Gli amanti di Pont-Neuf è un film che, se vogliamo usare un aggettivo come definizione, potremmo dire forsennato; lo è nelle intenzioni di Leos Carax, nel risultato e in qualche modo nella lavorazione. Il terzo film dell’autore di Holy Motors nasce all’insegna di una ricercata ed esposta radicalità: è radicale l’amore rappresentato, i due protagonisti sono in qualche modo figure estreme ed estremizzate - nella loro interiorità tanto quanto nel loro aspetto -, ed è radicale l’idea di un certo tipo di cinema d’autore che è alla base dell’opera: visionario, poetico e che si affida, per creare meraviglia, a empatia ed emozione, al grande fascino e alla potenza dei singoli momenti più che al fluire della narrazione e dell’intreccio, anche a costo di esporsi al rischio di un’eccessiva inverosimiglianza.

Un discorso simile si può fare per la lavorazione e le sue traversie: Gli amanti del Pont-Neuf è infatti uno dei film più costosi della storia del cinema francese, e più in generale nella storia del cinema d’autore (per lo meno, in quella della sua accezione più diffusa). E' costato sette milioni di franchi, aumentati gradualmente a causa di una serie di eventi e di sfortunate coincidenze. Per esempio, il “Pont Neuf” che da titolo al film e in cui è ambientata buona parte della vicenda era stato noleggiato per alcuni mesi; un incidente capitato al protagonista Denis Lavant impedì di terminare le riprese in tempo, e perciò fu necessario ricostruire, in una località del sud della Francia, una copia del ponte. Un’altra serie di spiacevoli eventi costrinse l’interruzione delle riprese, ricominciate mesi dopo grazie a un contributo economico pubblico decisivo affinché il film trovasse la via della sala. Anche a livello produttivo ed economico l’opera di Leos Carax, un po’ suo malgrado, è diventata simbolo di un certo gigantismo d’autore. Saltando tra i luoghi della Parigi più elegante, storica e turistica come il lungo Senna o il Louvre e i meandri più nascosti della Villè Lumiere, quelli in cui la grandeur lascia spazio o convive con solitudine e povertà, il film segue la storia d’amore tra il clochard e artista di strada Alex (Denis Lavant, attore feticcio di Carax) e la giovane studentessa di buona famiglia Michèle, scappata di casa dopo che le è stata diagnosticata una rara malattia agli occhi. I due si incontrano a seguito di un incidente capitato alla caviglia di Alex, e da quel momento iniziano a vivere un rapporto sempre più stretto fatto di esplosioni di gioia e di disperazione, sentimenti che a volte convivono nelle loro stesse azioni. Man mano che peggiora la sua condizione, Michèle diventa sempre più dipendente dal clochard, il quale, ossessionato da lei e dalla paura di perderla, arriva a bruciare i manifesti appesi dalla famiglia della ragazza, in cui si annunciava la scoperta di una cura che avrebbe sconfitto la malattia. Facendo ciò, involontariamente si macchia di omicidio, e viene incarcerato.

Gli amanti di Pont-Neuf è un film forsennato. Sono forsennati, nella loro grandiosa dimostrazione di virtuosismo visivo e stilistico, il ritmo e lo stile con cui sono raccontate - per fare alcuni esempi - le ubriacature e i loro effetti, le corse sul ponte mentre sullo sfondo il cielo è illuminato dai fuochi, accompagnate da un “mix” musicale altrettanto scatenato; forsennato è il modo di raccontare il viaggio in motoscafo, così come, nella sua mistione di scoperta e di disperazione, lo è la rappresentazione della scena del Louvre. A partire dall’incidente notturno che è costato la caviglia ad Alex, e arrivando alla sequenza dell’incendio dei manifesti, è un po’ come se lo spettatore corresse (e ballasse e cantasse) insieme ai due protagonisti, risultando per questo sempre più aderente al loro furore e alla loro disperazione, e sempre più affine al legame che li unisce.