Big Night - 75 Anni di Oscar PDF 
di Sarah Scaparone   

Qual è il valore reale, come e perché vincere un Oscar? Sono queste le domande a cui Marco Spagnoli cerca di dare delle risposte, attraverso minuziosi racconti di personaggi e situazioni, nel suo libro dedicato ai settantacinque anni della manifestazione cinematografica più famosa del mondo.

"Questo libro – spiega l'autore – non è né una guida agli Oscar, né una storia dell'Academy Award, né tantomeno un'analisi. Il nostro tentativo è piuttosto quello di tracciare un viaggio, insieme con il lettore, alla scoperta di un evento cinematografico dal doppio risvolto economico e culturale, tra storia e fotogrammi in movimento in una sala buia, tra curiosità e mitologia postmoderna, tra intenti antropologici e riflessioni di marketing. Un percorso divertente ed emozionante tra settantacinque anni di Oscar che non hanno mai smesso di cambiare la nostra vita".

Ed ecco dunque il racconto iniziare con alcune notizie sulla prima notte delle stelle che si tenne il 16 maggio 1929 nella Blossom Room del Roosevelt Hotel alla presenza di 250 persone. Allora il biglietto per entrare costava 10 dollari: oggi si aggira sui 250 e si ottiene attraverso un'estrazione limitata ai membri dell'Academy of Motion Picture Arts and Sciences (Ampas).

Così hanno inizio le curiosità di questo testo che raccoglie abilmente numeri, premi, regali e retroscena di un evento che non ha mai smesso di far parlare di sé: si passa dal materiale in cui vengono prodotte le ambite statuette, al loro effettivo valore storico ed economico, all'elenco cronologico dei premi assegnati e ai nomi di quanti, pur meritandolo, non hanno mai ricevuto l'Oscar (il cui nome pare sia stato conferito da Bette Davis in onore del marito). Tra i grandi esclusi si possono ricordare tra i tanti: Robert Altman, Charlie Chaplin, Marlene Dietrich, Alfred Hitchcock, Orson Welles, ed Ennio Morricone, che afferma:
"Sinceramente non spero più di vincere un Oscar che, del resto, non aggiungerebbe assolutamente nulla alla mia carriera. Mi piacerebbe soltanto poter godere del piacere di possederlo. Mia moglie mi ha ripetuto spesso che dopo cinque nomination, non avere vinto un Oscar diventa un tratto distintivo, un fiore all'occhiello. Ci sono stati dei grandissimi attori e straordinari registi che non l'hanno mai ricevuto. E tra loro comincio a sentirmi a mio agio…".

L'affermazione simboleggia un "amore e odio" comuni a molti attori ed autori nei confronti di una manifestazione nettamente commerciale e di un oggetto culto che ha comunque colpito l'immaginario collettivo. Proprio a questo riguardo il testo è ricco di argomentazioni interessanti anche in merito all'organizzazione dell'evento, ai retroscena e a ciò che invece accompagna la riuscita della serata: dai costi della pubblicità durante gli Oscar (10.000 dollari al secondo), ai furti delle statuette, alle modalità con cui viene attribuito il premio, all'assegnazione dei Golden Globes, ai costi di alberghi, suite, cene, feste, limousine, alle pretese delle star presenti alla serata e a come queste trascorrono le concitate ore del pre-evento.

Tra le tante rivelazioni, una curiosità su tutte: dal 2002 la premiazione degli Oscar è ospitata all'interno del Kodak Theater costruito all'interno di un centro commerciale di fronte al Roosevelt Hotel. Le star attraversano la passerella rossa che conduce al teatro (costato 615 milioni di dollari e con una capienza di 3.300 persone) passando tra i negozi del centro commerciale, e la Kodak, che ha pagato 75 milioni di dollari per patrocinare il luogo degli Oscar, non può vedere rappresentato il suo marchio sull'edificio durante la notte più famosa di Hollywood. Perché? Perché la Kodak ha pagato per prestare il proprio nome al teatro per i prossimi vent'anni, ma il contratto non comprende il diritto alla visibilità del marchio durante la notte degli Oscar.

Pare che Robert Altman abbia dunque ragione nell'affermare che "L'Oscar è solo un'iniziativa pubblicitaria cui si presta troppa attenzione. Spero solo che l'iniziativa prima o poi si autodistrugga".

 


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