra violenza e mansuetudine. Dopo otto film in cui ogni inquadratura ha esaltato di volta in volta paesaggi urbani, rurali o marini del Giappone, è arrivato Brother (2000), il primo girato fuori dal suo paese, nella zona dell'occidente più estremo (non solo geograficamente): Los Angeles. La partitura di Brother, affidata ancora una volta al compositore contemporaneo Joe Hisaishi, alla sua sesta collaborazione con Kitano, si muove sui toni della passione e del dramma, accompagnando lo spettatore nello spostamento: se nella prima traccia infatti, Drifter ...in LAX, l'incipit è affidato a delle percussioni che hanno ancora un sapore d'oriente, il disco si chiude addirittura con due remix, artifici di stampo occidentale. Il compositore giapponese sembra comunque rendere di più al naturale, senza il supporto di basi elettroniche, proprio quando cerca il minimalismo, la ripetitività e li fonde con il suo lato emozionale; non a caso fra i suoi ispiratori c'è anche Philip Glass.

Beat Takeshi, il cui volto quando si trasforma in attore è smosso solo da un tic (reale), sulle note di copertina del cd si sbilancia e ci dice che i suoi film non avrebbero lo stesso effetto senza l'apporto del suo collaboratore: «Ciò che rende superba la musica di Hisaishi-san non è solo la bellezza nella linea melodica e nella struttura, ma la capacità di esprimere "musica" nelle scene dove non c'è partitura attaccata; di fatto si può sperimentare e sentire la sua musica anche quando non c'è. Io uso spesso le ellissi, saltando da una scena all'altra e lasciando immaginare al pubblico cosa è successo nel frattempo, ma solo quando la musica di Hisaishi-san viene aggiunta, l'originalità distintiva che ho creato attraverso il montaggio è capace di distinguersi al massimo livello». Queste considerazioni rafforzano la sensazione che lo spettatore già prova durante una prima visione del film: grande spazio è concesso a commenti e a passaggi sonori che raggiungono così una notevole forza narrativa. A differenza del recente passato, il musicista ignora l'umorismo presente nella recitazione: con L'estate di Kikujiro (1999), un'opera atipica rispetto alle più recenti di entrambi gli artisti, scanzonata, quasi sullo stile di un cartone animato, era andata diversamente, basta ascoltare la terza traccia, Mad Summer. Ma Joe Hisaishi spesso non asseconda le immagini, predilige l'utilizzo della musica come contrappunto e a questo proposito Roberta Novielli, autrice del volume di recente pubblicazione Storia del cinema giapponese (Marsilio Editore, pag. 329, lire 56.000) e docente all'Università Ca' Foscari di Venezia, spiega: «Hisaishi per i film di Kitano compone una musica prevalentemente mélo che serve anche per stemperare un po' la tensione creata dalla violenza di alcune scene; se da un lato il regista insiste nel mostrare una violenza quasi irreale, Hisaishi per renderla un po' più inconsistente propone una musica a volte anche melensa o comunque ironica rispetto alle scene».

Bisogna tornare agli inizi degli Anni Novanta per collocare quel primo freddo contatto via telefono (Tokyo-New York) tramite l'agente del musicista a cui era giunta la proposta del regista (nonché simpatico e demenziale showman televisivo, scrittore, sceneggiatore, attore e montatore). Difficile immaginare l'esito del primo incontro se Kitano si è comportato come racconta nel suo libro Ecco perché mi odiano (Bompiani, 1995, pag. 218, lire 28.000): "[...] per mettere alla prova un nuovo amico, prima gli faccio una richiesta assolutamente irragionevole. Se lui mi accontenta, allora dubito che si tratti di un amico". Quello che si sa è che i due non hanno mai parlato molto delle partiture ma hanno condiviso ascolti musicali per comunicare al meglio e la loro collaborazione, basata sul rispetto reciproco, ormai sembra fraterna, come quelle amicizie che divengono tali proprio grazie alla distanza geografica (il compositore abita a Londra già da qualche anno) e si vivono assieme solo momenti importanti. Entrambi sono molto popolari in patria e stimati dalla critica giapponese anche per merito dei favorevoli pareri espressi da pubblico e stampa europei che hanno subito potuto percepire l'intesa tra i due con i film più intensi: Sonatine, vincitore del Taormina Film Fest nel 1993, e Hana-bi, Leone d'oro a Venezia nel 1997. Joe Hisaishi meets Kitano films è il titolo della prima raccolta dedicata a una delle ormai rare coppie fisse regista/musicista nel cinema della grande distribuzione, e questo tributo discografico, uscito la scorsa estate, sembra legittimare l'ottimo livello raggiunto e mantenuto produzione dopo produzione.

Joe Hisaishi e Takeshi Kitano si fidano l'uno dell'altro dal 1991 quando hanno dato il via alla collaborazione con A scene at the sea. A rendere onore al connubio sono arrivati gli "academy award" giapponesi per le musiche originali assegnati a Sonatine e Kids Return (1996); dopo questi riconoscimenti i gusti della coppia non hanno coinciso nel 1994, anno di produzione del delirante Getting any?, unico film di Kitano senza l'apporto del musicista da quando si sono conosciuti. "[...] La musica - ha dichiarato Hisaishi al sito francese Magazine HK - era basata su canzoni popolari giapponesi, non c'entravo niente lì in mezzo". "Getting any? - aggiunge Roberta Novielli - d'altronde è una specie di trasposizione dei programmi televisivi di Kitano, quindi rispetto agli altri film il timbro è completamente differente". Poi l'eclettico regista ha avuto un terribile incidente in moto in cui si è rotto mezza faccia (la plastica seguente è causa del tic) e Joe & Takeshi hanno ripreso insieme il cammino che, c'è da giurarci, li porterà ancora molto lontano.

 


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