Tutti pazzi per Rose PDF 
Valentina Rossetto   

Una ragazza di provincia con un innato talento da "velocista" viene scoperta da un allenatore che l'aiuterà a perfezionarsi portandola ai massimi livelli nella sua specialità, nonché alla fama e alla ricchezza. La più classica delle trame dei film a tematica sportiva di Hollywood si adatta bene a Tutti pazzi per Rose, primo lungometraggio diretto da Régis Roinsard, che è invece la storia di una dattilografa ambienta in Francia alla fine degli anni '50. Rose (Déborah François) non accetta la vita che sembra prospettarsi per lei nel piccolo paese della Normandia in cui vive con il padre e decide di tentare la fortuna rispondendo all'annuncio di lavoro di Louis (Romain Duris), assicuratore in cerca di una segretaria. Non sarebbe mai stata assunta se non fosse per la sua bravura nel battere a macchina, che per Louis, ex campione sportivo ed eterno secondo, va sfruttata oltre al lavoro di cui ha bisogno. Inizia così a sottoporre Rose a sessioni di allenamento durissime, sia alla macchina da scrivere che atletici, fino a farla partecipare a tutti i campionati, prima locali, in Francia, e poi mondiali a New York. Ma Tutti pazzi per Rose è anche una commedia romantica e così, inevitabilmente, i due protagonisti andranno oltre la relazione allenatore-campione, innamorandosi l'uno dell'altra. I due registri vengono mantenuti da Roinsard per tutto il film, ma quello “sportivo” occupa sicuramente il ruolo di primo piano.

Il personaggio di Rose è interessante sotto più punti di vista. Attraverso di lei scopriamo un mondo che, travolto dai cambiamenti tecnologici, non esiste più. Nel 1958 c'erano davvero campionati di dattilografia per cui le partecipanti si allenavano tutto l'anno e durante i quali venivano sottoposte a uno stress psicologico non diverso da quello di qualsiasi altro sport. Chi vinceva simili competizioni veniva sponsorizzata dai vari produttori di macchine da scrivere, ingaggiata per la pubblicità, invitata a serate mondane, esattamente come qualsiasi altro campione sportivo. Un mondo che oggi ci appare lontano ma indubbiamente interessante, uno spaccato della cultura popolare dell'epoca che allo stesso tempo ci parla dell'emergere nell'universo femminile di nuove aspirazioni. Per Rose, come per molte donne del periodo, riuscire a fare la segretaria voleva dire aprirsi un varco nel mondo del lavoro, conquistare un pezzo di indipendenza personale, forse viaggiare, come spera la protagonista all'inizio del film, e magari avere la possibilità di emergere come la dattilografa più veloce di Francia. In Tutti pazzi per Rose c'è un altro importante personaggio femminile, Marie (Bérénice Béjo), che da ragazza era stata la fidanzata di Louise ma che in seguito si innamorerà e sposerà un soldato americano, Bob (Shaun Benson). Roinsard la definisce “una donna moderna già proiettata negli anni '60” e continua dicendo che ha voluto sottolineare questa sua modernità anche nel modo di vestire. Come nota Déborah François “Rose, che viene dalla provincia, ha uno stile molto anni '50, mentre Marie, che abita in città e dispone di più mezzi economici, ha uno stile inizio anni '60, con le sue fasce nei capelli, i suoi gilet e i suoi pantaloni corti”. Si tratta solo di un'impressione però, perché in realtà tra le due la più moderna è Rose, che compie scelte sicuramente più coraggiose di Marie rifiutando prima il matrimonio combinatogli dal padre poi lasciando il paese in cerca della sua strada. Per questo è lei la figura femminile che fa da ponte tra la donna anni '50, moglie e angelo del focolare (Marie è proprio questo), e quella degli anni '60, in cerca di indipendenza.

L'aspetto più interessante di Tutti pazzi per Rose è il “look” generale del film, costruito mettendo insieme immagini delle riviste e dalle pubblicità francesi di fine anni '50 e riferimenti alla tradizione del cinema hollywoodiano di Billy Wilder, Nicholas Ray, Alfred Hitchcock e Douglas Sirk. Più che per la storia d'amore tra i protagonisti, il film si rifà alla grande tradizione della sophisticated comedy americana per le scenografie, i costumi, l'abbigliamento e soprattutto per la fotografia. I colori dominanti nel film di Roinsard ricordano in particolare Cenerentola a Parigi di Stanley Donen, soprattutto quelli nei servizi fotografici di Audrey Hepburn. Il lavoro del direttore della fotografia Guillaume Schiffman non è però un semplice recupero della vecchia gamma cromatica, come afferma lui stesso in una intervista: “non volevo cadere in una sorta di succedaneo del Technicolor, una gamma di colori desueti, “a casaccio”, che non funziona mai. L’idea era di dare la sensazione di essere immersi in quegli anni, pur essendo molto irriverenti con l'idea del Technicolor. Infatti i rossi e i verdi sono più spenti, e tutti i colori sono leggermente insaturi”. Anche agli attori è stato chiesto di vedere molti film realizzati a Hollywood tra la fine degli anni '50 e l'inizio dei '60 per ispirarsi alla gestualità di attori come Audrey Hepburn, Cary Grant, James Stewart, Kim Novak. Non mancano i riferimenti al cinema francese, in particolare ai film Marcel Carné che, come dichiara Roinsard, sono stati fondamentali per la rappresentazione della Francia di quegli anni. Nonostante questi riferimenti, l'enorme lavoro di documentazione e il rifarsi a un immaginario visivo preciso e circoscritto, quello di Roinsard non risulta un rigido esercizio di stile e neanche un'operazione nostalgica, errori in cui spesso cadono film simili a Tutti pazzi per Rose. Per parlare del suo lavoro sul set il regista usa ancora la metafora sportiva dell'allenatore che da ai suoi atleti un programma da seguire ma si aspetta il loro personale contributo. In questo modo è riuscito a creare un equilibrio tra la ricostruzione di un immaginario riconoscibile e la sua reinterpretazione, dando vita a un film piacevole e divertente.

 


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