Batman Begins PDF 
Maurizio Ermisino   

Lo aveva detto chiaramente, Christopher Nolan. Fin dal titolo, Batman Begins. E fin dalle prime scene del film. Si ripartiva da zero. Si ripartiva dall’uomo, prima che dall’eroe. Batman, il supereroe, quello con la maschera e con il mantello, in Batman Begins non entra in scena prima di un’ora e un quarto. Tutta la prima parte del film ci racconta la genesi dell’eroe, e con lui quella di un simbolo. Ci racconta una profonda e graduale presa di coscienza del proprio destino. A quei tempi ci aveva ricordato Unbreakable. Era già molto chiaro che, come nel film di Shyamalan, la chiave espressiva era il realismo. Vedere Bruce Wayne a lungo come uomo, prima che come eroe, ce lo aveva fatto sentire più vicino. Quello che era meno chiaro, e che è evidente alla luce della conclusione della trilogia di Nolan, a cui Batman Begins aveva dato inizio, era che il regista di Memento e Insomnia stesse riscrivendo i codici del comic movie. Un mondo che, dopo Nolan, non sarebbe stato più lo stesso. A quei tempi il top erano stati il Batman di Burton e lo Spider-Man di Raimi, arte gotica il primo, pop art il secondo, personalissimo il primo, filologico il secondo. Ma Nolan avrebbe aperto una nuova via.

Estremo realismo, tinte dark, dialoghi inesorabili come sentenze. La trilogia di Nolan è stata questo, e tutto questo era già presente in Batman Begins. L’uomo prima dell’eroe, dicevamo: il giovane Bruce Wayne, dopo aver perso i genitori per colpa di un teppista, si fa rinchiudere in una prigione per studiare da vicino il crimine. Entrato in una setta, viene addestrato da un guru, ma non condivide completamente le sue idee. E così decide di fare da solo, e diventare l’eroe solitario che conosciamo. Tornato a Gotham, trova una città in preda al panico. La paura è parte integrante del nostro tempo. Gli attacchi di panico sono tra le malattie più diffuse del nuovo millennio. E poi c’è la psicosi di massa, la paura che i mass media instillano nella gente per controllarla meglio. Questo Nolan l’aveva capito, ed è per questo che Batman Begins è così reale e così attuale. Era il 2005, quando uscì Batman Begins, evidentemente concepito poco dopo l’11 settembre 2001. E nell’opera di Nolan era impossibile non vedere quella tragedia e soprattutto quell’America. Nella “soluzione estrema” di Ra’s al Ghul, che per estirpare il male propone di radere al suolo un’intera città, è impossibile non vedere l’America di Bush che bombarda l’Afghanistan per estirpare il cancro Osama Bin Laden. Si scriveva Gotham City, ma si leggeva New York: attaccata dal terrorismo, impaurita, realistica e quanto mai lontana dalla Gotham gotica dei Batman di Burton e da quella ultrapop dei film di Schumacher. Sembrava più la millenaristica Los Angeles nel caos di Strange Days. E proprio un mondo nel caos, fuori controllo, iperbolico ma fondamentalmente ispirato a quello reale, sarebbe stata la cifra stilistica dei Batman di Nolan.

Lo avevamo capito subito, insomma, che si ripartiva dall’inizio - al contrario del Batman di Burton, che iniziava in medias res -, e che avremmo conosciuto il nostro eroe prima che diventasse tale. Proprio perché si ripartiva da zero avevamo scambiato Batman Begins per un prequel. Un’operazione molto in voga nella Hollywood di oggi, sempre più a corto di idee, e sempre più in cerca di sfruttare i diritti di franchise che hanno pagato a peso d’oro. Se la storia si è esaurita, se gli attori e il regista vogliono dedicarsi ad altro, ecco che si prendono i personaggi, o le storie, e si racconta che cosa è successo prima. Gli esempi si sprecano: dall’ultimo X-Men – L’inizio, che ci fa vedere i protagonisti giovani, negli anni Sessanta di Bond e della crisi di Cuba, portando eroi noti in un immaginario a cui non li associavamo; fino a L’alba del pianeta delle scimmie, che ci racconta come i primati hanno avuto il primato su di noi (scusateci il gioco di parole). Almeno con uno script intelligente. All’epoca non conoscevamo ancora bene il concetto di reboot, l’idea cioè di dare alla saga una ripartenza completa, una formattazione e una configurazione completamente nuova. Anche il reboot, capiamoci, è un’operazione commerciale. Ma in alcuni casi è anche un’operazione artistica.

E la trilogia di Nolan è uno di questi casi. Batman Begins, alla luce di quello che è venuto dopo (Il cavaliere oscuro e Il cavaliere oscuro – Il ritorno), è stato il perfetto inizio per una nuova saga. Per regalarci un classico rivisitato in un nuovo adattamento. Proprio come un testo classico di teatro, come una tragedia di Shakespeare riletta alla luce di una nuova sensibilità. E infatti Nolan ha preso un testo classico, ormai cristallizzato in un adattamento che ci sembrava eterno, quello di Tim Burton (ma a sua volta anche lui aveva scardinato il primo Batman del nostro immaginario, quello kitsch di Adam West…), e ne ha fatto un’opera in grado di raccontare, forse come nessun altra, il nostro tempo. Certo, la trilogia di Nolan ha fatto anche il suo dovere, secondo i dettami di Hollywood, cioè ha incassato a livelli stratosferici. Ma non consideriamola solo questo. Se si riparte da zero, nel cinema di oggi, è per soldi. Ma Hollywood, stavolta, pensando a se stessa ha pensato anche all’arte. E, scegliendo Christopher Nolan, ha fatto un grande regalo alla storia del cinema.

Titolo originale: Batman Begins; Regia: Christopher Nolan; Sceneggiatura: Christopher Nolan, David S. Goyer; Fotografia: Wally Pfister; Montaggio: Lee Smith; Scenografia: Nathan Crowley; Costumi: Lindy Hemming; Musiche: James Newton Howard, Hans Zimmer; Produzione: Warner Bros. Pictures, Syncopy, DC Comics; Distribuzione: Warner Bros. Pictures Italia; Durata: 140 min.; Origine: USA/UK, 2005

 


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