X Festival Internazionale Cinema delle Donne PDF 
di Fulvio Montano   

Appuntamento imperdibile per fare il punto sul cosiddetto cinema al femminile, il Festival Internazionale del Cinema delle Donne celebra quest'anno il suo primo decennio di vita, proponendo un calendario fitto soprattutto di documentari e cortometraggi raccolti qua e là per il globo.

Se questi primi giorni di screening confermano le prospettive molto personali, intimiste e squisitamente femminili che caratterizzano le opere di fiction, particolarmente interessante risulta la sezione dedicata ai documentari, opere spesso di denuncia che non esitano a calarsi nelle contraddizioni sociali di questo inizio di millennio, raccontando senza censura tante delle discriminazioni che ancora costringono le donne a un ruolo subordinato al potere tutt'ora monopolio dell'uomo.

Contraddizioni che ancora albergano nella famiglia, come in Family Project (in anterpima europea) della coreana Yun K. Yo, dove il proprio personale vissuto è il punto di partenza per mettere in discussione i valori della famiglia tradizionale nella moderna Corea, o ancor più nella triste e toccante discriminazione subita delle donne keniane in The day i will never forget di Kim Longinotto (già presente l'anno scorso con Runaway), in cui una dottoressa raccoglie le sconvolgenti testimonianze delle pazienti che frequentano la sua clinica africana.

Allucinante è poi la realtà di frontiera descritta in Fetal Position, un documentario della francese Stacey Benoit sulla deriva antiabortista negli Stati Uniti, presentato al festival in anteprima mondiale. Realizzato in proprio e con mezzi modestissimi, il lavoro della Benoit descrive la guerra quotidiana di un gruppo di medici e volontari in una clinica di Milwaukee, assediati, bersagliati con interiora insanguinate e spesso aggrediti da gruppi di cristiani antiabortisti pagati da sette integraliste, che spesso agiscono con il beneplacido delle istituzioni. Impegnandosi in prima persona, l'autrice riesce ad immortalarne i quotidiani deliri, contrapponendovi la fermezza delle volontarie a tutela della libera scelta.

Tra i lungometraggi da segnalare il piacevole Kiss the bride dell'italo-americana Vanessa Parise, che riflette sull'inconciliabilità tra carriera e famiglia nella moderna società dei consumi ed il duro Los pasos perdidos della spagnola Manane Rodriguez, in cui l'agiata tranquillità della giovane protagonista viene improvvisamente turbata dal fantasma del vero padre, desaparecidos nell'Argentina dittatoriale degli anni settanta.
Minimi, purtroppo, i contributi italiani, tra cui Nunzia di Giulia Ortolani, una positiva e al contempo malinconica riflessione sulla vecchiaia, ben interpretato da una Milena Vujovic in gran forma e dal buon Paolo Ferrari a fargli da spalla.

> I film premiati sul sito ufficiale

 


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