Una proposta per il futuro
Archivio di film come immaginario campionato
di Marco Gatti
Risulta sempre più evidente come al cinema sia difficile scoprire una storia nuova, per non parlare poi di uno stile o di una poetica. Questo forse perché, come da tempo si dice, non esistono più autori, o meglio non esiste più la condizione per crearne di nuovi. I film che riescono ancora ad entusiasmarci sono quelli dei cineasti ormai affermati che proseguono percorsi prossimi al termine, che saranno vissuti e rivissuti da spettatori sempre più portati a sacralizzare la purezza stilistica di quelle poche decine di maestri che sul cinema hanno già detto tutto. Quindi si aspettano le cinque-dieci uscite annuali di cui ci si può fidare, quelle che riescono ancora a ricreare la condizione classica di ricezione dell'ascolto di un racconto nuovo, oppure si esplorano le sale in cerca di frammenti ed esperienze metalinguistiche apprezzabili in virtù delle competenze di moderni spettatori, che sulla base di audiovisivi compiono viaggi emozionanti nella propria memoria. In entrambi i casi, ultimi esemplari di film fruiti in modo classico, oppure produzioni industriali o piccoli film indipendenti curiosati con vaghe sensazioni di anonimato e poca necessità, l'atteggiamento di noi spettatori cinematografici sembra decisamente retrospettivo, secondo sguardi che si proiettano indietro e all'interno più che in cerca di novità capaci di rivoluzionare la disposizione piacevole dei nostri immaginari. Sembra che anche dal punto di vista dei produttori si riscontri questo atteggiamento, per la scelta di storie quasi celebrative dell'immaginario cinematografico attraverso la chiave della riproposta (di un genere, di un titolo, di un volto).
Post-strutturalismi e decostruzionismi sembrano avere già inquadrato bene la natura generale di questa situazione presente, nella quale i messaggi proposti richiamano l'intero codice che li comprende azionando al suo interno meccanismi trasversali. Risulta dunque stimolante lasciarsi andare a quello che già sta accadendo portando all'estremo le dinamiche delle moderne logiche di fruizione audiovisiva. Pensiamo che un'attenzione maggiore dovrebbe essere dedicata agli archivi come possibili strumenti utili in esperienze alternative di visione che renderebbero esplicita l'attuale condizione del cinema come mezzo espressivo dal ruolo fondamentale nel percorso di sviluppo di una lingua per immagini. Finora gli archivi come le cineteche e le videoteche hanno svolto fondamentali opere di restauro, conservazione e catalogazione di film salvaguardati sul piano della loro natura di artefatti materiali deteriorabili. Sembra ancora trascurabile, per quanto riguarda il cinema, un'idea di archivio funzionale ad una completa accessibilità, che si imposti cioè su di una logica di fruizione alternativa oltre che di collezione e rigorosa preservazione dei fragili supporti diffusi spesso con difficoltà. Vediamo così nelle tecnologie digitali la possibilità di trasformare un archivio di film in un sistema di relazioni trasversali tra testi che impostino nuove opzioni di fruizione, e per farsi un'idea basta pensare alle caratteristiche formali che un film può assumere grazie al DVD: il salto di scena in scena definisce già un principio di creatività fruitiva per uno spettatore che potrebbe cercare nel film la rappresentazione di qualcosa che trascende la singola opera e che riguarda piuttosto i legami possibili con elementi parziali di altre opere.
Oltre alle più ovvie possibilità di consultazione che offrirebbe un database digitale dedicato al cinema (informazioni tecniche relative alla produzione, accesso diretto a parti del film), per via delle caratteristiche espressive di un film digitalizzato si potrebbe sviluppare un'idea di archivio come rappresentazione di un Immaginario campionato: una raccolta sistematica di piante ed erbe si chiama erbario, così come molti vocaboli sono un vocabolario, o una tassonomia di bestie un bestiario; un archivio di film ipotizzato sulla base della fruizione metterebbe lo spettatore di fronte ad una grande quantità di immagini ordinata sistematicamente, e cioè un immaginario. Le immagini si organizzano in strutture prima nella forma dei singoli testi che le comprendono, e poi, a un altro livello, secondo la disposizione di tali testi gli uni rispetto agli altri. Un archivio di film digitalizzati sarebbe inteso non come una cineteca o una videoteca, costituite da audiovisivi ancora contenuti da supporti tagliati sulle dimensioni del singolo testo che rimane così separato dagli altri della collezione, ma come un Campionamento di immagini, o, ancora meglio, come un Immaginario campionato. Lo spettatore, trovandosi di fronte a un archivio dalle caratteristiche di gestione flessibile delle informazioni come un database digitale, potrebbe muoversi all'interno di esso ricercando elementi più discreti dell'intero film, dalla scena alla sequenza, oltre che nozioni di vario genere relative al prodotto, arrivando a fissare nell'immagine e non solo nei film la componente centrale dell'archiviazione.
Un archivio pensato in base a possibilità di fruizione comporterebbe un complesso lavoro di inserimento dei film, e quindi una loro iniziale traduzione dall'analogico al digitale e, in un secondo momento, un processo di indicizzazione che consenta al film di essere scomponibile in base alle richieste dell'utente. Un campionamento di immagini rappresentato da un simile sistema di archiviazione andrebbe a costituire una dimensione dinamica in definizione, una sorta di oggetto vivente che cresce secondo una tendenza continua supportata dalla produzione incessante di immaginario cinematografico (i film nuovi), e dalla necessaria copertura della Storia del cinema costituita dall'opera dei suoi autori, dai fondamentali ai meno conosciuti e da scoprire. Un dialogo tra un insieme di film e uno spettatore diventerebbe effettivo nella forma di uno strumento che concretamente esprime la natura di sistema possibile relativa a un immaginario, in questo caso cinematografico, in grado di rappresentare trasfigurazioni della memoria e dell'inconscio collettivi.