Viva Zapatero … ma il documentario? PDF 
Mario Bucci   

Viva Zapatero! è uno di quei prodotti cinematografici che s’inserisce nel prolifico filone dei documentari di protesta che da qualche anno (dal successo al botteghino dei lavori di Michael Moore) si stanno affacciando nelle sale cinematografiche italiane, sgomitando soprattutto nel mercato della visione privata (dvd, internet e satellitare). Come la maggior parte dei lavori di questo genere, anche il film di Sabina Guzzanti ha come obiettivo quello di rendere noto un fatto. Ma qual è davvero il fatto centrale di un film come Viva Zapatero!? La maggior parte dei documentari, infatti, dovrebbe avere una tesi finale, supportata da un lungo percorso descrittivo che ne forma le basi. Per quel che riguarda il film di Sabina Guzzanti, con inestimabile rispetto per la sua persona e il suo lavoro, qualcosa non quadra, o meglio, si mostra debole.

Innanzitutto il film ha un difficile rapporto identificativo con il pubblico: è biografico ed elitario, nel senso che se la tesi finale vuole sostenere che uscendo dai canali ordinari d’informazione si può comunque raggiungere un alto grado di riconoscimento intellettuale, scavalcando la censura italiana, è vero anche che bisogna essere come Sabina Guzzanti, avere come sostenitori Paolo Rossi e Dario Fo, e uno spazio così ampio da poter gestire ed attrezzare con tanto di maxi schermi. Punto uno quindi: Viva Zapatero! rimane un film dalle buone premesse (censura alla satira), ma dalle incomplete soluzioni. Proseguendo con l’analisi del film, ci ritroviamo anche con un tema principale un po’ confuso, esile e poco approfondito (forse proprio a causa del fatto che la protagonista occupa spazio rispetto al fatto in sé per sé). Il tema della satira, la sua definizione, l’uso necessario che se ne deve fare, sembra chiara solo dalle poche parole del docente universitario Canfora, mentre il resto della truppa si perde in una definizione assolutamente comparativa (in questo paese funziona di più, in Italia non funziona proprio), tralasciando quella che è la storia della satira, il servizio che questo tipo di comicità offre, la necessità anzi che questo tipo di approccio mostra nei confronti di una critica “diversa” ai potenti. Insomma, Viva Zapatero! manca l'obiettivo di far apprezzare agli italiani un sistema critico originale e divertente, capace di mettere a nudo non solo i difetti dei governanti, ma anche e soprattutto le loro cattive azioni.  In questo debole elogio alla satira, Viva Zapatero! perde una grande occasione di “acculturamento”.

Un dato indiscutibile poi (alla luce oggi dell’uscita “oscurata” di Videocracy di Erik Gandini) è che anche Viva Zapatero! ha come obiettivo unico “il Presidente”, argomento che la metà degli italiani non riesce a mettere in discussione. Forse l’impianto narrativo si mostra debole proprio perché ha come antagonista non un blocco intellettuale composto proprio da quella metà di italiani che si lascia censurare, ma quella ristretta cerchia di persone che censura. Ciò che quindi il lavoro di Sabina Guzzanti perde è proprio la capacità di smuovere le coscienze di chi “il Presidente” lo sostiene. Viva Zapatero!, infatti, ha il normale difetto di non aggiungere nulla a chi è a conoscenza dei fatti, a chi ha una coscienza sociale e politica della situazione attuale in Italia, e sembra dunque un prodotto destinato più ad un mercato estero, dove tutto questo assume significativamente un carattere narrativo così grottesco da sostenere l’identità filmica di un prodotto completo. Insomma, anche il film di Sabina Guzzanti, sebbene lodevole come prova di resistenza intellettuale, rimane un prodotto “personale”, destinato a non smuovere alcuna coscienza bloccata, persa. La vera differenza tra questo lavoro e Videocracy, sta nell’impianto visivo. Sabina Guzzanti si affida ad una macchina da presa sporca (a volte si ha anche l’impressione che ci sia l’uso dell’autofocus) molto diretta, che se da un lato sostiene la crudeltà del momento politico, dall’altro non rinnova il linguaggio codificato del documentario. NaziRock di Claudio Lazzaro, per esempio, nella sua realizzazione “povera”, mostra almeno di essere sostenuto da un argomento che non è tutti i giorni sui giornali, non è stato strumentalizzato sulle poltrone di Porta a Porta, e che ha l’obiettivo di far emergere un argomento davvero pericoloso nel nostro paese. Certo, con Videocracy si raggiunge esattamente il polo opposto del discorso, dove un’eccessiva attenzione alla quadratura dell’immagine si sostituisce alla sostanza dell’argomento.

In sostanza Viva Zapatero! è un prodotto cinematografico che conserva il suo sincero spirito di resistenza, un’originalità narrativa legata al singolo evento, che strappa sorrisi ma affonda in maniera davvero debole nella coscienza del pubblico italiano. E se esiste un limite a questo tipo di lavori, è proprio il pubblico al quale si offre la visione. Viva Zapatero!, e insieme a lui molti altri documentari prodotti in Italia, manca dunque l’importante obiettivo di alimentare un nuovo sistema di distribuzione in Italia (controllato e ancorato alle solite tre, quattro figure monopolistiche) che si ponga come proposito quello di formare un pubblico, non riferendosi solo a chi già possiede gli strumenti per codificare il messaggio contenuto nel singolo prodotto. Autoreferenziale si sarebbe detto una volta …

TITOLO ORIGINALE: Viva Zapatero!; REGIA: Sabina Guzzanti; SCENEGGIATURA: Sabina Guzzanti; FOTOGRAFIA: Paolo Santolini; MONTAGGIO: Clelio Benevento; MUSICA: Riccardo Giagni, Maurizio Rizzuto; PRODUZIONE: Italia; ANNO: 2005; DURATA: 80 min.

 


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