Il Bimestrale della Scuola Nazionale di Cinema ha dedicato il quinto numero dell'anno 2002 alla figura del cineasta italiano Lucio d'Ambra, regista e sceneggiatore, proponendo nuovo materiale critico e scritti d'epoca dambriani.
L'occasione è venuta dal restauro de Le Mogli e le arance (1917), uno dei suoi pochi film sopravvissuti, capace di testimoniarci la linea sperimentale e fantasiosa, soprattutto in fase di montaggio (forse caso unico in Italia per l'epoca) di Lucio d'Ambra, letterato prestato al cinema.
Cinema pensato non come mezzo precisamente narrativo, ma più ampiamente come coacervo di tutte le arti, attraverso cui poter liberare la fantasia e sperimentare forme nuove di bellezza.
La rivista concentra nella prima parte una serie di materiale critico inedito: un ritratto del regista (di Adriano Aprà), un profilo di Luigi Serventi (di Vittorio Martinelli), attore e protagonista de Le mogli e le arance, e la preziosa sceneggiatura del primo atto del film corredata da foto.
Nella seconda parte sono raccolti alcuni scritti di Lucio d'Ambra che testimoniano i primi stupori per lo spettacolo del cinema, il coinvolgimento, ma anche un certo malessere per la professione, diventata col tempo mestiere privo di entusiasmo: Non c'è piacere a scrivere l'indicazione scenica di queste azioni mute...sono senza grazia e colore di parole, senza musica di periodi, senz'ala di poesia, indicazioni aride, meticolose, precise, matematiche, nude e crude come un processo verbale, irte di richiami numerici, soffocate da indicazioni tecniche, misteriosi geroglifici per un profano: "primo piano", "dissolvenza", "diaframma americano", "panoramica", "sovrimpressione", "fondu"... (pag.105)
E più avanti: E' un altro io, l'altro me stesso, quello di prima del cinematografo, quello che era una volta – bei tempi andati! – romanziere per suo piacere, autore drammatico talvolta per piacere, spesso per dispiacere degli altri ma sempre padrone, con la penna in mano – bei tempi! bei tempi! – di far solamente quello che piaceva a lui. (pag.106)
Segue una biofilmografia con alcune foto e cartelloni dei film dambriani e una ricca bibliografia essenziale per chi si interessa di cinema muto italiano e non.
In sostanza, questo quinto numero vuole essere una guida fondamentale per gli addetti ai lavori, ma anche per appassionati e curiosi di un cinema sempre più lontano e affascinante.
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